PINO PINELLI
ANTOLOGIA ROSSA
Galleria Dep Art
via Mario Giuriati 9 - Milano
21/3/2015 - 30/5/2015
La Galleria Dep Art inaugura una importante mostra retrospettiva con opere dagli anni ’70 ad oggi: dai primi monocromi che indagano lo "stato ansioso" della pittura fino alla “rottura del quadro” e le conseguenti “disseminazioni”.
Scrive Alberto Zanchetta: «Nella seconda metà del XX secolo i pittori avevano rinunciato alla cornice del quadro – sentita come un vincolo e un orpello – e si erano interessati a scandagliare le pareti dei musei o delle gallerie d’arte, permettendo così alle opere di entrare in relazione diretta con l’ambiente espositivo, “luogo di accadimenti” che diventa il nuovo confine spaziale della pittura. Negli anni Settanta, artisti come Pino Pinelli si avvedono anche del limite imposto dal telaio del quadro stesso; rispondono quindi con una deflagrazione e uno sconfinamento in grado di dare corpo alla pittura, rendendola materia (più ancora che materica). Pinelli, ad esempio, avverte l’esigenza di rifondare la natura stessa della pittura, i suoi presupposti, prefigurandone gli sviluppi futuri e tutte le diramazioni possibili. Ancor oggi, la sua è una pittura “pensata” in relazione allo spazio espositivo, “progettata” per vivere in sinergia e in simbiosi con l’architettura».
ANTOLOGIA ROSSA
Galleria Dep Art
via Mario Giuriati 9 - Milano
21/3/2015 - 30/5/2015
La Galleria Dep Art inaugura una importante mostra retrospettiva con opere dagli anni ’70 ad oggi: dai primi monocromi che indagano lo "stato ansioso" della pittura fino alla “rottura del quadro” e le conseguenti “disseminazioni”.
Scrive Alberto Zanchetta: «Nella seconda metà del XX secolo i pittori avevano rinunciato alla cornice del quadro – sentita come un vincolo e un orpello – e si erano interessati a scandagliare le pareti dei musei o delle gallerie d’arte, permettendo così alle opere di entrare in relazione diretta con l’ambiente espositivo, “luogo di accadimenti” che diventa il nuovo confine spaziale della pittura. Negli anni Settanta, artisti come Pino Pinelli si avvedono anche del limite imposto dal telaio del quadro stesso; rispondono quindi con una deflagrazione e uno sconfinamento in grado di dare corpo alla pittura, rendendola materia (più ancora che materica). Pinelli, ad esempio, avverte l’esigenza di rifondare la natura stessa della pittura, i suoi presupposti, prefigurandone gli sviluppi futuri e tutte le diramazioni possibili. Ancor oggi, la sua è una pittura “pensata” in relazione allo spazio espositivo, “progettata” per vivere in sinergia e in simbiosi con l’architettura».