mercoledì 7 ottobre 2015

PATRICK WILLOCK: I AM WALÉ RESPECT ME / FOREVEER WALÉ - VISIONQUEST GALLERY, GENOVA




PATRICK WILLOCK
I AM WALÉ RESPECT ME / FOREVEER WALÉ
VisionQuesT Gallery
piazza Invrea, 4R - Genova
1/10/2015 - 29/11/2015

Visionquest contemporary photography è lieta di presentare la nuova stagione artistica 2015/2016 in occasione di START - la riapertura in contemporanea di tutte le gallerie d’Arte di Genova - con Patrick Willocq e le immagini che appartengono al progetto I am Walé respect me / Forever Walé.

Le immagini sono la rappresentazione della totale immersione da parte di Willocq in un rito d’iniziazione. Un opera sia di reportage sia di testimonianza artistica, che vuole essere il più vicino possibile all'esperienza dei Pigmei Ekonda della Repubblica Democratica del Congo.

Il momento più importante nella vita di una donna Ekonda è la nascita del suo primo figlio, la giovane madre, chiamata Walé (“madre primipara"), torna dai suoi genitori per rimanere reclusa da due a cinque anni. Il rispettare vari tabù, soprattutto sessuali, le fa acquisire uno status simile a quello di un patriarca. La fine del suo isolamento è caratterizzata da danze e canti rituali altamente codificati, che sono di volta in volta, una creazione unica per ogni Walé.

"Sono sempre stato affascinato dalle tribù indigene perché sento che esse sono custodi di una forma di ricchezza per noi irrimediabilmente persa. Il rituale del Walè è un meraviglioso tributo alla maternità, la fertilità e femminilità. Per questo motivo ho proposto alle donne Walè che conosco da anni di partecipare a una sorta di messa in scena in grado di testimoniare una parte della loro storia personale. Ogni immagine rappresenta in chiave visiva la canzone cantata dalla donna Walè durante il giorno più importante della propria vita: quello del ritorno al villaggio."- Patrick Willocq

Il rituale Walé è altamente competitivo e si basa sull’acquisire più prestigio e potere rispetto agli avversari e aumentare l'onore della famiglia. Quando una giovane madre diventa un Walé acquisisce un soprannome che la differenzia dalle sue rivali e la posiziona agli occhi della comunità. Ogni giorno la giovane donna si prepara un’elaborata toilette fatta apposta per focalizzare l'attenzione di tutti su di lei. Prepara una miscela di polvere rossa di legno ngola con olio di palma, che spalma sul proprio corpo. Le acconciature sofisticate, fatte di fango come una pasta, una miscela di cenere, foglie bopokoloko e olio di palma, sono ancora un altro modo per le donne Walé di ostentare la loro unicità.
“Bosala, Walé Leopard”
«Ensansa: Walé lângóyàlé nkòi ng’áòpósa lûmòlá ngwá la ntábà. Bàsómi bâkìnú lobétámá ndé bìtánda. Walé là ngóyàlé nkòi ndé bìtánda lûmólá ngwá ».
Canzone: "Walé diventa come un leopardo quando caccia. Nascondete i vostri cani e le vostre capre. Il mio assistente si trova sui rami. Walé, sembra stia diventando leopardo sul ramo, allontanate i vostri cani."
Paragonando se stessa a un leopardo, Walé Bosala (17 anni, sposata, 1 anno in isolamento, madre di Pauline) esprime la sua singolarità e mostra la sua superiorità. E’ anche il suo modo di avvertire le altre Walé che lei ha la forza di volontà per difendersi contro di loro, se necessario.

Il lungo tempo trascorso a lungo in questi villaggi e la complicità con i propri abitanti, sono alla base di queste artistiche messe in scena che rispecchiano i problemi sociali e le esigenze di sviluppo da parte di questi popoli. Ma in un armonia di molteplici, diversi elementi, forme e colori, ci restituiscono la bellezza, la semplicità, la dignità e i contrasti della vita di ogni giorno, nonostante tutte le difficoltà che ognuno di queste persone deve affrontare.
E' bello pensare che tutto questo, pur avendo un aspetto notevolmente intimo e personale dove l’artista si concentra sul rituale delle donne Walé, risulta anche una collaborazione unica nel suo genere tra le giovani donne pigmee, il loro clan, gli artigiani della foresta che hanno aiutato a costruire i set, un etnomusicologo e un fotografo; come se ognuno di loro cercasse di diventare simbolo di un intero popolo ma senza omologazione o integrazione culturale mantenendo l'orgoglio e il rispetto dell' individuo.

Patrick Willocq nasce a Strasburgo (Francia) nel 1969, ha vissuto la maggior parte della sua vita all'estero, in particolare in Asia e nella Repubblica Democratica del Congo.
Fotografo autodidatta con una passione per i viaggi, esploratore di diverse culture, il suo desiderio è di documentare le realtà che ha vissuto fin da quando era bambino.
Nel 2012, a seguito di uno dei tanti viaggi in Congo, decide di lasciare la propria attività professionale per dedicarsi completamente alla fotografia. La sua forte motivazione Willocq nasce dalla necessità di mostrare un’immagine diversa sia del Congo sia dell'Africa in generale - un’immagine focalizzata sul futuro - andando oltre i luoghi comuni presentati dai media.