AMOS NATTINI E LA DIVINA COMMEDIA
FIGURATA FRA LE DUE GUERRE
a cura di Mara Folini Ceccarelli, Carla Mazzarelli, Irina Emelianova
Museo Comunale d’Arte Moderna
via Borgo 34 - Ascona
25/10/2015 - 30/12/2015
Il Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona dal 25 Ottobre al 30 Dicembre 2015 celebra Dante Alighieri in occasione del 750° della nascita
La mostra presenta le 100 litografie a colori della monumentale edizione della “Divina Commedia” illustrata dall’artista genovese Amos Nattini tra il 1912 e il 1941.
Il percorso espositivo propone inoltre, i disegni preparatori, in gran parte inediti, e le opere di altri importanti autori quali Vincenzo Vela, Giulio Aristide Sartorio, Guido Marussig, Leonardo Bistolfi, Adolfo De Carolis, Pietro Lingeri, Giuseppe Terragni.
In occasione del 750° della nascita di Dante Alighieri, il Museo Comunale d’Arte Moderna ospita, dal 25 ottobre al 30 dicembre 2015, una rassegna dedicata alla monumentale “Divina Commedia”, pubblicata tra il 1931 e il 1941, illustrata da Amos Nattini (Genova 1892 - Parma 1985).
I tre tomi di questa rara edizione, che contengono 100 tavole realizzate con una sofisticata tecnica litografica a colori, sono di proprietà della famiglia Eredi Guido Pancaldi di Ascona che, in via eccezionale, ne ha autorizzato l’esposizione, mostrandoli per la prima volta al pubblico.
L’iniziativa è frutto di una collaborazione tra il Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona, l’Accademia di architettura di Mendrisio e l’Istituto di studi italiani (ISI) dell’Università della Svizzera italiana (USI) di Lugano: è quindi anche un’occasione d’incontro tra l’attività scientifica del Museo di Ascona per la valorizzazione del patrimonio locale e l’attività di ricerca dell’Università. La mostra, risultato di una ricerca condotta presso l’Istituto degli Studi italiani, ha coinvolto attivamente anche gli studenti dell’Accademia di architettura di Mendrisio che hanno ideato, progettato e realizzato l’originale allestimento, coordinati dall’atelier dell’architetto Riccardo Blumer (docente di progettazione dell’Accademia di architettura) e da Carla Mazzarelli (docente di Storia dell’arte e dell’architettura all’Accademia di architettura e all’Istituto di Studi Italiani dell’USI) e co-curatrice dell’evento con Mara Folini (direttrice del Museo Comunale d’Arte Moderna), ed Irina Emelianova (dottoranda di ricerca USI). L’esposizione è diventata così anche l’oggetto di un nuovo seminario di alta formazione dell’USI, un workshop tra teoria e pratica progettuale, nell’ottica di una più stretta relazione tra arte, architettura, letteratura e territorio, così come tra didattica, ricerca e divulgazione scientifica.
La rassegna riunisce le tavole dei tre volumi di Nattini e alcuni acquerelli preparatori originali. Accanto a essi, si trovano opere di Vincenzo Vela, Giulio Aristide Sartorio, Guido Marussig, Leonardo Bistolfi, Adolfo De Carolis, Pietro Lingeri, Giuseppe Terragni, che ricostruiscono, attraverso otto sezioni, la genesi e il contesto culturale e storico del progetto editoriale, sviluppato in Italia nell’arco di vent’anni, tra le due guerre. Si ripercorre, così, la fortuna del culto del “Sommo Poeta” tra Ottocento e Novecento, a partire dal Risorgimento, come testimoniato dal celebre Busto di Dante di Vincenzo Vela.
Amos Nattini si forma, tra Genova, Parma e Parigi, in questo clima di revival dantesco e nel colto ambiente artistico che dal realismo tardo ottocentesco va orientandosi verso il simbolismo europeo. I suoi lavori giovanili, accostati a quelli dei maestri con cui entra in contatto, ricostruiscono le diverse anime di quel mondo denso di sollecitazioni, fondato su un fitto dialogo tra le arti visive, la musica, il teatro e le lettere. Sostenuto da Gabriele d’Annunzio e soprattutto grazie al sodalizio con il giornalista genovese Francesco M. Zandrino, Nattini avvia il nuovo progetto dell’edizione della “Divina Commedia”, lavorando incessantemente per vent’anni, a partire dal 1912, a una quantità sconfinata di disegni. Diventa così possibile seguire il metodo di lavoro dell’artista genovese e, allo stesso tempo, il progressivo definirsi dell’edizione, vero e proprio libro-monumento, non solo per la grandezza e la raffinatezza delle tavole, ma anche per la dimensione dei leggii pensati per sostenerli, realizzati da celebri designer, come quello di Giὸ Ponti o quello, in mostra, dell’ebanista Eugenio Quarti.
