PAOLO MASI
1974 - 2014
Galleria Studio G7
via Val d'Aposa 4/a - Bologna
dal 22/11/2014 al 10/1/2015
Studio G7 si concentra ancora una volta sulla pittura astratta, rivolgendo l'attenzione ad uno degli artisti italiani che maggiormente l'hanno approfondita e indagata, esplorandone fino in fondo le possibilità. Dedicando la seconda metà della stagione autunnale a Paolo Masi, la galleria vuol porre rimedio a ciò che può considerarsi un'occasione mancata. Nonostante infatti un comune ambito di interesse unisca da sempre la galleria e l'artista, i rispettivi percorsi fino ad oggi hanno casualmente proceduto in modo separato.
Il lavoro di Paolo Masi si colloca sul versante analitico della ricerca pittorica del quale l'artista analizza le radici storiche, ne pensa il significato in rapporto al contesto storico sociale a lui contemporaneo confrontandosi con le maggiori correnti artistiche internazionali. La produzione di Masi è ampia e ricca di sviluppi come inevitabilmente appare il lavoro di un autore che ha identificato nella ricerca un fondamento della propria esistenza. Abbandonando ogni timore per la sperimentazione visiva l'autore fa osservare, in diversi momenti del suo percorso, esecuzioni all'insegna del rigore estremo seguite da esplosioni di colore, oppure, in altri casi, il ricorso a materiali meno consueti, tratti dal mondo reale. Quella di Masi si configura in tutti i casi come una ricerca fortemente unitaria, resa omogenea dall'oggetto d'indagine, dalle conoscenze acquisite nel periodo della formazione e da una solida onestà intellettuale .
A prescindere dalla tecnica o dai materiali utilizzati l'obbiettivo di Masi resta sempre legato all'indagine visiva che si compie al confronto con il mondo reale. Rifiutando qualsiasi approccio prettamente lirico o intimista l'interesse di questo artista è da sempre rivolto alla realtà che lo circonda, al cospetto della quale sente di non potersi isolare. L'approccio razionale alla pittura trae origine in Masi dall'interesse per le avanguardie russe, il Bauhaus e il design sopraggiunto durante il periodo degli studi all'accademia di Zurigo. Un altro elemento importante del suo pensiero resta l'attenzione alla funzione sociale dell'arte che l'artista pensa fuori dalla dimensione puramente elitaria .
La ricerca di Masi si concentra sulle categorie di spazio e colore, che appaiono in molte occasioni reciprocamente collegati come in simbiosi: è il caso, ad esempio, del momento in cui il colore definisce lo spazio sulla superficie della tela, come avviene nelle prime opere a cavallo tra gli anni '50 e gli anni '60, oppure il momento in cui quest'ultimo definisce il volume che fuoriesce dalla parete, come nei Contenitori di colore degli anni '80. Il colore in altri momenti si fa interprete della luce ed è chiamato a reagire con quest'ultima grazie anche all'uso dei supporti trasparenti in plexiglass. Il colore parla ancora del nostro vissuto quotidiano come quando l'artista utilizza il "dripping", ispirato ai pixel degli schermi televisivi; oppure come accade negli esperimenti più recenti quando vuole richiamare le superfici retro illuminate degli schermi e dei monitor. Lo studio sugli effetti della luce interessa anche le indagini sulla texture dei materiali, i contrasti tra il bianco della carta e l'ombra intensa delle sue pieghe o perforazioni, come si osserva nelle opere più "minimali" appartenenti agli anni '70.
Lo spazio è luogo di costruzione studio e frazionamento, profondità creata dalle superfici trasparenti dove si sovrappongono piani differenti. Tra il '73 e il '74, lo spazio è imbrigliato da griglie e linee, la sua misurazione ha come obbiettivo la conoscenza e la coscienza da parte di chi osserva della possibilità di poter decostruire, ricostruire e modificare. Nelle ricerche degli anni '90 lo spazio si trasfigura in luogo fisico identificabile geograficamente, testimone di storia e identità collettiva. Negli anni recenti è uno "spazio aperto" che coinvolge lo spettatore ed è ancora una volta concepito in simbiosi al lavoro pittorico. Quest'ultimo eseguito su superficie trasparente è soggetto, nella sospensione aerea, al movimento casuale dei supporti.
