mercoledì 26 novembre 2014

SONIA BRAGA: GENOVA IN MOSTRA, ANNI OTTANTA - FALSOPIANO 2014




SONIA BRAGA
GENOVA IN MOSTRA
Esposizioni pubbliche e private dal dopoguerra ad oggi
Anni Ottanta
prefazione di Leo Lecci
Edizioni Falsopiano
dicembre 2014

http://adtoday.it/superba-non-edonista/

SUPERBA NON EDONISTA
Un libro documenta in modo capillare il ruolo di Genova nel panorama dell'arte degli anni '80
Intervista di Mario Gerosa a Sonia Braga
ADtoday.it 24/11/2014

Gli anni ’80 hanno rappresentato una stagione importante per l’arte contemporanea in Italia. E se tutto o quasi è stato detto riguardo allo sviluppo dell’arte degli anni ’80 a Milano o a Roma, mancano ancora all’appello le cronache dettagliate di tendenze e movimenti nati e cresciuti in altre realtà urbane, non meno interessanti e dinamiche. Ha raccolto questa sfida Sonia Braga, storico dell’arte, che ha affrontato una lunga ricerca per documentare e raccontare la ricca stagione artistica e culturale degli anni ’80 a Genova.
Il risultato di questo studio approfondito e capillare è il libro “Genova in mostra. Esposizioni pubbliche e private dal Dopoguerra a oggi. Anni Ottanta” (Edizioni Falsopiano). Pagina dopo pagina, prende forma il resoconto dettagliato di un periodo importante, descritto in modo attento e scrupoloso da Sonia Braga, che ha passato in rassegna mostre, eventi, quotidiani e archivi, secondo i criteri della storiografia attiva.
All’autrice del libro abbiamo chiesto di spiegarci perché Genova ha rivestito un ruolo così importante nella scena artistica di quegli anni.

Genova negli anni ’80 è stata un osservatorio privilegiato per l’arte contemporanea?

Sì. In quegli anni c’erano situazioni operative, strutture e personalità che solo poche altre città per tradizione superiori a Genova in ambito contemporaneo potevano vantare. Tutte le tendenze più importanti dell’arte erano ben rappresentate: Transavanguardia, Nuovo Futurismo, Nuovi Selvaggi e Bad Painting, Secessione Astratta, Street Art, Video arte, Inespressionismo, e poi tutte le correnti citazioniste (anacronismo, ipermanierismo, pittura colta). Grande attenzione era riservata alla scena regionale e alle nuove proposte dell’arte giovane, le cui linee di ricerca si possono comprendere soltanto rispetto ai fermenti che hanno interessato la scena italiana e internazionale. Gli anni ’80 sono il decennio della critica, hanno segnato il consolidamento di un sistema-arte dagli ingranaggi sempre più raffinati e globali, non dissimile da quello che conosciamo oggi. È una posizione che ha riguardato anche Genova, in quegli anni sostenuta da critici, intellettuali e galleristi che si sono rivelati sottili interpreti delle novità, valorizzando tanto il mainstream quanto le linee sperimentali della ricerca artistica, quasi sempre fondate sulla contaminazione tra i generi e le discipline.

Qual è la caratteristica dell’arte degli anni ’80 a Genova?

La trasversalità delle proposte. Non c’era giorno in cui non fosse possibile scovare un evento interessante per conoscere il lavoro di qualche artista emergente. Un’altra caratteristica della Genova “eighties” era la vivacità degli operatori culturali, non necessariamente “addetti ai lavori”, e, insieme, la forza propulsiva della scena “off”, una “new wave” scapigliata cresciuta lontano dai circuiti istituzionali dell’arte, prova tangibile della contaminazione tra l’arte “alta” e le suggestioni offerte dalla società dei consumi con le sue forme di spettacolarità diffusa. Locali, birrerie, pub, negozi di arredamento e moda seguono entusiasti il tam-tam frenetico dell’arte giovane che si muove e si rivela dove può, scegliendo senza scegliere fra sedi istituzionali e nuovi luoghi della produzione culturale.

Quali sono i grandi nomi emersi in quegli anni?

Non parlerei di grandi nomi, quanto piuttosto di una pluralità di esperienze, caratteristica che concorre a identificare il decennio delle “mille operatività”. Certo, possiamo ricordare Alessandro Mendini e Studio Alchimia riferendoci all’interrelazione tra arte e design; l’iperdecorativismo di Andrea Crosa con i suoi bricolage d’autore omaggio al Kitsch; l’importanza della produzione video con autori come i fiorentini GMM (Giovanotti Mondani Meccanici) che hanno esordito a Genova nella galleria di Rosa Leonardi. Tra gli artisti di estrazione genovese che hanno esordito in quegli anni non possiamo dimenticare Antonio Porcelli, genovese d’adozione, e la generazione del neo-concettuale rappresentata da artisti del calibro di Luca Vitone e Cesare Viel.

Negli anni ’80 a livello artistico Genova aveva una dimensione internazionale?

Sì, nell’ambito di manifestazioni come “Il gergo inquieto”, nell’'81 curato da Ester De Miro e Germano Celant, per fare solo un esempio, è stata presentata la generazione dell’Inespressionismo americano insieme ai film d’artista dell’underground statunitense e a tanta fotografia (Mapplethorpe, Kruger, Incandela) con un ospite d’eccezione, la performer Joan Jonas. È stato un modo per rileggere aspetti meno noti della cultura Pop raffrontandola al clima postmoderno. Il cinema Diana ha ospitato la prima proiezione italiana del film d’artista “The World of Gilbert & George”, interamente girato a Londra dalla coppia di artisti celebre per le apparizioni in pubblico come Living Sculptures. Il Teatro del Falcone ha accolto un’importante rassegna curata da Barbara Rose dedicata alla nuova pittura americana. I contatti erano molteplici, le stesse gallerie guardavano alla scena internazionale, basti pensare a Locus Solus, Chisel, Rosa Leonardi e all’Unimedia, che teneva rapporti diretti e privilegiati con gli artisti Fluxus.

Quali movimenti artistici si sono affermati o consolidati nella Genova degli anni '80?

Ha avuto molta fortuna il Nuovo Futurismo, seguito con passione anche dagli artisti più giovani. Anche la videoarte ha avuto una grande importanza. Un critico come Vittorio Fagone aveva definito Genova la città della “Lanterna elettrica”: si riferiva alla continua sperimentazione sull’immagine elettronica e video, contestuale alle numerose situazioni espositive che gli furono dedicate. Il ritorno alla pittura si è consolidato secondo linguaggi differenti, spesso contraddistinti dalla contaminazione con le nuove forme di comunicazione estetica della società di massa, un dialogo tra cultura alta e pop culture che ha portato l’arte a dialogare con le nuove forme di spettacolarità urbana, dai concerti rock alla moda, dall’effimero alla creatività diffusa.