MASSIMO CACCIARI
IL POTERE CHE FRENA
Adelphi, 27/2/2013
collana "Piccola bibliolteca Adelphi"
Nella Seconda lettera ai Tessalonicesi, che la tradizione attribuiva a san Paolo, compare l'enigmatica figura di una potenza: il katechon, colui che trattiene e contiene, arrestando o frenando l'assalto dell'Anticristo, ma che dovrà togliersi o esser tolto di mezzo - affinché l'Anticristo si disveli prima del Giorno del Signore. E l'interpretazione di quella figura è qui lo sfondo su cui si dipana una riflessione generale - in costante "divergente accordo" con la posizione di Cari Schmitt - sulla "teologia politica", e cioè sulle forme in cui idee e simboli escatologico-apocalittici si sono venuti secolarizzando nella storia politica dell'Occidente, fino all'attuale oblio della loro origine. Con quale sistema politico può trovare un compromesso il paradossale monoteismo cristiano, la fede nel deus-Trinitas? Con la forma dell'impero o, invece, con quella di un potere che frena, contiene, amministra e distribuisce soltanto? Oppure occorre cercare una contaminazione tra le due? Alcune delle decisioni politiche che hanno segnato la nostra civiltà ruotano intorno a queste domande, e nell'opera di alcuni dei suoi più grandi interpreti, da Agostino a Dante a Dostoevskij, trovano la più drammatica rappresentazione.
IL POTERE CHE FRENA
Adelphi, 27/2/2013
collana "Piccola bibliolteca Adelphi"
Nella Seconda lettera ai Tessalonicesi, che la tradizione attribuiva a san Paolo, compare l'enigmatica figura di una potenza: il katechon, colui che trattiene e contiene, arrestando o frenando l'assalto dell'Anticristo, ma che dovrà togliersi o esser tolto di mezzo - affinché l'Anticristo si disveli prima del Giorno del Signore. E l'interpretazione di quella figura è qui lo sfondo su cui si dipana una riflessione generale - in costante "divergente accordo" con la posizione di Cari Schmitt - sulla "teologia politica", e cioè sulle forme in cui idee e simboli escatologico-apocalittici si sono venuti secolarizzando nella storia politica dell'Occidente, fino all'attuale oblio della loro origine. Con quale sistema politico può trovare un compromesso il paradossale monoteismo cristiano, la fede nel deus-Trinitas? Con la forma dell'impero o, invece, con quella di un potere che frena, contiene, amministra e distribuisce soltanto? Oppure occorre cercare una contaminazione tra le due? Alcune delle decisioni politiche che hanno segnato la nostra civiltà ruotano intorno a queste domande, e nell'opera di alcuni dei suoi più grandi interpreti, da Agostino a Dante a Dostoevskij, trovano la più drammatica rappresentazione.