HEINRICH MARIA DAVRINGHAUSEN
a cura di Mara Folini
Museo comunale d'arte moderna di Ascona
via Borgo 34 - Ascona
dal 9/3 al 9/6/2013
Per la prima volta, sono riunite ed esposte al pubblico 46 opere astratte dell’artista tedesco Heinrich Maria Davringhausen, uno dei pionieri del Realismo magico e della Nuova Oggettività, raramente presentate al pubblico o persino inedite.
Il Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona (Svizzera) continua la sua attività di valorizzazione dei maestri della propria collezione presentando, dal 10 marzo al 9 giugno 2013, una nuova mostra di grande interesse, incentrata su Heinrich Maria Davringhausen (Aachen 1894 - Nizza 1970), un artista poco conosciuto e raramente trattato dalla critica in ambito italiano, anch’egli legato - come tanti altri esponenti della storia dell’arte moderna - alla cittadina che si affaccia sul versante elvetico del lago Maggiore.
L’esposizione, curata da Mara Folini, direttrice del Museo di Ascona, propone 46 lavori astratti di Davringhausen, provenienti in gran parte da collezioni private italiane: si potranno ammirare i quadri realizzati durante gli anni dell’emigrazione, a partire dagli anni 1930 fino al 1945, accanto a lavori più maturi, dal 1950 fino agli anni 1960, oltre ad alcune grafiche e una interessante serie di ardesie incise.
Il legame con Ascona inizia già nel 1914, quando Davringhausen, attirato dagli ambienti anarchici, soggiorna al Monte Verità, conoscendo artisti, come la danzatrice Mary Wigman o l’artista anarchico Georg Schrimpf, una tra le più importanti personalità del futuro gruppo della Neue Sachlichkeit (Nuova Oggettività): un movimento per il quale Davringhausen sarà figura anticipatrice già nel biennio 1916/17, e con il quale si schiererà condividendo, con George Grosz, Otto Dix e Carlo Mense, la lotta politica contro i falsi valori della guerra e della società capitalista.
Seguiranno i viaggi in Spagna (1924-1925), il ritorno in Germania, a Colonia (1928-1932), l’avvicinamento alle correnti surrealiste, a quelle costruttiviste (Gruppe 32), approfondite nella cerchia del politicizzato gruppo degli Artisti Progressisti, per i quali l’arte è mezzo per la rivoluzione e la lotta di classe.
In un momento nodale del suo percorso creativo, iniziato in Spagna e approfondito a Colonia, la sua arte devia verso l’astrattismo, spaziando da opere pure, geometriche e costruttiviste, ad altre cubo-surrealiste, ad altre ancora puriste, nelle quali regna l’armonia tra forme bidimensionali organiche e geometriche. Nel 1933, la fuga dal regime nazista lo porta a riparare nell’isola di Maiorca in Spagna: qui vive uno dei periodi più felici della sua vita, nel quale si abbanda totalmente all’astrattismo, a quel linguaggio universale che parla direttamente al cuore, tra armonie di forme, di linee e di colori sintetici puri, forti, accesi, pieni. Solo a esso, sembra dire l’artista in perenne fuga da ogni potere volgarmente autoritario, ci si può serenamente affidare per dare forma al proprio sentire, alla propria lotta per l’esistenza, ed esprimere così la poesia che proviene, come ebbe modo di affermare lo stesso Davringhausen, da “mani chiaroveggenti”.
Con lo scoppio della guerra civile spagnola (1936), ripara dapprima a Parigi, e poi ancora ad Ascona, dove vivrà dal 1936 al 1939. Nel borgo, Davringhausen s’inserisce subito nella vita culturale e artistica, collaborando al Teatro delle Marionette di Jakob Flach, o rinnovando l’amicizia con personaggi come Wladimir Rosenbaum e Aline Valangin. Seguiranno altri anni di fuga, l’internamento in campi di lavoro forzati (nel lager di Les Milles, con gli amici artisti Max Ernst e Anton Räderscheidt, e con scrittori quali Walter Hasenclever e Golo Mann), fino al rifugio definitivo nel Sud della Francia, a Cagnes-sur-Mer, dove rimase per ben 23 anni, fino alla morte, avvenuta nel 1970 a Nizza.