L’idea di un monumento alla “Divina Commedia”, che è oggetto di un rinnovato interesse proprio in quegli anni, tra i più difficili e controversi della storia d’Italia, è testimoniato dall’inedito progetto dello scenografo Mario Zampini le Visioni dantesche per l’erezione a Roma di un monumento alla Divina Commedia; per la prima volta in Canton Ticino, sono esposte le tavole originali del noto progetto del Danteum di Pietro Lingeri e Giuseppe Terragni, un edificio, capolavoro dell’architettura razionalista, che doveva erigersi su via dei Fori imperiali a Roma su diretta committenza di Benito Mussolini.
Le tavole di Nattini non solo consentono di avvicinarsi alla “Divina Commedia” di Dante, reinterpretata dall’artista con un immaginario che guarda ai grandi maestri del passato e anche al simbolismo e al divisionismo, ma danno anche testimonianza di un tempo “storico” in cui si andarono definendo tali progetti, che risentirono della manipolazione che ne diedero fascismo e nazismo. Una strumentalizzazione difficile da accettare per persone che, come Nattini, avevano creduto in altri ideali. Se la tragedia della guerra sembra infatti chiudere ogni possibilità di celebrare e visualizzare “poesia”, il volume de Il Paradiso, creato da Nattini in solitudine e a guerra cominciata, resta a testimoniare la sua incrollabile fiducia, a dispetto dei tempi, nelle possibilità dell’uomo di rispondere con l’opera d’arte a ogni orrore.
L’originale allestimento - sei “macchine” espositive, quante sono le sale della mostra - grazie all’entusiasmo dei 13 studenti dell’Accademia di architettura, ha saputo mettere in dialogo le arti, recuperando un’idea di leggerezza e sospensione, in un ideale confronto con le opere degli artisti del passato e, allo stesso tempo, in opposizione con quella strumentale monumentalità del fascismo. Un’occasione, per ritrovare Dante e il suo viaggio nell’immaginario, nelle paure, nei limiti dell’animo umano.
La mostra, patrocinata dal Consolato Generale d’Italia e dalla Società Dante Alighieri di Locarno, è accompagnata da una guida informativa realizzata dall’Accademia di architettura di Mendrisio. Tra gli eventi collaterali si segnalano in particolare le Lecturae Dantis concepite dall’Istituto di studi italiani (ISI) e dedicate ai “personaggi” della Divina Commedia.
Immagine: Amos Nattini, Inferno, canto XII
a cura di Mara Folini Ceccarelli, Carla Mazzarelli, Irina Emelianova
Museo Comunale d’Arte Moderna
via Borgo 34 - Ascona
25/10/2015 - 30/12/2015
Il Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona dal 25 Ottobre al 30 Dicembre 2015 celebra Dante Alighieri in occasione del 750° della nascita
La mostra presenta le 100 litografie a colori della monumentale edizione della “Divina Commedia” illustrata dall’artista genovese Amos Nattini tra il 1912 e il 1941.
Il percorso espositivo propone inoltre, i disegni preparatori, in gran parte inediti, e le opere di altri importanti autori quali Vincenzo Vela, Giulio Aristide Sartorio, Guido Marussig, Leonardo Bistolfi, Adolfo De Carolis, Pietro Lingeri, Giuseppe Terragni.
In occasione del 750° della nascita di Dante Alighieri, il Museo Comunale d’Arte Moderna ospita, dal 25 ottobre al 30 dicembre 2015, una rassegna dedicata alla monumentale “Divina Commedia”, pubblicata tra il 1931 e il 1941, illustrata da Amos Nattini (Genova 1892 - Parma 1985).
I tre tomi di questa rara edizione, che contengono 100 tavole realizzate con una sofisticata tecnica litografica a colori, sono di proprietà della famiglia Eredi Guido Pancaldi di Ascona che, in via eccezionale, ne ha autorizzato l’esposizione, mostrandoli per la prima volta al pubblico.
L’iniziativa è frutto di una collaborazione tra il Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona, l’Accademia di architettura di Mendrisio e l’Istituto di studi italiani (ISI) dell’Università della Svizzera italiana (USI) di Lugano: è quindi anche un’occasione d’incontro tra l’attività scientifica del Museo di Ascona per la valorizzazione del patrimonio locale e l’attività di ricerca dell’Università. La mostra, risultato di una ricerca condotta presso l’Istituto degli Studi italiani, ha coinvolto attivamente anche gli studenti dell’Accademia di architettura di Mendrisio che hanno ideato, progettato e realizzato l’originale allestimento, coordinati dall’atelier dell’architetto Riccardo Blumer (docente di progettazione dell’Accademia di architettura) e da Carla Mazzarelli (docente di Storia dell’arte e dell’architettura all’Accademia di architettura e all’Istituto di Studi Italiani dell’USI) e co-curatrice dell’evento con Mara Folini (direttrice del Museo Comunale d’Arte Moderna), ed Irina Emelianova (dottoranda di ricerca USI). L’esposizione è diventata così anche l’oggetto di un nuovo seminario di alta formazione dell’USI, un workshop tra teoria e pratica progettuale, nell’ottica di una più stretta relazione tra arte, architettura, letteratura e territorio, così come tra didattica, ricerca e divulgazione scientifica.
