MONO-HA
a cura di Achille Bonito Oliva e Masahiro Aoki
Fondazione Mudima
via Tadino 26 - Milano
21/5/2015 - 19/9/2015
La Fondazione Mudima ritorna ad esporre (dopo la mostra Asiana organizzata a Venezia nel 1995) le installazioni del gruppo giapponese Mono-Ha, formato da dieci artisti e attivo tra il 1968 e il 1974. Il termine Mono-Ha si può tradurre con “La scuola delle cose” e fa riferimento all’utilizzo da parte dei suoi artisti di materiali semplici, sia naturali che provenienti dalla produzione industriale, presentati quasi “a nudo”, senza essere alterati nella propria essenza dall’intervento dell’artista.
Tessuti, rocce, legno, carta, corde, vetro vengono prediletti nelle installazioni presenti in mostra, tutti materiali usati per riconsiderare il rapporto tra l’arte, l’uomo ed il suo relazionarsi con lo spazio, con la materia e con l’evoluzione della realtà sociale. Gli artisti Mono-Ha (tutti rappresentati in mostra) sono: Koji Enokura, Noriyuki Haraguchi, Susumu Koshimizu, Lee Ufan,
Katsuhiko Narita, Nobuo Sekine, Kishio Suga, Jiro Takamatsu, Noboru Takayama e Katsuro Yoshida.
Lo scopo degli artisti di Mono-Ha è quello di ravvicinare le cose e metterle in relazione, lasciando che questa giustapposizione produca il suo significato e comunichi al pubblico un nuovo modo di guardare e comprendere la realtà che abitualmente ci circonda. L’artista non crea ma più che altro riposiziona gli oggetti all’interno di un nuovo dinamismo energetico di materiali, di forze, di dimensioni, di textures, dove la relazione tra gli oggetti e lo spazio e la tensione che ne scaturisce, acquistano un’importanza decisiva. Emergendo oggi quale una delle principali espressioni dell’arte contemporanea giapponese del secondo Novecento, l’interesse di Mono-Ha consiste nel ricercare e rivelare la realtà oltre l’apparenza. Come ha scritto Lee Ufan, uno degli artisti e il teorico del gruppo: “In verità il lavoro dell’artista, invece di dar pace alla mente e serenità alla gente, è tutto volto ad esplorare in che misura lo sguardo della gente possa essere distolto dalle cose che essi hanno sempre creduto essere la realtà”.
La riscoperta e la rivalutazione critica di Mono-Ha è oggi uno degli argomenti più attuali dell’arte contemporanea. Lo dimostrano le recentissime mostre alla Punta della Dogana a Venezia, al museo d’arte contemporanea di Dallas e la presenza delle opere di Mono-Ha nelle collezioni della Tate Modern di Londra, del MOMA di New York e di numerosi musei internazionali. Mono-Ha, con la sua sensibile attenzione al mondo industriale da una parte ed alle dinamiche naturali dall’altra, costituisce un esempio imprescindibile per l’evoluzione attuale dell’arte contemporanea e delle tematiche artistiche legate alla eco-sostenibilità, alla problematica ecologica e ambientale.
a cura di Achille Bonito Oliva e Masahiro Aoki
Fondazione Mudima
via Tadino 26 - Milano
21/5/2015 - 19/9/2015
La Fondazione Mudima ritorna ad esporre (dopo la mostra Asiana organizzata a Venezia nel 1995) le installazioni del gruppo giapponese Mono-Ha, formato da dieci artisti e attivo tra il 1968 e il 1974. Il termine Mono-Ha si può tradurre con “La scuola delle cose” e fa riferimento all’utilizzo da parte dei suoi artisti di materiali semplici, sia naturali che provenienti dalla produzione industriale, presentati quasi “a nudo”, senza essere alterati nella propria essenza dall’intervento dell’artista.
Tessuti, rocce, legno, carta, corde, vetro vengono prediletti nelle installazioni presenti in mostra, tutti materiali usati per riconsiderare il rapporto tra l’arte, l’uomo ed il suo relazionarsi con lo spazio, con la materia e con l’evoluzione della realtà sociale. Gli artisti Mono-Ha (tutti rappresentati in mostra) sono: Koji Enokura, Noriyuki Haraguchi, Susumu Koshimizu, Lee Ufan,
Katsuhiko Narita, Nobuo Sekine, Kishio Suga, Jiro Takamatsu, Noboru Takayama e Katsuro Yoshida.
Lo scopo degli artisti di Mono-Ha è quello di ravvicinare le cose e metterle in relazione, lasciando che questa giustapposizione produca il suo significato e comunichi al pubblico un nuovo modo di guardare e comprendere la realtà che abitualmente ci circonda. L’artista non crea ma più che altro riposiziona gli oggetti all’interno di un nuovo dinamismo energetico di materiali, di forze, di dimensioni, di textures, dove la relazione tra gli oggetti e lo spazio e la tensione che ne scaturisce, acquistano un’importanza decisiva. Emergendo oggi quale una delle principali espressioni dell’arte contemporanea giapponese del secondo Novecento, l’interesse di Mono-Ha consiste nel ricercare e rivelare la realtà oltre l’apparenza. Come ha scritto Lee Ufan, uno degli artisti e il teorico del gruppo: “In verità il lavoro dell’artista, invece di dar pace alla mente e serenità alla gente, è tutto volto ad esplorare in che misura lo sguardo della gente possa essere distolto dalle cose che essi hanno sempre creduto essere la realtà”.
La riscoperta e la rivalutazione critica di Mono-Ha è oggi uno degli argomenti più attuali dell’arte contemporanea. Lo dimostrano le recentissime mostre alla Punta della Dogana a Venezia, al museo d’arte contemporanea di Dallas e la presenza delle opere di Mono-Ha nelle collezioni della Tate Modern di Londra, del MOMA di New York e di numerosi musei internazionali. Mono-Ha, con la sua sensibile attenzione al mondo industriale da una parte ed alle dinamiche naturali dall’altra, costituisce un esempio imprescindibile per l’evoluzione attuale dell’arte contemporanea e delle tematiche artistiche legate alla eco-sostenibilità, alla problematica ecologica e ambientale.