giovedì 26 marzo 2015

LUCA DAUM: LA NAVE, IL VIAGGIO, LA FOLLIA - STUDIO GHIGLIONE, GENOVA




LUCA DAUM
LA NAVE, IL VIAGGIO, LA FOLLIA
Galleria Ghiglione
piazza San Matteo 6B/r - Genova
dal 27/3/2015 al 24/4/2015

...La mia visita allo studio di Luca la scorsa primavera aveva suscitato una risonanaza così profonda da non poter essere taciuta. Benché tutto nello studio di Luca attirasse lo sguardo – mi sentivo come l’Alexander di Ingmar Bergman (Fanny and Alexander, 1982) nella casa di Isacco il mercante ebreo – i miei occhi di incisore vennero attratti da una lastra di rame con la prova di stampa del frontespizio per la “Danza Macabra”. Avrebbe potuto quasi essere un Dürer perduto.
..Volevo vedere di più.
..egli ci mostrò una cartellina contenente quelli che scambiai per dei disegni “preparatori”.
Non appena la cartellina venne aperta, entrai in un mondo senza tempo né spazio determinati e, come mi resi conto mentre continuavo a guardare, anche senza intenzioni specifiche. Questi disegni a chiaroscuro, sebbene risolti su carta preparata con un tono medio ocra o blu o rosso, sicuramente ricordavano gli incredibili disegni finiti di Dürer che raramente si possono contemplare, se non all’Albertina (e nemmeno facilmente lì!) Il loro drappeggio semplice e naturale, e soprattutto il modo in cui era risolta la figura umana, erano totalmente italiani. Ma i soggetti non lo erano. Testi tedeschi come “La Nave dei Folli” erano la loro fonte d’ispirazione, e le figure vestivano costumi del Nord Europa, tratti da Dürer e dai dipinti nordici, così come dai libri di illustrazione del diciannovesimo secolo, e come dopo il rinnovato utilizzo dalla xilografia su legno di testa, nella “Danca Macabra” di Alfred Rethel del 1850. Lo spazio in cui queste figure esistono è lo spazio poco esteso di un incisore. Talvolta l’attenzione a porte e a finestre rimanda a Rembrant. Le bolle di sapone che escono dalla pipa dello studioso/stolto di fronte alla finestra (Narreschiff, Cap I) sembrano una parodia, sicuramente un riferimento al circolo magico evocato da Faust nella meravigliosa incisione di Rembrant del 1652. Gradini e porte potrebbero ospitare un qualsiasi spettacolo di musicisti o mendicanti. Quando è rappresentato un paesaggio, non è nello sfondo ma scolpito nella roccia sulla schiena di un folle (Narreschiff, Cap 24) e potrebbe essere una città düreriana (magari tratta dal suo S. Eustachio del 1501). Potrei continuare: i riferimenti appartengono al gioco senza fine delle “citazioni” così caro agli incisori.
...
Io penso che i disegni di Luca Daum, magari a sua stessa insaputa, non siano affatto intesi come studi per incisioni - nonostante egli sia un maestro incisore - ma piuttosto come opere finite dotate di un loro proprio linguaggio. Essi sono opere fini a se stesse, spontanee, fantasiose, spiritose, ricche di riferimenti ma concepite come autosufficienti, come è possibile osservare in questa esposizione. Esse colgono in modo convincente il momento di un racconto che sottintende eventi appena trascorsi o da addivenire, perchè Luca Daum è un vero der dertseyler. Ma nella loro esistenza di opere d'arte, questi disegni fanno capire la loro origine e fanno pensare che, se pur potrebbero scegliere di trovare vita in una lastra di rame, hanno preferito non fare così. Per ora sono felici di piacere nel presente, non studi, non illustrazioni, ma magistrali disegni capaci di raccontare da soli la loro storia.

David Schorr
New York City, March 2015