JIMMIE DURHAM
VENICE: OBJECTS, WORK AND TOURISM
a cura di Chiara Bertola
Fondazione Querini Stampalia
Santa Maria Formosa, Castello 5252 - Venezia
5/5/2015 - 20/9/2015
Sembra che al mondo non ci sia città senza un teatro “Rialto” e altrettanto frequenti sono i locali notturni o i cabaret denominati “Lido”. È come se Venezia simboleggiasse qualcosa di importante che ha a che fare con la bella vita. Da trecento anni questo porto italiano è un indiscusso polo di attrazione nel circuito turistico europeo, l’apice del cosiddetto Grand Tour. Oggi questo si traduce in un flusso quotidiano di migliaia di croceristi, a cui si aggiungono i tantissimi che arrivano in aereo - turisti che magari arrivano per mezza giornata - per i quali Venezia è solo un pit-stop nella loro versione moderna del Grand Tour.
Per far spazio a navi sempre più enormi si scavano canali sempre più grandi e profondi e da trentacinque anni si sente ripetere lo stesso discorso: l’aumento costante del flusso dei turisti sta distruggendo Venezia. Passano gli anni, ma questa lamentela non perde il suo accento di verità malgrado i turisti siano anche uno dei principali motori per l’economia cittadina.
L’esperienza del turista stereotipato resta un bersaglio facile per la satira. I turisti sono considerati un fenomeno strano e il modo in cui vengono sminuiti e presi in giro non riconosce il vero oggetto del loro desiderio: cogliere una parte intrinseca del sapere e dell’esperienza culturale. Allo stesso tempo, anche il mondo culturale e intellettuale europeo converge sempre più sulla travagliata Venezia. Secondo Jimmie Durham “curatori, architetti, registi e artisti vanno in pellegrinaggio a vedere le Biennali. Questo significa che il pensiero intellettuale europeo non può essere separato dal turismo europeo, né dall’oggetto creato dall’uomo.”
Inoltre, continua Durham, “turisti e intellettuali europei condividono, di Venezia, una visione romantica che cancella la realtà viva dei lavoratori veneziani, i quali ricreano in continuazione la città, le impediscono di andare in rovina, le ridanno forma sotto gli occhi di tutti.”
Quattro anni fa, Jimmie Durham fu invitato dalla Fondazione Querini Stampalia a lavorare ad un progetto su Venezia. Cominciò parlando alle persone di Venezia e dintorni che lavoravano come carpentieri, maestri vetrai, battiloro o intagliatori e con persone che lavoravano nei ristoranti o ricoprivano cariche amministrative. Parlò con lavoratori di tutti i tipi e ne raccolse le storie. Scoprì che molti di loro venivano da paesi come il Senegal, la Tunisia e il Bangladesh e che preferivano restare un elemento invisibile dell’economia locale.
Nel maggio 2015, durante la 56esima Biennale di Venezia, Durham presenterà Venice: Objects, Work and Tourism. L’installazione fatta nello Spazio Carlo Scarpa della Fondazione Querini Stampalia sarà costituita da oggetti nuovi, frutto di combinazioni inattese: pezzi di vetro raccolti nel corso di anni accanto a vernici dalle tinte vivaci, mattoni veneziani vecchi di trecento anni accanto a elementi tratti dall’industria turistica e dal quotidiano commercio di Venezia. Un’opera non pensata come un monumento, ma piuttosto come un veicolo di dialogo, capace di cogliere la complessa mescolanza di queste idee: il turismo, l’immaginario sociale di Venezia, il lavoro e l’oggetto artigianale.
La mostra sarà accompagnata da un libro d’artista concepito come parte integrante di un unico progetto. Durham ha composto questo libro con testi e immagini - oggetti che ha raccolto, immagini di persone e scene veneziane - e vi ha racchiuso la sua analisi dei legami tra il settore turistico, le storie dei lavoratori veneziani e la storia della città. Per Durham, “Venezia è l’incarnazione di questa confluenza: un luogo in cui l’oggetto diventa la pietra angolare della vita culturale e intellettuale e luogo dove questo simbolo apparentemente statico della cultura e dell’intellettualità viene continuamente modellato e perfezionato attraverso la manipolazione ed il lavoro di tutti i giorni.“
Jimmie Durham, nato negli Stati Uniti d’America nel 1940 è artista visivo, saggista e poeta attivo fin dai primi anni Sessanta. Dal 1969 studia arte alla Scuola di Belle Arti di Ginevra. Negli anni Settanta è stato attivista politico di primo piano nell’American Indian Movement, fondatore dell’International Indian Treaty Council e rappresentante presso le Nazioni Unite. Le opere di Durham spesso, ma non esclusivamente, sfidano l’idea di architettura, monumentalità e narrazione dell’identità nazionale, decostruendo gli stereotipi e i pregiudizi su cui si basa la cultura occidentale. Durham ha partecipato a numerose esposizioni internazionali quali Documenta (1992, 2012), Whitney Bienniale di New York (1993, 2003, 2014), La Biennale di Venezia (1999, 2001, 2003, 2005, 2013) e a numerose mostre in differenti musei quali Ludwig Museum di Cologna, ICA di Londra, Palais des Beaux-Arts di Bruxelles, Madre di Napoli. Retrospettive della sua opera sono state presentate al MuHKA di Anversa (2012) e al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris (2009). Nel 2013 Jimmie Durham è stato padrino della nona edizione del Premio Furla per l’arte per cui ha ideato l’immagine grafica Add Fire.
