LE STANZE DELLA FANTASIA
Antonio Rubino e il mondo dell'infanzia
Wolfsoniana
via Serra Gropallo 4 - Genova Nervi
dal 21/11/2014 al 7/6/2015
Viene inaugurata venerdì 21 novembre alle ore 18 presso la Wolfsoniana – Musei di Nervi (Via Serra Gropallo 4) Le stanze della fantasia. Antonio Rubino e il mondo dell’infanzia.
La mostra prende l’avvio e si polarizza intorno a due stanze dedicate ai bambini della collezione della Wolfsoniana: la nota Camera del bambino di Antonio Rubino (1924 circa) e la Cameretta Pinocchio (1928 circa), proveniente da una residenza veneta della famiglia Lapadula e da poco generosamente donata al museo.
La stanza di Rubino, i cui arredi trovano perfetta corrispondenza con i tre pannelli a tempera su tela che li inquadrano, rappresenta una suggestiva conferma della straordinaria ricchezza espressiva della fantasia creatrice dell’artista ligure e della sua piena adesione alle magie e alle inquietudini dell’immaginario infantile.
Alla realizzazione di questa cameretta, Rubino accennava già - attraverso una proposta di esclusiva per la riproduzione dei mobili - in una lettera dell’aprile del 1924 ad Arnoldo Mondadori, con cui aveva iniziato a collaborare sin dal 1912. Se non esistono fonti che attestino un seguito a questi primi accordi, è invece documentata la collaborazione tra Rubino e l’ “Industria veneziana mobili laccati” che - fondata da Vittorio Lampronti e Giorgio De Tomi nel 1928 e attiva sino al 1934 - partecipò nel 1928 al concorso delle “Tre Venezie” per l’arredamento della casa, presentando una cameretta decorata con immagini tratte dalle sue tavole per la rivista “Il Balilla”.
A tale ambiente ne seguirono probabilmente altri ispirati ai suoi personaggi, ma la stanza della Wolfsoniana è l’unica in cui si può ammirare integralmente la proiezione tridimensionale delle sue animate composizioni grafiche, come confermato da alcune geniali soluzioni inventive, tra le quali spicca la forma antropomorfa delle seggioline.
Ascrivibile anch’essa alla produzione di stanze da letto per bambini della ”Industria veneziana mobili laccati”, la Cameretta Pinocchio riproduce le celebri illustrazioni di Attilio Mussino (Torino 1878 - Cuneo 1954) per il Pinocchio di Collodi pubblicato nel 1911 dall’editore fiorentino Bemporad e vincitore quello stesso anno della medaglia d’oro all’Esposizione Internazionale di Torino. Inserite negli sportelli dei mobili - in un suggestivo contrasto tra l’incisivo segno grafico di Mussino e il monocromo sfondo giallo - tali illustrazioni trovano una loro proiezione tridimensionale in alcuni rilievi e elementi aggettanti degli arredi. Questi inserti, che dinamizzano la linea squadrata dei mobili, si trovano sia sulla cimasa dell’armadio, da cui spunta un Pinocchio colto nell’atto di calarsi, sia sul lampadario, costituito da tre figure a tutto tondo del burattino che sorreggono tra le mani le lampadine. Particolarmente intrigante appare infine la sagoma della spalliera della seggiolina con i due profili della marionetta di legno congiunti tra loro attraverso il celebre naso allungato dalle bugie. Questo motivo iconografico, che rappresenta la più nota trasformazione fisiognomica di Pinocchio e che, nelle illustrazioni di Mussino, trovò un’incisiva accentuazione grafica, si ripete pure nella struttura del comodino.
