venerdì 5 dicembre 2014

MICHELE ZAZA: IL CONFINE DEL MIO CORPO È IL CONFINE DEL MIO MONDO - GNAM, ROMA




MICHELE ZAZA
IL CONFINE DEL MIO CORPO È IL CONFINE DEL MIO MONDO
a cura di Angelandreina Rorro
Galleria Nazionale d'Arte Moderna - GNAM
viale delle Belle Arti, 131 - Roma
dal 6/12/2014 al 15/2/2015

La mostra "Michele Zaza. Il confine del mio corpo è il confine del mio mondo", per cui sono stati selezionati 24 lavori, vuole dare conto dell'intero percorso dell'artista, dalle immagini delle performance del 1970 (Simulazione d'incendio) alle molte opere fotografiche, passando per alcuni dipinti, arrivando ai progetti (in mostra sono esposti 15 cartoni degli anni 90) e alle installazioni degli ultimi anni. Sono presenti alcune opere inedite e il primo video del 1985, mai proiettato in Italia.

Michele Zaza (Molfetta, 1948) si è diplomato in scultura con Marino Marini all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano nel 1971, ma è difficile definire i confini della sua arte che è pittura, scultura video e fotografia. Negli anni della formazione accademica Zaza entra in contatto con l'ambiente artistico milanese interessandosi agli sviluppi dell'arte cinetica e minimal.
Comincia a utilizzare la fotografia già nel 1970 per registrare le azioni provocatorie messe in atto nel suo paese e la sua prima personale nel 1972 alla Galleria Il Diaframma di Milano, Cristologia, è fatta di immagini fotografiche. Il suo lavoro però non si limita allo scatto o all'inquadratura: parte dall'idea, alla quale segue spesso un progetto, poi la costruzione di un set e infine l'esecuzione della foto che, sin dall'inizio, era scattata dall'artista, da un familiare o da un amico fotografo. Questo ruolo era ed è tutt'ora interscambiabile.
Nel 1973, nella personale alla Galleria Marilena Bonomo di Bari, nell'opera Dissidenza ignota, i genitori per la prima volta diventano soggetti delle sue immagini e lui stesso è presente come attore o regista. Nei lavori successivi trovano posto gli altri affetti quotidiani, come sua moglie o sua figlia, ma si vedono anche alcuni oggetti (la pistola, la televisione, le lampadine) o dei materiali in forma di piccole sculture (il pane, l'ovatta, la carta) che diventano - tutti - elementi significativi di un linguaggio scelto e codificato con rigore per trasfigurare la quotidianità.
La ricerca di Zaza parte dall'idea che "l'arte non offre possibilità alternative alla condizione umana, ma è al contrario la risultante di questa condizione". Quindi i corpi immobili e ieratici, in piedi, capovolti o seduti diventano il materiale plastico attraverso cui percepire e rendere esistente il mondo.
Ma è il volto il luogo delle rivelazione assoluta. Frontale, di profilo, dipinto di bianco nero o blu catalizza l'attenzione dello spettatore nelle installazioni più recenti dell'artista che si arricchiscono del rapporto con la scultura e con lo spazio.
Tutto il lavoro di Zaza ha una radice antropologica e una suggestione metafisica e si distingue tra le ricerche degli ultimi 50 anni per la sua singolare coerenza.

Tra le numerose mostre collettive Zaza ha partecipato alla Biennale dei giovani di Parigi nel 1975, alla Biennale di san Paolo e Documenta di Kassel nel 1977 e alla Biennale di Venezia nel 1980 con una sala personale.
Ha lavorato con gallerie italiane e straniere da Luciano Inga Pin a Milano, Ugo Ferranti a Roma, Lucio Amelio a Napoli, Marilena Bonomo a Bari a Yvon Lambert a Parigi, Annamarie Verna a Zurigo, Leo Castelli a New York, e più recentemente con Persano a Torino e Bianconi a Milano.
Dopo il 2000 ha esposto il suo lavoro al Museo Laboratorio d'Arte Contemporanea di Roma e al MAMCO Musée d'Art Moderne et Contemporain di Ginevra.
Le sue opere sono conservate presso varie collezioni pubbliche, tra cui: Fondation Emanuel Hoffmann, Öffentliche Kunstsammlung (Basilea); Hamburger Bahnhof-Museum für Gegenwart (Berlino); Walker Art Center (Minneapolis); Centre Georges Pompidou Musée national d'art moderne (Parigi); Musée d'art moderne de la Ville de Paris (Parigi); Staatsgalerie (Stoccarda); Museum of contemporary art (Téhéran); Kunsthaus (Zurigo).