MASSIMO FIRPO
LA PRESA DI POTERE DELL'INQUISIZIONE ROMANA (1550-1553)
Laterza, 20/3/2014
collana "Storia e società"
La battaglia si apre con il lungo e drammatico conclave del 1549-50, quando Gian Pietro Carafa (il futuro Paolo IV) non esita a formulare esplicite accuse di eresia contro alcuni dei più autorevoli esponenti del Sacro Collegio, tra cui il cardinale d’Inghilterra la cui elezione era data per certa. Forte del suo ruolo istituzionale di supremo difensore della fede, il Sant’Ufficio riesce ad imporre il primato dell’ortodossia teologica su ogni altra considerazione di natura politica e pastorale, ergendosi così al rango di supremo tutore e garante della Chiesa e del suo magistero. Per il momento, le inaudite accuse di eresia scagliate in conclave valgono a impedire l’elezione di candidati sgraditi agli inquisitori, che avrebbero invece conquistato la tiara nel 1555, con Marcello II prima e Paolo IV poi. I primi anni Cinquanta del secolo vedono quindi uno scontro durissimo tra il Sant’Ufficio e papa Giulio III, sempre più in conflitto contro gli inquisitori che di fatto non riconoscono la sua autorità, ma è al tempo stesso troppo debole e screditato per proporre una linea alternativa. A dispetto degli ordini del pontefice, infatti, l’Inquisizione continua ad accumulare prove e documenti processuali per eliminare i propri avversari, talora avvalendosi delle denunce di personaggi screditati o di documenti falsi. Il libro ricostruisce in modo serrato lo snodo cruciale di questa vicenda, soffermandosi anche sulle rivalità e i contrasti interni al Sant’Ufficio.
LA PRESA DI POTERE DELL'INQUISIZIONE ROMANA (1550-1553)
Laterza, 20/3/2014
collana "Storia e società"
La battaglia si apre con il lungo e drammatico conclave del 1549-50, quando Gian Pietro Carafa (il futuro Paolo IV) non esita a formulare esplicite accuse di eresia contro alcuni dei più autorevoli esponenti del Sacro Collegio, tra cui il cardinale d’Inghilterra la cui elezione era data per certa. Forte del suo ruolo istituzionale di supremo difensore della fede, il Sant’Ufficio riesce ad imporre il primato dell’ortodossia teologica su ogni altra considerazione di natura politica e pastorale, ergendosi così al rango di supremo tutore e garante della Chiesa e del suo magistero. Per il momento, le inaudite accuse di eresia scagliate in conclave valgono a impedire l’elezione di candidati sgraditi agli inquisitori, che avrebbero invece conquistato la tiara nel 1555, con Marcello II prima e Paolo IV poi. I primi anni Cinquanta del secolo vedono quindi uno scontro durissimo tra il Sant’Ufficio e papa Giulio III, sempre più in conflitto contro gli inquisitori che di fatto non riconoscono la sua autorità, ma è al tempo stesso troppo debole e screditato per proporre una linea alternativa. A dispetto degli ordini del pontefice, infatti, l’Inquisizione continua ad accumulare prove e documenti processuali per eliminare i propri avversari, talora avvalendosi delle denunce di personaggi screditati o di documenti falsi. Il libro ricostruisce in modo serrato lo snodo cruciale di questa vicenda, soffermandosi anche sulle rivalità e i contrasti interni al Sant’Ufficio.