Un’ampia varietà di materiali artistici accompagnano le due stanze. Dal punto di vista grafico, le riviste e i libri portano le firme dei principali illustratori per l’infanzia dell’epoca. Se Rubino si impone ancora con alcune delle sue creazioni più celebri - l’indimenticabile Viperetta (1920), Re Bifè (1922), Bestie per bene e Caro e Cora (entrambi 1928 c.) - si segnalano almeno Bruno Angoletta, presente con “Giro Giro Tondo”, il mensile e poi quindicinale fondato nel 1921 da Antonio Beltramelli per Mondadori, e Duilio Cambellotti, autore delle illustrazioni de I racconti di Sorella Orsetta (1920) di Térésah (pseudonimo di Corinna Teresa Gray Ubertis) e da sempre interessato all’illustrazione per l’infanzia, avendo a lungo lavorato per le scuole dell’Agro Romano nel tentativo di strappare i figli dei contadini all’ignoranza e allo sfruttamento.
In mostra si presentano ancora giochi, pupazzi, tessuti e un’originale altalena per due di produzione cecoslovacca in tubolare di acciaio cromato e legno dipinto, in cui uno dei giochi più antichi e comuni viene reinterpretato e modernizzato alla luce dello stile funzionalista che si stava affermando.
L’esposizione Le stanze della fantasia. Antonio Rubino e il mondo dell’infanzia è espressamente dedicata ai visitatori under 14 ed è “a misura di bambino” nel senso che intende fare capire all’odierno pubblico infantile cosa significò essere bambini nei due decenni centrali della prima metà del Novecento, per quelle generazioni che nacquero all’indomani della fine del primo conflitto mondiale e che entrarono nell’età adulta allo scoppio del secondo e vissero quindi in prima persona i tragici eventi ad esso correlati.
Le opere in mostra rappresentano una selezione di ciò che accompagnò l’infanzia e la crescita dei bambini tra le due guerre mondiali, privilegiando quei materiali artistici intesi a stimolare la fantasia e la creatività, i sogni e le paure del pubblico infantile, con in più alcuni riferimenti alla propaganda del regime, da sempre consapevole di quanto l’educazione fosse importante nel forgiare il perfetto cittadino fascista.
Antonio Rubino e il mondo dell'infanzia
Wolfsoniana
via Serra Gropallo 4 - Genova Nervi
dal 21/11/2014 al 7/6/2015
Viene inaugurata venerdì 21 novembre alle ore 18 presso la Wolfsoniana – Musei di Nervi (Via Serra Gropallo 4) Le stanze della fantasia. Antonio Rubino e il mondo dell’infanzia.
La mostra prende l’avvio e si polarizza intorno a due stanze dedicate ai bambini della collezione della Wolfsoniana: la nota Camera del bambino di Antonio Rubino (1924 circa) e la Cameretta Pinocchio (1928 circa), proveniente da una residenza veneta della famiglia Lapadula e da poco generosamente donata al museo.
La stanza di Rubino, i cui arredi trovano perfetta corrispondenza con i tre pannelli a tempera su tela che li inquadrano, rappresenta una suggestiva conferma della straordinaria ricchezza espressiva della fantasia creatrice dell’artista ligure e della sua piena adesione alle magie e alle inquietudini dell’immaginario infantile.
Alla realizzazione di questa cameretta, Rubino accennava già - attraverso una proposta di esclusiva per la riproduzione dei mobili - in una lettera dell’aprile del 1924 ad Arnoldo Mondadori, con cui aveva iniziato a collaborare sin dal 1912. Se non esistono fonti che attestino un seguito a questi primi accordi, è invece documentata la collaborazione tra Rubino e l’ “Industria veneziana mobili laccati” che - fondata da Vittorio Lampronti e Giorgio De Tomi nel 1928 e attiva sino al 1934 - partecipò nel 1928 al concorso delle “Tre Venezie” per l’arredamento della casa, presentando una cameretta decorata con immagini tratte dalle sue tavole per la rivista “Il Balilla”.
A tale ambiente ne seguirono probabilmente altri ispirati ai suoi personaggi, ma la stanza della Wolfsoniana è l’unica in cui si può ammirare integralmente la proiezione tridimensionale delle sue animate composizioni grafiche, come confermato da alcune geniali soluzioni inventive, tra le quali spicca la forma antropomorfa delle seggioline.
