lunedì 12 ottobre 2015

FRANCESCO ARENA: SETTE, UNO, QUATTRO - GALLERIA RAFFAELLA CORTESE, MILANO




FRANCESCO ARENA
SETTE, UNO, QUATTRO
Galleria Raffaella Cortese
via A. Stradella 7 - Milano
24/9/2015 - 21/11/2015

La Galleria Raffaella Cortese è orgogliosa di inaugurare la nuova stagione espositiva con la personale di Francesco Arena. L’artista italiano ha realizzato, per la sua prima mostra in galleria, tre progetti inediti e ideati per i tre spazi espositivi, il cui numero civico dà il titolo alla mostra: "sette, uno, quattro".
Nello spazio al n. 1 sono esposte tre sculture in bronzo lucidato, autoritratti dell’artista in cui viene sottolineata la lunghezza della sua barba dopo 57, 110 e 210 giorni di crescita. Il trascorrere del tempo è un elemento che ritorna spesso nella poetica di Arena e che in molti casi rimanda all’immaginario dell’artista o a eventi storici che hanno segnato il nostro passato recente. Nello specifico, 57 sono i giorni tra i due attentati di Capaci e via D’Amelio; 110 giorni è la durata dell’ultimo soggiorno di Nietzsche a Torino; 210 i giorni corrispondenti alla durata della prima guerra del Golfo.
Lo spazio al n. 4 è diviso da una nuova parete che crea due locali separati. In ognuno dei due locali è presente solo una lastra di granito, incastonata a un’altezza di 2 m e 30 cm. Sulla lastra è incisa una scritta tratta da un pensiero di Susan Sontag (unremitting banality and inconceivable terror). In questa definizione –“interminabile banalità” e “inconcepibile terrore”– l’intellettuale americana sintetizza e profetizza la descrizione della nostra epoca. Francesco Arena dà forma al concetto espresso da Sontag attraverso questa scultura che divide e unisce al contempo i due ambienti dello spazio espositivo.
Infine, al n. 7 viene ospitata un’installazione composta da numerose sculture in DAS, realizzate a mano da Arena, che rappresentano i 57 angoli e i 58 spigoli presenti nella sua casa pugliese. Ciascun angolo o spigolo è composto da tre segmenti. La somma della lunghezza di questi segmenti moltiplicata per il numero degli angoli e degli spigoli ha come risultato 91 metri che è la somma dell’altezza dei due Buddha di Bamiyan distrutti dai talebani nel 2001. L’utilizzo del DAS, materiale che si modella con le mani e che non va cotto, è un riferimento alle macerie delle sculture afghane, dalla mano dell'uomo costruite e distrutte.

Le tre opere ideate per la mostra, anche se apparentemente diverse, hanno punti di contatto sia formali che concettuali.
In tutte le opere è presente il concetto di taglio (nella tacca che segna la lunghezza della barba nelle sculture di bronzo, il taglio nel muro in cui è installata la lapide e l’idea di frazionamento degli spazi insita per natura negli spigoli e negli angoli) e un costante riferimento temporale (i giorni che passano nella crescita della barba; il tempo descritto dalla Sontag e l’eternità, purtroppo distrutta, delle sculture dei Buddha).
Inoltre i tre lavori sono una riflessione sul concetto di monumento, che da sempre interessa all’artista, una riflessione sul suo essere e sulla sua funzione, partendo dai materiali usati e dal continuo gioco di rimandi tra la sua storia personale e la storia universale che tutti noi conosciamo.

Francesco Arena nasce a Torre Santa Susanna, Brindisi, nel 1978. Vive e lavora a Cassano delle Murge, Bari.
Tra le sue mostre personali ricordiamo: 2014, 3 Ludwig reflections and 1 horizon, NoguerasBlanchard, Madrid; 2013, Onze mille cent quatre-vingt sept jours, Frac Champagne-Ardenne, Reims; 2012, Trittico 57, Project Room, Museion, Bolzano; Orizzonte con riduzione di Mare, Monitor, Roma; 2011, Com’è piccola Milano, Peep Hole, Milano; 2010, Art Statement, Art Basel, Cratere, De Vleeshal, Middelburg NL; 2008, 3,24 mq, Nomas Foundation, Roma.
Ha preso parte anche a numerose mostre collettive, tra cui: 2015, Triennale, Milano; Nero su Bianco, American Academy, Roma, Anche le sculture muoiono, Centro di Cultura Contemporanea Strozzina, Firenze; 2014, Liberdade em movimento, a cura di Jacopo Crivelli Visconti, Fundação Iberê Camargo, Porto Alegre, Brasil; 2013, Vice Versa, Padiglione Italia, 55 Biennale di Venezia, Venezia; 2012, La storia che non ho vissuto. Testimone indiretto, a cura di Marcella Beccaria, Castello di Rivoli, Rivoli (TO), Sotto la Strada la Spiaggia, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino, Lanza una roca y a ver que pasa / Throw a Rock and See What Happens, a cura di Juan Canela, La Casa Encendida, Madrid; 2011, Pleure qui peu rit qui veut – Premio Furla 2011, Palazzo Pepoli, Bologna.