Accompagna la mostra un catalogo edizioni ALIAS, in italiano e tedesco, a cura di Mara Folini e con i contributi di Dorothea Eimert (autrice del catalogo ragionato dell’artista) ed Elena Pontiggia.
a cura di Mara Folini
Museo comunale d'arte moderna di Ascona
via Borgo 34 - Ascona
dal 9/3 al 9/6/2013
Per la prima volta, sono riunite ed esposte al pubblico 46 opere astratte dell’artista tedesco Heinrich Maria Davringhausen, uno dei pionieri del Realismo magico e della Nuova Oggettività, raramente presentate al pubblico o persino inedite.
Il Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona (Svizzera) continua la sua attività di valorizzazione dei maestri della propria collezione presentando, dal 10 marzo al 9 giugno 2013, una nuova mostra di grande interesse, incentrata su Heinrich Maria Davringhausen (Aachen 1894 - Nizza 1970), un artista poco conosciuto e raramente trattato dalla critica in ambito italiano, anch’egli legato - come tanti altri esponenti della storia dell’arte moderna - alla cittadina che si affaccia sul versante elvetico del lago Maggiore.
L’esposizione, curata da Mara Folini, direttrice del Museo di Ascona, propone 46 lavori astratti di Davringhausen, provenienti in gran parte da collezioni private italiane: si potranno ammirare i quadri realizzati durante gli anni dell’emigrazione, a partire dagli anni 1930 fino al 1945, accanto a lavori più maturi, dal 1950 fino agli anni 1960, oltre ad alcune grafiche e una interessante serie di ardesie incise.
Il legame con Ascona inizia già nel 1914, quando Davringhausen, attirato dagli ambienti anarchici, soggiorna al Monte Verità, conoscendo artisti, come la danzatrice Mary Wigman o l’artista anarchico Georg Schrimpf, una tra le più importanti personalità del futuro gruppo della Neue Sachlichkeit (Nuova Oggettività): un movimento per il quale Davringhausen sarà figura anticipatrice già nel biennio 1916/17, e con il quale si schiererà condividendo, con George Grosz, Otto Dix e Carlo Mense, la lotta politica contro i falsi valori della guerra e della società capitalista.
Seguiranno i viaggi in Spagna (1924-1925), il ritorno in Germania, a Colonia (1928-1932), l’avvicinamento alle correnti surrealiste, a quelle costruttiviste (Gruppe 32), approfondite nella cerchia del politicizzato gruppo degli Artisti Progressisti, per i quali l’arte è mezzo per la rivoluzione e la lotta di classe.
In un momento nodale del suo percorso creativo, iniziato in Spagna e approfondito a Colonia, la sua arte devia verso l’astrattismo, spaziando da opere pure, geometriche e costruttiviste, ad altre cubo-surrealiste, ad altre ancora puriste, nelle quali regna l’armonia tra forme bidimensionali organiche e geometriche. Nel 1933, la fuga dal regime nazista lo porta a riparare nell’isola di Maiorca in Spagna: qui vive uno dei periodi più felici della sua vita, nel quale si abbanda totalmente all’astrattismo, a quel linguaggio universale che parla direttamente al cuore, tra armonie di forme, di linee e di colori sintetici puri, forti, accesi, pieni. Solo a esso, sembra dire l’artista in perenne fuga da ogni potere volgarmente autoritario, ci si può serenamente affidare per dare forma al proprio sentire, alla propria lotta per l’esistenza, ed esprimere così la poesia che proviene, come ebbe modo di affermare lo stesso Davringhausen, da “mani chiaroveggenti”.
Con lo scoppio della guerra civile spagnola (1936), ripara dapprima a Parigi, e poi ancora ad Ascona, dove vivrà dal 1936 al 1939. Nel borgo, Davringhausen s’inserisce subito nella vita culturale e artistica, collaborando al Teatro delle Marionette di Jakob Flach, o rinnovando l’amicizia con personaggi come Wladimir Rosenbaum e Aline Valangin. Seguiranno altri anni di fuga, l’internamento in campi di lavoro forzati (nel lager di Les Milles, con gli amici artisti Max Ernst e Anton Räderscheidt, e con scrittori quali Walter Hasenclever e Golo Mann), fino al rifugio definitivo nel Sud della Francia, a Cagnes-sur-Mer, dove rimase per ben 23 anni, fino alla morte, avvenuta nel 1970 a Nizza.
Accompagna la mostra un catalogo edizioni ALIAS, in italiano e tedesco, a cura di Mara Folini e con i contributi di Dorothea Eimert (autrice del catalogo ragionato dell’artista) ed Elena Pontiggia.