Ascrivibile anch’essa alla produzione di stanze da letto per bambini della ”Industria veneziana mobili laccati”, la Cameretta Pinocchio riproduce le celebri illustrazioni di Attilio Mussino (Torino 1878 - Cuneo 1954) per il Pinocchio di Collodi pubblicato nel 1911 dall’editore fiorentino Bemporad e vincitore quello stesso anno della medaglia d’oro all’Esposizione Internazionale di Torino. Inserite negli sportelli dei mobili - in un suggestivo contrasto tra l’incisivo segno grafico di Mussino e il monocromo sfondo giallo - tali illustrazioni trovano una loro proiezione tridimensionale in alcuni rilievi e elementi aggettanti degli arredi. Questi inserti, che dinamizzano la linea squadrata dei mobili, si trovano sia sulla cimasa dell’armadio, da cui spunta un Pinocchio colto nell’atto di calarsi, sia sul lampadario, costituito da tre figure a tutto tondo del burattino che sorreggono tra le mani le lampadine. Particolarmente intrigante appare infine la sagoma della spalliera della seggiolina con i due profili della marionetta di legno congiunti tra loro attraverso il celebre naso allungato dalle bugie. Questo motivo iconografico, che rappresenta la più nota trasformazione fisiognomica di Pinocchio e che, nelle illustrazioni di Mussino, trovò un’incisiva accentuazione grafica, si ripete pure nella struttura del comodino.
Un’ampia varietà di materiali artistici accompagnano le due stanze. Dal punto di vista grafico, le riviste e i libri portano le firme dei principali illustratori per l’infanzia dell’epoca. Se Rubino si impone ancora con alcune delle sue creazioni più celebri - l’indimenticabile Viperetta (1920), Re Bifè (1922), Bestie per bene e Caro e Cora (entrambi 1928 c.) - si segnalano almeno Bruno Angoletta, presente con “Giro Giro Tondo”, il mensile e poi quindicinale fondato nel 1921 da Antonio Beltramelli per Mondadori, e Duilio Cambellotti, autore delle illustrazioni de I racconti di Sorella Orsetta (1920) di Térésah (pseudonimo di Corinna Teresa Gray Ubertis) e da sempre interessato all’illustrazione per l’infanzia, avendo a lungo lavorato per le scuole dell’Agro Romano nel tentativo di strappare i figli dei contadini all’ignoranza e allo sfruttamento.
In mostra si presentano ancora giochi, pupazzi, tessuti e un’originale altalena per due di produzione cecoslovacca in tubolare di acciaio cromato e legno dipinto, in cui uno dei giochi più antichi e comuni viene reinterpretato e modernizzato alla luce dello stile funzionalista che si stava affermando.
L’esposizione Le stanze della fantasia. Antonio Rubino e il mondo dell’infanzia è espressamente dedicata ai visitatori under 14 ed è “a misura di bambino” nel senso che intende fare capire all’odierno pubblico infantile cosa significò essere bambini nei due decenni centrali della prima metà del Novecento, per quelle generazioni che nacquero all’indomani della fine del primo conflitto mondiale e che entrarono nell’età adulta allo scoppio del secondo e vissero quindi in prima persona i tragici eventi ad esso correlati.
Le opere in mostra rappresentano una selezione di ciò che accompagnò l’infanzia e la crescita dei bambini tra le due guerre mondiali, privilegiando quei materiali artistici intesi a stimolare la fantasia e la creatività, i sogni e le paure del pubblico infantile, con in più alcuni riferimenti alla propaganda del regime, da sempre consapevole di quanto l’educazione fosse importante nel forgiare il perfetto cittadino fascista.
La mostra, curata da Matteo Fochessati e Gianni Franzone, si avvale anche di alcuni prestiti provenienti dalla Galleria L’Image-Manifesti originali del XX secolo di Alassio e dall’Archivio Storico della Pubblicità di Genova. Si ringraziano Alessandro Bellenda, Francesco Calaminici e Anna Zunino per l’amichevole collaborazione.
Un particolare ringraziamento alla famiglia Lapadula, Roma, per la donazione della Cameretta Pinocchio.