domenica 14 ottobre 2012

JEAN AMERY: LEVAR LA MANO SU DI SÉ - BOLLATI BORINGHIERI 2012

JEAN AMERY
LEVAR LA MANO SU DI SÉ
Bollati Boringhieri, 04/10/2012
collana "Nuova Cultura" 

È un libro terribile, questo. Un libro scritto da un pensatore profondo, un uomo deportato e torturato ad Auschwitz, che torna e ritorna su quella indicibile sofferenza ("chi è stato torturato resta tale"), e che si porta dentro un carico di male che lo tiene per tutta la vita in stretta contiguità con la morte. "La tortura è stata per lui una interminabile morte", scriverà Primo Levi. È un libro scritto da chi ha già deciso e può permettersi di abbandonare la logica della vita per avvicinarsi al gesto definitivo di levare la mano su di sé, di darsi la morte volontariamente, osservandolo dall'interno, sino in fondo "sin dove può giungere la parola". È questo che rende unico questo scritto: rendersi conto che chi uccide e chi viene ucciso sono la stessa persona, vanificando così ogni logica, demolendo la dicotomia tra vita/bene e morte/male, rendendo l'atto estremo ­ che l'autore compirà due anni dopo aver pubblicato questo libro ­ una disperata affermazione di libertà, completamente slegata da ogni giudizio morale. 

Jean Améry (Vienna 1912-Salisburgo 1978), pseudonimo di Hans Chaim Mayer, studia filosofia in patria, ma all’annessione dell’Austria da parte della Germania nazista emigra in Belgio, dove partecipa alla Resistenza. Catturato e torturato, viene deportato ad Auschwitz, dove resterà fino alla liberazione del campo, nel 1945. 
Oltre a Levar la mano su di sé, per Bollati Boringhieri sono usciti Intellettuale a Auschwitz (in «Varianti», 2011), Rivolta e rassegnazione. Sull’invecchiare (1988) e Charles Bovary, medico di campagna. Ritratto di un uomo semplice (1992).