TONY OURSLER
INNESTI PSICOTICI
a cura di Sara Boggi
Galleria In Arco
Piazza Vittorio Veneto 3 - Torino
dal 17/4/2014 al 12/7/2014
L’opera dell’artista multimediale Tony Oursler è una fenomenologia della percezione psicopatologica: i suoi lavori mostrano ciò che vede e sente una mente il cui rapporto con la realtà è alterato, o perché fratturata in una molteplicità di frammenti disconnessi e simultaneamente operativi, o perché distratta da singoli dettagli che diventano visioni deliranti, o perché impegnata a gestire un carico di impulsi visivi e sonori sovrapposti, di cui non è possibile una decodifica esaustiva.
Il suo lavoro si basa sulla decostruzione dell’immagine video: le sequenze filmiche vengono scomposte in singoli fotogrammi ripetuti in loop e proiettati su superfici di diverse dimensioni e materiali, mentre gli effetti sonori - a loro volta reiterati a ciclo continuo - vengono distorti in amplificazioni o sussurri, e sottoposti a interferenze che compromettono la fluidità dell’emissione. La linearità della narrazione audiovisiva diventa così un intreccio di voce, suono, materia, colore, che non solo riproduce la magmatica densità di dati che attraversano quotidianamente i canali mass-mediatici, seguendo un’infinità di ramificazioni parallele e simultanee, ma anche il modo in cui i canali mass-mediaci influenzano il nostro sistema percettivo, determinando, in ultima battuta, una fatale ambiguità tra realtà e finzione, e una sostanziale identità tra strumenti tecnologici e connessioni cerebrali.
Al di là dell’attitudine, tipicamente post-moderna, con cui l’artista si diverte a scomporre e miscelare le materie prime (dalla cultura di massa alla letteratura diagnostica), l’operazione riesce a stabilire un sorprendente equilibrio tra lucidità e deragliamento: da una parte i lavori di Oursler gridano tutta l’ansia che deriva dall’impossibilità di “fidarsi” dei propri meccanismi percettivi, dall’altra conferiscono alla confusione una forma che, nella sua liquidità sfuggente e indeterminata, non soltanto si impone per il potente impatto estetico, ma genera, in chi osserva, la frizione emotiva da cui deriva un più autentico e profondo riconoscimento di sé.
L’interesse dell’artista nei confronti del malessere psicologico si svela, in definitiva, come semplice attenzione nei confronti dell’umano e delle sue modalità percettive, cognitive ed esistenziali all’alba del terzo millennio: la psicopatologia raccontata da Tony Oursler è la psicopatologia della nostra vita quotidiana, satura di innesti psicotici e tuttavia bellissima: i sintomi dispercettivi - così come li vediamo nell’opera - non sembrano disturbi da curare ma alternative di pensiero, di cui prendere atto e di cui sfruttare le potenzialità, sia estetiche che espressive.
In mostra saranno esposti una ventina di disegni, eseguiti tra il 1992 ed il 2013 ed alcune videosculture tra cui Blue Double Negativel, realizzata nel 1999 e già esposta durante la Biennale di Venezia nel 2011.
Tony Oursler (New York, 1957 - vive e lavora a New York) è un artista multimediale. Le sue opere, basate sul linguaggio video, sfruttano una pluralità di materiali e mezzi espressivi, che includono disegni, dipinti, sculture, assemblati in installazioni o proposte sotto forma di performance. Il suo lavoro, incluso più volte nelle più importanti kermesse di arte contemporanea internazionali, da Documenta alla Biennale di Venezia, è stato esposto in gallerie private e istituzioni pubbliche di tutto il mondo, tra le quali il Whitney Museum e il Moma di New York, il Centre Pompidou di Parigi, la Tate di Liverpool.
INNESTI PSICOTICI
a cura di Sara Boggi
Galleria In Arco
Piazza Vittorio Veneto 3 - Torino
dal 17/4/2014 al 12/7/2014
L’opera dell’artista multimediale Tony Oursler è una fenomenologia della percezione psicopatologica: i suoi lavori mostrano ciò che vede e sente una mente il cui rapporto con la realtà è alterato, o perché fratturata in una molteplicità di frammenti disconnessi e simultaneamente operativi, o perché distratta da singoli dettagli che diventano visioni deliranti, o perché impegnata a gestire un carico di impulsi visivi e sonori sovrapposti, di cui non è possibile una decodifica esaustiva.
Il suo lavoro si basa sulla decostruzione dell’immagine video: le sequenze filmiche vengono scomposte in singoli fotogrammi ripetuti in loop e proiettati su superfici di diverse dimensioni e materiali, mentre gli effetti sonori - a loro volta reiterati a ciclo continuo - vengono distorti in amplificazioni o sussurri, e sottoposti a interferenze che compromettono la fluidità dell’emissione. La linearità della narrazione audiovisiva diventa così un intreccio di voce, suono, materia, colore, che non solo riproduce la magmatica densità di dati che attraversano quotidianamente i canali mass-mediatici, seguendo un’infinità di ramificazioni parallele e simultanee, ma anche il modo in cui i canali mass-mediaci influenzano il nostro sistema percettivo, determinando, in ultima battuta, una fatale ambiguità tra realtà e finzione, e una sostanziale identità tra strumenti tecnologici e connessioni cerebrali.
Al di là dell’attitudine, tipicamente post-moderna, con cui l’artista si diverte a scomporre e miscelare le materie prime (dalla cultura di massa alla letteratura diagnostica), l’operazione riesce a stabilire un sorprendente equilibrio tra lucidità e deragliamento: da una parte i lavori di Oursler gridano tutta l’ansia che deriva dall’impossibilità di “fidarsi” dei propri meccanismi percettivi, dall’altra conferiscono alla confusione una forma che, nella sua liquidità sfuggente e indeterminata, non soltanto si impone per il potente impatto estetico, ma genera, in chi osserva, la frizione emotiva da cui deriva un più autentico e profondo riconoscimento di sé.
L’interesse dell’artista nei confronti del malessere psicologico si svela, in definitiva, come semplice attenzione nei confronti dell’umano e delle sue modalità percettive, cognitive ed esistenziali all’alba del terzo millennio: la psicopatologia raccontata da Tony Oursler è la psicopatologia della nostra vita quotidiana, satura di innesti psicotici e tuttavia bellissima: i sintomi dispercettivi - così come li vediamo nell’opera - non sembrano disturbi da curare ma alternative di pensiero, di cui prendere atto e di cui sfruttare le potenzialità, sia estetiche che espressive.
In mostra saranno esposti una ventina di disegni, eseguiti tra il 1992 ed il 2013 ed alcune videosculture tra cui Blue Double Negativel, realizzata nel 1999 e già esposta durante la Biennale di Venezia nel 2011.
Tony Oursler (New York, 1957 - vive e lavora a New York) è un artista multimediale. Le sue opere, basate sul linguaggio video, sfruttano una pluralità di materiali e mezzi espressivi, che includono disegni, dipinti, sculture, assemblati in installazioni o proposte sotto forma di performance. Il suo lavoro, incluso più volte nelle più importanti kermesse di arte contemporanea internazionali, da Documenta alla Biennale di Venezia, è stato esposto in gallerie private e istituzioni pubbliche di tutto il mondo, tra le quali il Whitney Museum e il Moma di New York, il Centre Pompidou di Parigi, la Tate di Liverpool.