domenica 13 aprile 2014

L'AVANGUARDIA PRIMITIVA -SCALPENDI 2014





L'AVANGUARDIA PRIMITIVA
La collezione di Alessandro Passaré
Scalpendi, 1/2/2014 cvollana "Avanguardia primitiva. Biblioteca della Fondazione Passaré"

L’avanguardia primitiva cerca di delineare il profilo di Alessandro Passaré collezionista, sullo sfondo della Milano del secondo dopoguerra. È in quel contesto, infatti, che il medico milanese si innamora prima dell’arte dei suoi contemporanei, con aperture verso l’arte europea ed extraeuropea in cui già si poteva presentire, forse, quel gusto del “primitivo” che avrebbe poi procurato in lui una passione per il continente africano: un vero e proprio “mal d’Africa”. Passare dall’arte contemporanea alle arti primarie, dunque, poteva costituire una migrazione naturale: ai suoi occhi, probabilmente, non si trattava di cose distanti, ma solo di una dialettica fra arte d’avanguardia e una “avanguardia primitiva”. Sulle pareti della sua abitazione Passaré mette in atto il dialogo fra moderni e primitivi, fra i collage di Baj, i segni di Tancredi e le maschere africane, fra la combustione di Burri e i piccoli totem. Ed è all’insegna di questa sinergia, mettendo in luce i lati arcaici (o ancestrali) del moderno, che si chiude il suo lungo percorso nel secondo Novecento, guardando al mondo intero a partire da Milano.

Alessandro Passaré (1927-2006), medico, comincia a comporre la propria collezione verso la fine degli anni Cinquanta, diventando presto il “medico degli artisti”. È un momento di grande fervore artistico e culturale per Milano, ed è proprio nel milieu di Brera, fra l’Accademia e il bar Giamaica, o altri luoghi di ritrovo per i giovani artisti di allora, che Alessandro Passaré scopre l’arte contemporanea e, poco alla volta, comincia a collezionarla.
Ma insieme alle opere, egli ha a cuore l’amicizia con gli artisti, di cui frequenta gli studi. Fra i molti, accanto al pittore e fotografo Orazio Bacci e ai pittori Hsiao Chin e Ho Kan, vanno ricordati Enrico Baj, Lucio Fontana e Wifredo Lam. A questi, poi, bisogna aggiungere Sergio Dangelo, che ebbe un ruolo determinante nella formazione dei suoi gusti collezionistici. Persino la sua professione di medico interagisce con la sua passione artistica: proprio lui, infatti, aveva in cura il giovane Piero Manzoni, di cui, prematuramente, dovette stilare anche il certificato di morte.
Grazie alla frequentazione con Lam scopre l’arte africana. È l’aprirsi, per lui, di un nuovo orizzonte e l’inizio di una nuova raccolta: vende le opere d’arte contemporanea, o almeno una larga parte di queste, per comprare l’arte primaria. Non si trova mai, nella sua collezione, un pezzo brutto ma dal nome altisonante. Accanto al collezionismo, poi, viaggia molto, e durante i viaggi documenta tutto: scatta moltissime diapositive (se ne conservano circa 15.000), annota i luoghi in cui è stato e le cose che ha visto.

Nata nel 2007 la Fondazione Passaré è stata costituita, con finalità culturali, per il desiderio di Massimo Passaré di ricordare il padre – medico appassionato d’arte – e di portare avanti gli ambiti disciplinari che furono la sua principale passione di collezionista di arte moderna e di arte primaria, oltre alla valorizzazione della collezione da questi ereditata. Un nucleo di trecento opere di arte africana a lui appartenute, infatti, si trova attualmente in deposito presso le Civiche Raccolte Extraeuropee, che vi ha dedicato nel 2011 la mostra Mal d’Africa al Castello Sforzesco di Milano. Scopo della Fondazione è promuovere ricerche e iniziative culturali rivolte all’arte contemporanea e, soprattutto, alle arti primarie, attraverso mostre e pubblicazioni. In questo secondo campo, in particolare, la Fondazione si è impegnata attivamente per una migliore conoscenza della cultura e delle espressioni artistiche primarie, soprattutto per quanto riguarda il continente africano, promuovendo iniziative, pubblicazioni e mostre a partire dalle opere appartenute alla collezione Passaré (e oggi di proprietà della Fondazione), lavorando sia sul confronto fra arti primarie e arte contemporanea, sia attraverso progetti rivolti alle scuole. A queste attività si accompagna un progetto di sensibilizzazione ai temi dell’arte e della cultura africana che coinvolge gli studenti della scuola dell’obbligo.

Con questo primo volume la Fondazione Passaré avvia la collana «Avanguardia primitiva» Biblioteca della Fondazione Passaré, dedicata alle due grandi passioni collezionistiche di Passaré: l’arte contemporanea e l’arte africana. In omaggio a queste predilezioni di gusto, la collana intende proporre contributi scientifici originali o riproporre classici ormai di rara reperibilità di entrambi gli ambiti, dando spazio al contributo di giovani studiosi e a ricerche inedite per temi e taglio interpretativo. L’obiettivo è di creare una biblioteca di studi in cui nuove indagini sul secondo Novecento e sull’arte africana, o sulla loro reciproca influenza, diventino vicini “di scaffale” entro un discorso unitario: sono queste che il collezionista, in una mostra degli anni Ottanta, aveva definito “risonanze”. Come annotava Sandro Passaré, riferendosi soprattutto alle opere d’arte africana e alla loro alterità rispetto alla cultura occidentale, l’arte non è fatta solo di manufatti, ma anche di sguardi che si posano su di essi, costruendovi, con lo sguardo e con la parola, un “epigramma visuale”: questa collana vuole raccontare la storia di quegli sguardi che, nella loro storicità, si posano sulle cose.