La opere esposte in galleria, realizzate in tempi differenti, sono scelte con l'intento di costruire un racconto unitario: i "cartoni" del '74 sono ideati con materiale ricavato da scatole di scarto reperito presso negozi e magazzini. Gli interventi dell'artista con colore a olio, segni di matita, graffio e lacerazione, hanno lo scopo di amplificare segni, linee e motivi geometrici intrinseci nel materiale stesso, determinati dalla sua struttura. Nel cartone acquista importanza anche lo spessore che mostra il motivo della composizione interna.
A questi lavori sono contrapposti, sulla parete di fronte, opere eseguite negli anni recenti: qui, grazie ancora alla trasparenza, i segni murari entrano in rapporto con le impronte in acrilico tracciate sulla superficie pittorica da materiale di riutilizzo. In galleria verranno esposte inoltre le fotografie del 1977 del ciclo Rilevamenti esterni - Conferme interne, dove, attraverso geometrie e disegni modulari ricavati da particolari di scorci urbani, l'artista porta alla nostra coscienza l'esperienza visiva quotidiana nell'ambiente metropolitano. La mostra si arricchisce infine di edizioni e cataloghi realizzati nell'ultimo decennio
Paolo Masi nasce a Firenze nel 1933, dopo gli studi a Zurigo si trasferisce a Parigi dove entra in contatto con le esperienze informali. Trascorre un periodo intenso e proficuo a Milano dove ha l'opportunità di conoscere artisti come Fontana e Manzoni.
Nel corso della sua carriera artistica espone in numerose gallerie e spazi pubblici tra cui molto brevemente ricordiamo Centre Georges Pompidou, Parigi; Palazzo Vecchio, Firenze; Palazzo Strozzi, Firenze; il Museo della Permanente, Milano; il Museo Pecci, Prato. Nel 1978 partecipa alla Biennale di Venezia; e all'XI Quadriennale di Roma. Nel 1974 è tra i promotori del collettivo "Zona" e, a partire dal '98, del collettivo "Base", a Firenze.
1974 - 2014
Galleria Studio G7
via Val d'Aposa 4/a - Bologna
dal 22/11/2014 al 10/1/2015
Studio G7 si concentra ancora una volta sulla pittura astratta, rivolgendo l'attenzione ad uno degli artisti italiani che maggiormente l'hanno approfondita e indagata, esplorandone fino in fondo le possibilità. Dedicando la seconda metà della stagione autunnale a Paolo Masi, la galleria vuol porre rimedio a ciò che può considerarsi un'occasione mancata. Nonostante infatti un comune ambito di interesse unisca da sempre la galleria e l'artista, i rispettivi percorsi fino ad oggi hanno casualmente proceduto in modo separato.
Il lavoro di Paolo Masi si colloca sul versante analitico della ricerca pittorica del quale l'artista analizza le radici storiche, ne pensa il significato in rapporto al contesto storico sociale a lui contemporaneo confrontandosi con le maggiori correnti artistiche internazionali. La produzione di Masi è ampia e ricca di sviluppi come inevitabilmente appare il lavoro di un autore che ha identificato nella ricerca un fondamento della propria esistenza. Abbandonando ogni timore per la sperimentazione visiva l'autore fa osservare, in diversi momenti del suo percorso, esecuzioni all'insegna del rigore estremo seguite da esplosioni di colore, oppure, in altri casi, il ricorso a materiali meno consueti, tratti dal mondo reale. Quella di Masi si configura in tutti i casi come una ricerca fortemente unitaria, resa omogenea dall'oggetto d'indagine, dalle conoscenze acquisite nel periodo della formazione e da una solida onestà intellettuale .
A prescindere dalla tecnica o dai materiali utilizzati l'obbiettivo di Masi resta sempre legato all'indagine visiva che si compie al confronto con il mondo reale. Rifiutando qualsiasi approccio prettamente lirico o intimista l'interesse di questo artista è da sempre rivolto alla realtà che lo circonda, al cospetto della quale sente di non potersi isolare. L'approccio razionale alla pittura trae origine in Masi dall'interesse per le avanguardie russe, il Bauhaus e il design sopraggiunto durante il periodo degli studi all'accademia di Zurigo. Un altro elemento importante del suo pensiero resta l'attenzione alla funzione sociale dell'arte che l'artista pensa fuori dalla dimensione puramente elitaria .
