LOUISE NEVELSON & MAI-THU PERRET
QUEEN OF THE BLACK BLACK
Galleria Vistamare
largo dei Frentani 13 - Pescara
dal 31/5/2014 al 6/9/2014
Le opere in esposizione svelano come, a dispetto delle palesi diversità, il dialogo costituito dalle due artiste sia, in realtà, serratissimo. Ai totem e muri in nero, che assieme ai collage definiscono l’opera della Nevelson, fanno da chiaro contrappunto le delicate sculture in ceramica, le linee trasparenti dei neon della Perret.
In un gioco di rimandi e risposte, l’assenza di colore, l’opacità e lo spazio ‘ombroso’ dell’una si congiunge perfettamente alla visione luminosa dell’altra. Le strategie di accumulazione e oscuramento dialogano in un medesimo canto con la luce e l’evanescenza, rivelando un interesse comune per immagini ancestrali, per scenari ieratici dalla fascinazione cimiteriale.
QUEEN OF THE BLACK BLACK
Galleria Vistamare
largo dei Frentani 13 - Pescara
dal 31/5/2014 al 6/9/2014
Le opere in esposizione svelano come, a dispetto delle palesi diversità, il dialogo costituito dalle due artiste sia, in realtà, serratissimo. