FRANCO FORTINI
COMPOSITA SOLVANTUR
Il Saggiatore (19 febbraio 2015)
Collana: Biblioteca delle Silerchie
Se la poesia si ingenera dall’attrito tra struttura sintattica e struttura metrica, cioè tra organizzazione logica del discorso e sorpresa musicale della lingua, poche altre testimonianze poetiche del secondo Novecento producono un attrito, e dunque un impatto, paragonabile a Composita solvantur, ultima raccolta di Franco Fortini, che mai come in queste pagine, intessute di motivi personali eppure sottratte a ogni immediato autobiografismo, indaga e mette alla prova la frizione fra privato e pubblico, antichità e modernità, uomo e natura, vita e morte. Già esplicito nell’esortazione del titolo, il tema della dissoluzione, della decomposizione, della riduzione ai minimi termini, alle particelle elementari, innerva tutta la raccolta: chiaro tanto nell’assalto alle tradizionali forme poetiche, quanto in un’esausta ammissione della fine, rappresenta la nigredo di un processo – alchemico per suggerimento dello stesso Fortini, e pertanto trasformativo – che mira a rintracciare negli elementi minuti di ogni esistenza, umana, animale, vegetale, quel carattere universale e quel significato allegorico che da un lato la ricongiungono alla storia, e dall’altro la dilatano fino a che il passato e il futuro scompaiono, condensati nell’attimo essenziale in cui si realizza il gesto poetico. Scritti dal 1984 al 1993, i componimenti raccolti in Composita solvantur, che il Saggiatore pubblica in questo volume con un prezioso testo d’accompagnamento di Pier Vincenzo Mengaldo, stupiscono non solo per la varietà delle soluzioni adottate – dalle terzine dantesche a una versificazione libera nella quale è demandato all’enjambement di spezzare inesorabilmente, quasi fatalmente, ogni unità tra verso e frase – o per la ricchezza delle suggestioni simboliche, ma anche per la densità dello stile, la stessa che ha portato Mengaldo a coniare la definizione, esatta oggi come all’indomani della prima pubblicazione, di poesia dell’intelligenza, «rarissima in questi tempi viscerali».
Franco Fortini è nato nel 1917 a Firenze ed è morto nel 1994 a Milano, pochi mesi dopo la pubblicazione di questa raccolta. Ha insegnato all’università di Siena. La sua opera in versi comprende Foglio di via e altri versi (1946), Poesia ed errore 1937-1957 (1959), La poesia delle rose (1962), Una volta per sempre. 1958-1962 (1963), L’ospite ingrato (1966), Questo muro (1973), Paesaggio con serpente (1984) e Composita solvantur (1994). Nella sua vasta produzione ricordiamo anche i racconti La cena delle ceneri e Racconto fiorentino, i saggi Verifica dei poteri, I cani del Sinai ed Extrema ratio. Note per un buon uso delle rovine, e le raccolte Nuovi saggi italiani e Attraverso Pasolini. Fra le opere apparse postume meritano una menzione almeno i due volumi di Disobbedienze e I dialoghi col Tasso. Ha tradotto, fra gli altri, Proust, Éluard e Goethe.
COMPOSITA SOLVANTUR
Il Saggiatore (19 febbraio 2015)
Collana: Biblioteca delle Silerchie
Se la poesia si ingenera dall’attrito tra struttura sintattica e struttura metrica, cioè tra organizzazione logica del discorso e sorpresa musicale della lingua, poche altre testimonianze poetiche del secondo Novecento producono un attrito, e dunque un impatto, paragonabile a Composita solvantur, ultima raccolta di Franco Fortini, che mai come in queste pagine, intessute di motivi personali eppure sottratte a ogni immediato autobiografismo, indaga e mette alla prova la frizione fra privato e pubblico, antichità e modernità, uomo e natura, vita e morte. Già esplicito nell’esortazione del titolo, il tema della dissoluzione, della decomposizione, della riduzione ai minimi termini, alle particelle elementari, innerva tutta la raccolta: chiaro tanto nell’assalto alle tradizionali forme poetiche, quanto in un’esausta ammissione della fine, rappresenta la nigredo di un processo – alchemico per suggerimento dello stesso Fortini, e pertanto trasformativo – che mira a rintracciare negli elementi minuti di ogni esistenza, umana, animale, vegetale, quel carattere universale e quel significato allegorico che da un lato la ricongiungono alla storia, e dall’altro la dilatano fino a che il passato e il futuro scompaiono, condensati nell’attimo essenziale in cui si realizza il gesto poetico. Scritti dal 1984 al 1993, i componimenti raccolti in Composita solvantur, che il Saggiatore pubblica in questo volume con un prezioso testo d’accompagnamento di Pier Vincenzo Mengaldo, stupiscono non solo per la varietà delle soluzioni adottate – dalle terzine dantesche a una versificazione libera nella quale è demandato all’enjambement di spezzare inesorabilmente, quasi fatalmente, ogni unità tra verso e frase – o per la ricchezza delle suggestioni simboliche, ma anche per la densità dello stile, la stessa che ha portato Mengaldo a coniare la definizione, esatta oggi come all’indomani della prima pubblicazione, di poesia dell’intelligenza, «rarissima in questi tempi viscerali».
Franco Fortini è nato nel 1917 a Firenze ed è morto nel 1994 a Milano, pochi mesi dopo la pubblicazione di questa raccolta. Ha insegnato all’università di Siena. La sua opera in versi comprende Foglio di via e altri versi (1946), Poesia ed errore 1937-1957 (1959), La poesia delle rose (1962), Una volta per sempre. 1958-1962 (1963), L’ospite ingrato (1966), Questo muro (1973), Paesaggio con serpente (1984) e Composita solvantur (1994). Nella sua vasta produzione ricordiamo anche i racconti La cena delle ceneri e Racconto fiorentino, i saggi Verifica dei poteri, I cani del Sinai ed Extrema ratio. Note per un buon uso delle rovine, e le raccolte Nuovi saggi italiani e Attraverso Pasolini. Fra le opere apparse postume meritano una menzione almeno i due volumi di Disobbedienze e I dialoghi col Tasso. Ha tradotto, fra gli altri, Proust, Éluard e Goethe.