VENICE: OBJECTS, WORK AND TOURISM
a cura di Chiara Bertola
Fondazione Querini Stampalia
Santa Maria Formosa, Castello 5252 - Venezia
5/5/2015 - 20/9/2015
Sembra che al mondo non ci sia città senza un teatro “Rialto” e altrettanto frequenti sono i locali notturni o i cabaret denominati “Lido”. È come se Venezia simboleggiasse qualcosa di importante che ha a che fare con la bella vita. Da trecento anni questo porto italiano è un indiscusso polo di attrazione nel circuito turistico europeo, l’apice del cosiddetto Grand Tour. Oggi questo si traduce in un flusso quotidiano di migliaia di croceristi, a cui si aggiungono i tantissimi che arrivano in aereo - turisti che magari arrivano per mezza giornata - per i quali Venezia è solo un pit-stop nella loro versione moderna del Grand Tour.
Per far spazio a navi sempre più enormi si scavano canali sempre più grandi e profondi e da trentacinque anni si sente ripetere lo stesso discorso: l’aumento costante del flusso dei turisti sta distruggendo Venezia. Passano gli anni, ma questa lamentela non perde il suo accento di verità malgrado i turisti siano anche uno dei principali motori per l’economia cittadina.
L’esperienza del turista stereotipato resta un bersaglio facile per la satira. I turisti sono considerati un fenomeno strano e il modo in cui vengono sminuiti e presi in giro non riconosce il vero oggetto del loro desiderio: cogliere una parte intrinseca del sapere e dell’esperienza culturale. Allo stesso tempo, anche il mondo culturale e intellettuale europeo converge sempre più sulla travagliata Venezia. Secondo Jimmie Durham “curatori, architetti, registi e artisti vanno in pellegrinaggio a vedere le Biennali. Questo significa che il pensiero intellettuale europeo non può essere separato dal turismo europeo, né dall’oggetto creato dall’uomo.”
Inoltre, continua Durham, “turisti e intellettuali europei condividono, di Venezia, una visione romantica che cancella la realtà viva dei lavoratori veneziani, i quali ricreano in continuazione la città, le impediscono di andare in rovina, le ridanno forma sotto gli occhi di tutti.”
Quattro anni fa, Jimmie Durham fu invitato dalla Fondazione Querini Stampalia a lavorare ad un progetto su Venezia. Cominciò parlando alle persone di Venezia e dintorni che lavoravano come carpentieri, maestri vetrai, battiloro o intagliatori e con persone che lavoravano nei ristoranti o ricoprivano cariche amministrative. Parlò con lavoratori di tutti i tipi e ne raccolse le storie. Scoprì che molti di loro venivano da paesi come il Senegal, la Tunisia e il Bangladesh e che preferivano restare un elemento invisibile dell’economia locale.
Nel maggio 2015, durante la 56esima Biennale di Venezia, Durham presenterà Venice: Objects, Work and Tourism. L’installazione fatta nello Spazio Carlo Scarpa della Fondazione Querini Stampalia sarà costituita da oggetti nuovi, frutto di combinazioni inattese: pezzi di vetro raccolti nel corso di anni accanto a vernici dalle tinte vivaci, mattoni veneziani vecchi di trecento anni accanto a elementi tratti dall’industria turistica e dal quotidiano commercio di Venezia. Un’opera non pensata come un monumento, ma piuttosto come un veicolo di dialogo, capace di cogliere la complessa mescolanza di queste idee: il turismo, l’immaginario sociale di Venezia, il lavoro e l’oggetto artigianale.
La mostra sarà accompagnata da un libro d’artista concepito come parte integrante di un unico progetto. Durham ha composto questo libro con testi e immagini - oggetti che ha raccolto, immagini di persone e scene veneziane - e vi ha racchiuso la sua analisi dei legami tra il settore turistico, le storie dei lavoratori veneziani e la storia della città. Per Durham, “Venezia è l’incarnazione di questa confluenza: un luogo in cui l’oggetto diventa la pietra angolare della vita culturale e intellettuale e luogo dove questo simbolo apparentemente statico della cultura e dell’intellettualità viene continuamente modellato e perfezionato attraverso la manipolazione ed il lavoro di tutti i giorni.“
Jimmie Durham, nato negli Stati Uniti d’America nel 1940 è artista visivo, saggista e poeta attivo fin dai primi anni Sessanta. Dal 1969 studia arte alla Scuola di Belle Arti di Ginevra. Negli anni Settanta è stato attivista politico di primo piano nell’American Indian Movement, fondatore dell’International Indian Treaty Council e rappresentante presso le Nazioni Unite. Le opere di Durham spesso, ma non esclusivamente, sfidano l’idea di architettura, monumentalità e narrazione dell’identità nazionale, decostruendo gli stereotipi e i pregiudizi su cui si basa la cultura occidentale. Durham ha partecipato a numerose esposizioni internazionali quali Documenta (1992, 2012), Whitney Bienniale di New York (1993, 2003, 2014), La Biennale di Venezia (1999, 2001, 2003, 2005, 2013) e a numerose mostre in differenti musei quali Ludwig Museum di Cologna, ICA di Londra, Palais des Beaux-Arts di Bruxelles, Madre di Napoli. Retrospettive della sua opera sono state presentate al MuHKA di Anversa (2012) e al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris (2009). Nel 2013 Jimmie Durham è stato padrino della nona edizione del Premio Furla per l’arte per cui ha ideato l’immagine grafica Add Fire.