domenica 11 ottobre 2015

ARTURO CARLO QUINTAVALLE: MEDIOEVO: NATURA E FIGURA - SKIRA 2015




ARTURO CARLO QUINTAVALLE
MEDIOEVO: NATURA E FIGURA
La raffigurazione dell'uomo e della natura nell'arte medievale
Skira (8 ottobre 2015)
Collana: Arte antica

Secondo sant’Agostino il divino si legge nel creato; per i catari, nel XII secolo, il mondo è il luogo del demoniaco mentre per san Francesco gli animali, gli alberi, la natura sono segni della presenza di Dio: fra questi due poli si gioca, nel Medioevo, il dibattito su Natura e Figura (Quintavalle) che attraversa l’insieme di questi saggi.
Nel volume la storia, il confronto, anche il conflitto sulle immagini sono considerati in numerosi saggi, dalla rappresentazione del giardino in epoca bizantina (Menna) alla fine dell’immagine della natura in Occidente nei cicli altomedievali (Rossi); dalla rappresentazione di natura e figura in Cappadocia (Andaloro) alla riscoperta degli strati più antichi nella chiesa di Haghios Basilios ancora in Cappadocia (Andaloro, Bordi, Bordino, Pogliani) alla figura legata alla retorica cristiana del V secolo nei mosaici a Milano (Foletti); dal rapporto fra archetipo e derivati delle immagini sacre (Bacci) alla tipologia del ritratto dei sovrani carolingi (Caillet) a quella del Trecento (Lucherini); dal bestiario fra XI e XII secolo (Riccioni) all’immagine della creazione nell’arazzo di Gerona (Castiñ̃eiras); dalla rappresentazione secondo la “maniera greca” di natura e figura (Pace) all’immagine dei campi di battaglia medievali (Cervini); dal paesaggio raccontato dalle cronache di età comunale (Bordini) ma anche dipinto (Españ̃ol), al ritratto scritto (Greci) e scolpito (Di Fabio); dall’uso simbolico dell’oro nei dipinti fino a Pisanello (De Marchi) all’immagine del giardino medievale (Sansone); dalla committenza di Saint Denis (Jacobsen) alla rappresentazione della figura e del mondo anche vegetale in età romanica e gotica (Roviras, Mallet, Gandolfo, Taddei, Stroppa); dalla rivoluzione degli erbari in età sveva (Orofino) all’immagine scolpita, dipinta, miniata della natura dal XIII secolo in poi (Monciatti, Cavazzini, Maddalo, Barral); e ancora dall’immagine del corpo (Ameri, Reveyron, Valenzano) fino al rapporto del Petrarca con Simone Martini (Tronzo) e ai cieli stellati della Padova di Altichiero nel Trecento (Romano). Il volume inizia dunque con la rappresentazione del mondo in età tardoantica in Oriente e Occidente e chiude con la rivoluzione di immagine della tradizione giottesca che scopre il naturale, la figura e il nuovo spazio gotico del teatro, del racconto, del ritratto.