EUGENIO CARMI DALLA CARTA AL
METALLO
Opere 1956-1962
Martini & Ronchetti
via Roma 9 - Genova
dal 31 marzo al 30 giugno 2015
In occasione della mostra antologica allestita a Palazzo Ducale, la galleria Martini & Ronchetti rende omaggio a Eugenio Carmi esponendo cinquanta opere inedite, di cui quaranta collages e dieci oggetti in ferro smaltato; la mostra vuole essere un complemento all’esposizione antologica allestita a Palazzo Ducale nella Loggia degli Abati.
Coerentemente con la linea di ricerca della Galleria, che da oltre quarant’anni investiga i punti nodali della storia dell’arte, la mostra approfondisce un momento importante di sperimentazione nella produzione artistica di Carmi: le opere in mostra coprono un periodo, che va dal 1956 al 1962, in cui l’artista, come ha dichiarato Umberto Eco,“sovrappone una tendenza geometrica latente alle influenze dell’informale”. Questa tendenza si concretizza in una forma ovale, motivo che spesso ritorna nei disegni di Carmi, soprattutto in quelli del 1957 e rimanda alla forma che l’artista aveva scelto per realizzare il manifesto della XI Triennale di Milano dello stesso anno, uno dei primi esempi di manifesto astratto in Italia.
In mostra i collages colloquiano con gli oggetti in acciaio smaltato che, sovente, ne ripropongono le forme. Piatti, vasi, vassoi, pentole diventano oggetti d’arte di gusto informale che entrano nella vita quotidiana e che dimostrano come Eugenio Carmi fosse proiettato, in quegli anni, verso il design, con lo studio e la progettazione di oggetti d’uso comune. Come ha scritto Roberta Lucentini nel testo in catalogo “Eugenio Carmi […] sovente ha misurato se stesso con svariati materiali; ne sono un bell’esempio le opere in mostra: collages le cui forme sono state poi trasportate su acciai smaltati per piatti, vasi e pentole che venivano realizzati a Milano presso la manifattura Moneta […]. Arte applicata dunque, nel solco di quell’atteggiamento nei confronti dell’arte che ha preso avvio a partire dal periodo Liberty e che ha portato cultura anche attraverso oggetti quotidiani, intendendo le arti decorative e, anni dopo il design, come veicolo importante delle novità culturali del tempo”.
Gli interventi di Carmi sull’acciaio sono da ricondurre alla sua esperienza in fabbrica presso l’Italsider in qualità di consulente per l’immagine dal 1956 al 1965. Così come sottolinea Gillo Dorfles in un testo del 1958 che, per l’occasione, viene ripubblicato nel catalogo della mostra, “l’essersi imbattuto, ad una svolta del suo cammino artistico, nell’aspra – diciamo pure “ferrea” – struttura della lamiera metallica, ha fatto sì che Carmi avvertisse l’urgenza di inventare un nuovo sistema tecnico, tale che gli permettesse di sposare le esigenze estetiche con quelle offertegli da due “mezzi” estremamente insoliti come il colore a smalto e la lamiera d’acciaio”.
Un ideale momento conclusivo della mostra può essere individuato in un grande pannello di acciaio smaltato, anch’esso realizzato presso la manifattura Moneta, che pare sintetizzare alcune delle più importanti caratteristiche del lavoro di Carmi sull’acciaio come descritto da Dorfles: “le vaste superfici monocrome, spesso rese preziose da complesse marezzature, da grumosità tattili, da rilievi e colate liquide, si stendono a coprire di spessori diversi lo stesso pannello, ora interrotte e segmentate, ora solo punteggiate di segni e gesti che contrastano per la loro irruenza e il loro nervoso grafismo con la limpida distesa smaltata che li circonda”.
In occasione della mostra è stata edita una pubblicazione monografica con la riproduzione delle opere esposte e testi critici di Gillo Dorfles e Roberta Lucentini.
Opere 1956-1962
Martini & Ronchetti
via Roma 9 - Genova
dal 31 marzo al 30 giugno 2015
In occasione della mostra antologica allestita a Palazzo Ducale, la galleria Martini & Ronchetti rende omaggio a Eugenio Carmi esponendo cinquanta opere inedite, di cui quaranta collages e dieci oggetti in ferro smaltato; la mostra vuole essere un complemento all’esposizione antologica allestita a Palazzo Ducale nella Loggia degli Abati.
Coerentemente con la linea di ricerca della Galleria, che da oltre quarant’anni investiga i punti nodali della storia dell’arte, la mostra approfondisce un momento importante di sperimentazione nella produzione artistica di Carmi: le opere in mostra coprono un periodo, che va dal 1956 al 1962, in cui l’artista, come ha dichiarato Umberto Eco,“sovrappone una tendenza geometrica latente alle influenze dell’informale”. Questa tendenza si concretizza in una forma ovale, motivo che spesso ritorna nei disegni di Carmi, soprattutto in quelli del 1957 e rimanda alla forma che l’artista aveva scelto per realizzare il manifesto della XI Triennale di Milano dello stesso anno, uno dei primi esempi di manifesto astratto in Italia.
In mostra i collages colloquiano con gli oggetti in acciaio smaltato che, sovente, ne ripropongono le forme. Piatti, vasi, vassoi, pentole diventano oggetti d’arte di gusto informale che entrano nella vita quotidiana e che dimostrano come Eugenio Carmi fosse proiettato, in quegli anni, verso il design, con lo studio e la progettazione di oggetti d’uso comune. Come ha scritto Roberta Lucentini nel testo in catalogo “Eugenio Carmi […] sovente ha misurato se stesso con svariati materiali; ne sono un bell’esempio le opere in mostra: collages le cui forme sono state poi trasportate su acciai smaltati per piatti, vasi e pentole che venivano realizzati a Milano presso la manifattura Moneta […]. Arte applicata dunque, nel solco di quell’atteggiamento nei confronti dell’arte che ha preso avvio a partire dal periodo Liberty e che ha portato cultura anche attraverso oggetti quotidiani, intendendo le arti decorative e, anni dopo il design, come veicolo importante delle novità culturali del tempo”.
Gli interventi di Carmi sull’acciaio sono da ricondurre alla sua esperienza in fabbrica presso l’Italsider in qualità di consulente per l’immagine dal 1956 al 1965. Così come sottolinea Gillo Dorfles in un testo del 1958 che, per l’occasione, viene ripubblicato nel catalogo della mostra, “l’essersi imbattuto, ad una svolta del suo cammino artistico, nell’aspra – diciamo pure “ferrea” – struttura della lamiera metallica, ha fatto sì che Carmi avvertisse l’urgenza di inventare un nuovo sistema tecnico, tale che gli permettesse di sposare le esigenze estetiche con quelle offertegli da due “mezzi” estremamente insoliti come il colore a smalto e la lamiera d’acciaio”.
Un ideale momento conclusivo della mostra può essere individuato in un grande pannello di acciaio smaltato, anch’esso realizzato presso la manifattura Moneta, che pare sintetizzare alcune delle più importanti caratteristiche del lavoro di Carmi sull’acciaio come descritto da Dorfles: “le vaste superfici monocrome, spesso rese preziose da complesse marezzature, da grumosità tattili, da rilievi e colate liquide, si stendono a coprire di spessori diversi lo stesso pannello, ora interrotte e segmentate, ora solo punteggiate di segni e gesti che contrastano per la loro irruenza e il loro nervoso grafismo con la limpida distesa smaltata che li circonda”.
In occasione della mostra è stata edita una pubblicazione monografica con la riproduzione delle opere esposte e testi critici di Gillo Dorfles e Roberta Lucentini.