La ricerca di Masi si concentra sulle categorie di spazio e colore, che appaiono in molte occasioni reciprocamente collegati come in simbiosi: è il caso, ad esempio, del momento in cui il colore definisce lo spazio sulla superficie della tela, come avviene nelle prime opere a cavallo tra gli anni '50 e gli anni '60, oppure il momento in cui quest'ultimo definisce il volume che fuoriesce dalla parete, come nei Contenitori di colore degli anni '80. Il colore in altri momenti si fa interprete della luce ed è chiamato a reagire con quest'ultima grazie anche all'uso dei supporti trasparenti in plexiglass. Il colore parla ancora del nostro vissuto quotidiano come quando l'artista utilizza il "dripping", ispirato ai pixel degli schermi televisivi; oppure come accade negli esperimenti più recenti quando vuole richiamare le superfici retro illuminate degli schermi e dei monitor. Lo studio sugli effetti della luce interessa anche le indagini sulla texture dei materiali, i contrasti tra il bianco della carta e l'ombra intensa delle sue pieghe o perforazioni, come si osserva nelle opere più "minimali" appartenenti agli anni '70.
Lo spazio è luogo di costruzione studio e frazionamento, profondità creata dalle superfici trasparenti dove si sovrappongono piani differenti. Tra il '73 e il '74, lo spazio è imbrigliato da griglie e linee, la sua misurazione ha come obbiettivo la conoscenza e la coscienza da parte di chi osserva della possibilità di poter decostruire, ricostruire e modificare. Nelle ricerche degli anni '90 lo spazio si trasfigura in luogo fisico identificabile geograficamente, testimone di storia e identità collettiva. Negli anni recenti è uno "spazio aperto" che coinvolge lo spettatore ed è ancora una volta concepito in simbiosi al lavoro pittorico. Quest'ultimo eseguito su superficie trasparente è soggetto, nella sospensione aerea, al movimento casuale dei supporti.
La opere esposte in galleria, realizzate in tempi differenti, sono scelte con l'intento di costruire un racconto unitario: i "cartoni" del '74 sono ideati con materiale ricavato da scatole di scarto reperito presso negozi e magazzini. Gli interventi dell'artista con colore a olio, segni di matita, graffio e lacerazione, hanno lo scopo di amplificare segni, linee e motivi geometrici intrinseci nel materiale stesso, determinati dalla sua struttura. Nel cartone acquista importanza anche lo spessore che mostra il motivo della composizione interna.
A questi lavori sono contrapposti, sulla parete di fronte, opere eseguite negli anni recenti: qui, grazie ancora alla trasparenza, i segni murari entrano in rapporto con le impronte in acrilico tracciate sulla superficie pittorica da materiale di riutilizzo. In galleria verranno esposte inoltre le fotografie del 1977 del ciclo Rilevamenti esterni - Conferme interne, dove, attraverso geometrie e disegni modulari ricavati da particolari di scorci urbani, l'artista porta alla nostra coscienza l'esperienza visiva quotidiana nell'ambiente metropolitano. La mostra si arricchisce infine di edizioni e cataloghi realizzati nell'ultimo decennio
Paolo Masi nasce a Firenze nel 1933, dopo gli studi a Zurigo si trasferisce a Parigi dove entra in contatto con le esperienze informali. Trascorre un periodo intenso e proficuo a Milano dove ha l'opportunità di conoscere artisti come Fontana e Manzoni.
Nel corso della sua carriera artistica espone in numerose gallerie e spazi pubblici tra cui molto brevemente ricordiamo Centre Georges Pompidou, Parigi; Palazzo Vecchio, Firenze; Palazzo Strozzi, Firenze; il Museo della Permanente, Milano; il Museo Pecci, Prato. Nel 1978 partecipa alla Biennale di Venezia; e all'XI Quadriennale di Roma. Nel 1974 è tra i promotori del collettivo "Zona" e, a partire dal '98, del collettivo "Base", a Firenze.