MONFERRATO MON AMOUR
Visioni di un paesaggio culturale Patrimonio dell’Umanità
a cura di Maria Luisa Caffarelli e Rino Tacchella
Palazzo Monferrato
via San Lorenzo 21 - Alessandria
dal 4/12/2014 al 15/2/2015
La mostra “Monferrato MonAmour. Visioni di un paesaggio culturale Patrimonio dell’Umanità” vuole, attraverso la pittura, la scultura e la fotografia, focalizzare l’attenzione sul Monferrato come realtà ambientale dai ricchi valori storici, artistici e culturali, dei quali l’Unesco ha recentemente riconosciuto la singolarità e l’importanza. Inserendo questo territorio nella lista dei siti patrimonio dell’umanità, l’organizzazione delle Nazioni Unite ha contribuito a diffondere nel mondo la conoscenza di questi luoghi, ponendo al tempo stesso le basi per la loro salvaguardia e conservazione.
Un centinaio circa di dipinti, sculture e fotografie, a firma di un’ottantina di autori nazionali e internazionali e provenienti da collezioni pubbliche e private, raccontano la percezione e la rappresentazione di questa porzione così fortemente identitaria di territorio piemontese.
Un dipinto seicentesco del Moncalvo che raffigura la Madonna di Crea, luogo di culto per eccellenza del Monferrato, una natura morta di stampo accademico con i prodotti della terra monferrina, u paesaggio in cui la luce stempera i dettagli esaltando le linee delle colline in lontananza, una tricromia del pioniere della fotografia Francesco Negri e infine un’opera concettuale di Emilio Isgrò costituiscono una sorta di preludio alla mostra, una wunderkammer (camera delle meraviglie) che anticipa i temi trattati nelle varie sale e si conclude con una ballerina di Fausto Melotti, evocativa della mitica stagione di Vignaledanza.
Il Monferrato, quindi, inteso come matrice di ricerche espressive volte a scoprire il genius loci di questa terra ricca di sfaccettature, dove il paesaggio è stato disegnato dall’uomo, ma la natura rimane protagonista nel definirne i colori col variare delle stagioni. Nell’ambito della pittura di tradizione si collocano le opere di Angelo Morbelli, Cino Bozzetti, Pietro Morando e poi Carlo Terzolo, Giuseppe Manzone, Alberto Caffassi, Camillo Rho e Felice Casorati, fino ad arrivare alla rilettura in chiave neopop di molti castelli del Monferrato a opera di Mario Schifano. I prodotti della terra monferrina ritornano nei dipinti di Ottone Rosai, Francesco Menzio e Achille Funi, diventando sintesi di cultura e tradizioni nei piatti tipici di questa terra fotografati da Maurizio Galimberti, uno degli otto fotografi contemporanei partecipi con un loro lavoro al percorso espositivo. La narrazione si conclude nella galleria che raccoglie i lavori degli artisti “innamorati” del Monferrato i quali lo hanno eletto a luogo della vita come Aldo Mondino ed Enrico Colombotto Rosso.
Accanto alla pagina introduttiva alla mostra a firma dei curatori, il catalogo contiene un testo di Sebastiano Vassalli, uno dei più noti e amati scrittori italiani contemporanei. Siamo grati a quanti hanno reso possibile l’iniziativa, nonostante i tempi brevi, a partire dalla Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantroplogici del Piemonte, gli enti prestatori, i collezionisti, i funzionari e gli operatori degli enti coinvolti nel progetto e, sempre preziosa per l’accoglienza, l’Unitre di Alessandria. Una mostra realizzata anche al sostegno di un pool d’imprese alle quali va il nostro più sentito ringraziamento.
Visioni di un paesaggio culturale Patrimonio dell’Umanità
a cura di Maria Luisa Caffarelli e Rino Tacchella
Palazzo Monferrato
via San Lorenzo 21 - Alessandria
dal 4/12/2014 al 15/2/2015
La mostra “Monferrato MonAmour. Visioni di un paesaggio culturale Patrimonio dell’Umanità” vuole, attraverso la pittura, la scultura e la fotografia, focalizzare l’attenzione sul Monferrato come realtà ambientale dai ricchi valori storici, artistici e culturali, dei quali l’Unesco ha recentemente riconosciuto la singolarità e l’importanza. Inserendo questo territorio nella lista dei siti patrimonio dell’umanità, l’organizzazione delle Nazioni Unite ha contribuito a diffondere nel mondo la conoscenza di questi luoghi, ponendo al tempo stesso le basi per la loro salvaguardia e conservazione.
Un centinaio circa di dipinti, sculture e fotografie, a firma di un’ottantina di autori nazionali e internazionali e provenienti da collezioni pubbliche e private, raccontano la percezione e la rappresentazione di questa porzione così fortemente identitaria di territorio piemontese.
Un dipinto seicentesco del Moncalvo che raffigura la Madonna di Crea, luogo di culto per eccellenza del Monferrato, una natura morta di stampo accademico con i prodotti della terra monferrina, u paesaggio in cui la luce stempera i dettagli esaltando le linee delle colline in lontananza, una tricromia del pioniere della fotografia Francesco Negri e infine un’opera concettuale di Emilio Isgrò costituiscono una sorta di preludio alla mostra, una wunderkammer (camera delle meraviglie) che anticipa i temi trattati nelle varie sale e si conclude con una ballerina di Fausto Melotti, evocativa della mitica stagione di Vignaledanza.
Il Monferrato, quindi, inteso come matrice di ricerche espressive volte a scoprire il genius loci di questa terra ricca di sfaccettature, dove il paesaggio è stato disegnato dall’uomo, ma la natura rimane protagonista nel definirne i colori col variare delle stagioni. Nell’ambito della pittura di tradizione si collocano le opere di Angelo Morbelli, Cino Bozzetti, Pietro Morando e poi Carlo Terzolo, Giuseppe Manzone, Alberto Caffassi, Camillo Rho e Felice Casorati, fino ad arrivare alla rilettura in chiave neopop di molti castelli del Monferrato a opera di Mario Schifano. I prodotti della terra monferrina ritornano nei dipinti di Ottone Rosai, Francesco Menzio e Achille Funi, diventando sintesi di cultura e tradizioni nei piatti tipici di questa terra fotografati da Maurizio Galimberti, uno degli otto fotografi contemporanei partecipi con un loro lavoro al percorso espositivo. La narrazione si conclude nella galleria che raccoglie i lavori degli artisti “innamorati” del Monferrato i quali lo hanno eletto a luogo della vita come Aldo Mondino ed Enrico Colombotto Rosso.
Accanto alla pagina introduttiva alla mostra a firma dei curatori, il catalogo contiene un testo di Sebastiano Vassalli, uno dei più noti e amati scrittori italiani contemporanei. Siamo grati a quanti hanno reso possibile l’iniziativa, nonostante i tempi brevi, a partire dalla Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantroplogici del Piemonte, gli enti prestatori, i collezionisti, i funzionari e gli operatori degli enti coinvolti nel progetto e, sempre preziosa per l’accoglienza, l’Unitre di Alessandria. Una mostra realizzata anche al sostegno di un pool d’imprese alle quali va il nostro più sentito ringraziamento.