GERARDO DOTTORI
Galleria d'Arte Moderna di Roma Capitale
via Francesco Crispi 24 - Roma
dal 6/12/2012 al 20/1/2013
Saranno esposte 6 opere, fra inedite e “riscoperte”, del noto futurista e maestro dell’Aeropittura Gerardo Dottori, per lo più realizzate nel periodo della sua lunga permanenza romana: Motociclista (1914), La corsa (1925), Bozzetto per la decorazione dell'Idroscalo di Ostia (1928), Incendio nella città (fine anni Venti/primi Trenta), Famiglia Marinetti (1930-1933). A queste opere si aggiunge La Natività (1930), che fa parte della collezione permanente della Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale.
Si tratta di veri e propri capolavori trovati o ritrovati di Dottori. Dell'opera “Incendio nella città”, realizzata alla fine degli anni Venti, non si conosceva l’esistenza fino al suo recente ritrovamento. Circa tre anni fa è stato invece riscoperto il “Motociclista”, dipinto a olio nel 1914 e con dedica a Marinetti, a riprova della partecipazione di Dottori alla prima stagione futurista. Ritrovamento eccellente, anche se meno recente, è quello della prima versione de “La Corsa”, la parte centrale del “Trittico della velocità” che, dopo le prime mostre, l’artista sostituì con una nuova versione. Infine, si segnala il “Bozzetto per la decorazione dell'Idroscalo di Ostia”, realizzato con la tecnica dell’idromatita e ritrovato in un deposito in Francia negli anni Ottanta insieme ad altri capolavori futuristi, testimonianza del ciclo pittorico andato distrutto.
Opera simbolo del Futurismo e dei rapporti di Dottori con Marinetti e la sua famiglia, è Famiglia Marinetti, unico ritratto del genere anch’esso al centro di un ritrovamento. Fu infatti rubato dall’abitazione di una figlia di Marinetti, staccato dal telaio e arrotolato. Dopo qualche anno fu ritrovato in Umbria e restaurato. La mostra sarà corredata inoltre da rarissime parolibere, altri documenti originali, come epistole, immagini fotografiche d’epoca, giornali, riviste, cataloghi, appartenenti all’Archivio Dottori. Gerardo Dottori (Perugia, 1884-1977) è stato il personaggio centrale della seconda stagione futurista a Roma - dove abitò dal 1926 al 1939 - accanto a Filippo Tommaso Marinetti del quale è stato in quel periodo, di fatto, il portavoce.
Il futurista perugino dalla metà degli anni Venti non era soltanto il protagonista più accreditato dell’Aeropittura, poi dell’Arte Sacra Futurista, ma anche l’acuto critico di “L’Impero”, di “Oggi e Domani” e di molti altri periodici dove spesso, oltre a seguire eventi e mostre in Italia, annunciava, appunto, le posizioni del Movimento marinettiano e lanciava campagne artistiche. Dottori, futurista dal 1912, organizzatore di una serata futurista a Perugia con Marinetti nel 1914, autore di “parolibere” pubblicate durante la Prima Guerra Mondiale, dovette attendere la fine del conflitto mondiale per esordire a livello nazionale.
Nel 1920 tenne la sua prima personale a Roma da Bragaglia, culla dei futuristi, presentato da Marinetti. La stampa nazionale lo indicò come il più significativo futurista della nuova generazione. Fedele al Futurismo fino alla fine della sua lunga e coerente carriera, dimostrò in più occasioni e in maniera eclatante anche la sua autonomia. Fu infatti l’unico futurista ad essere invitato alla Seconda Biennale Romana, quella del 1923, e quando i futuristi non erano ancora ammessi alla Biennale di Venezia e, nonostante la contrarietà espressa da Marinetti e Balla, partecipò nel 1924 al concorso di ammissione alla manifestazione veneziana, che vinse con una grande aeropittura, risultando così il primo futurista presente alla Biennale veneziana.
Presente alle maggiori manifestazioni del Movimento, in Italia e all’estero, e a collettive internazionali (anche New York nel 1927), elesse Roma come sua residenza principale dal 1926 e dalla Capitale era in contatto con tutti i futuristi e scriveva assiduamente sui periodici del Movimento. A Roma e dintorni lavorò anche a opere murarie e di arredo: affrescò l’Idroscalo d’Ostia nel 1927, intervento citato da Marinetti nel Manifesto dell’Aeropittura del 1932; realizzò interventi nella casa di Guido Carli; progettò la Sala da pranzo di Casa Cimino e dipinse ambienti in vari circoli canottieri sul Tevere. Lavori tutti andati distrutti, ma in molti casi documentabili. Tornò definitivamente a Perugia nel 1939 per ricoprire la Cattedra di Pittura dell’Accademia di Belle Arti dove si era formato.