La rassegna riunisce le tavole dei tre volumi di Nattini e alcuni acquerelli preparatori originali. Accanto a essi, si trovano opere di Vincenzo Vela, Giulio Aristide Sartorio, Guido Marussig, Leonardo Bistolfi, Adolfo De Carolis, Pietro Lingeri, Giuseppe Terragni, che ricostruiscono, attraverso otto sezioni, la genesi e il contesto culturale e storico del progetto editoriale, sviluppato in Italia nell’arco di vent’anni, tra le due guerre. Si ripercorre, così, la fortuna del culto del “Sommo Poeta” tra Ottocento e Novecento, a partire dal Risorgimento, come testimoniato dal celebre Busto di Dante di Vincenzo Vela.
Amos Nattini si forma, tra Genova, Parma e Parigi, in questo clima di revival dantesco e nel colto ambiente artistico che dal realismo tardo ottocentesco va orientandosi verso il simbolismo europeo. I suoi lavori giovanili, accostati a quelli dei maestri con cui entra in contatto, ricostruiscono le diverse anime di quel mondo denso di sollecitazioni, fondato su un fitto dialogo tra le arti visive, la musica, il teatro e le lettere. Sostenuto da Gabriele d’Annunzio e soprattutto grazie al sodalizio con il giornalista genovese Francesco M. Zandrino, Nattini avvia il nuovo progetto dell’edizione della “Divina Commedia”, lavorando incessantemente per vent’anni, a partire dal 1912, a una quantità sconfinata di disegni. Diventa così possibile seguire il metodo di lavoro dell’artista genovese e, allo stesso tempo, il progressivo definirsi dell’edizione, vero e proprio libro-monumento, non solo per la grandezza e la raffinatezza delle tavole, ma anche per la dimensione dei leggii pensati per sostenerli, realizzati da celebri designer, come quello di Giὸ Ponti o quello, in mostra, dell’ebanista Eugenio Quarti.
L’idea di un monumento alla “Divina Commedia”, che è oggetto di un rinnovato interesse proprio in quegli anni, tra i più difficili e controversi della storia d’Italia, è testimoniato dall’inedito progetto dello scenografo Mario Zampini le Visioni dantesche per l’erezione a Roma di un monumento alla Divina Commedia; per la prima volta in Canton Ticino, sono esposte le tavole originali del noto progetto del Danteum di Pietro Lingeri e Giuseppe Terragni, un edificio, capolavoro dell’architettura razionalista, che doveva erigersi su via dei Fori imperiali a Roma su diretta committenza di Benito Mussolini.
Le tavole di Nattini non solo consentono di avvicinarsi alla “Divina Commedia” di Dante, reinterpretata dall’artista con un immaginario che guarda ai grandi maestri del passato e anche al simbolismo e al divisionismo, ma danno anche testimonianza di un tempo “storico” in cui si andarono definendo tali progetti, che risentirono della manipolazione che ne diedero fascismo e nazismo. Una strumentalizzazione difficile da accettare per persone che, come Nattini, avevano creduto in altri ideali. Se la tragedia della guerra sembra infatti chiudere ogni possibilità di celebrare e visualizzare “poesia”, il volume de Il Paradiso, creato da Nattini in solitudine e a guerra cominciata, resta a testimoniare la sua incrollabile fiducia, a dispetto dei tempi, nelle possibilità dell’uomo di rispondere con l’opera d’arte a ogni orrore.
L’originale allestimento - sei “macchine” espositive, quante sono le sale della mostra - grazie all’entusiasmo dei 13 studenti dell’Accademia di architettura, ha saputo mettere in dialogo le arti, recuperando un’idea di leggerezza e sospensione, in un ideale confronto con le opere degli artisti del passato e, allo stesso tempo, in opposizione con quella strumentale monumentalità del fascismo. Un’occasione, per ritrovare Dante e il suo viaggio nell’immaginario, nelle paure, nei limiti dell’animo umano.
La mostra, patrocinata dal Consolato Generale d’Italia e dalla Società Dante Alighieri di Locarno, è accompagnata da una guida informativa realizzata dall’Accademia di architettura di Mendrisio. Tra gli eventi collaterali si segnalano in particolare le Lecturae Dantis concepite dall’Istituto di studi italiani (ISI) e dedicate ai “personaggi” della Divina Commedia.
Immagine: Amos Nattini, Inferno, canto XII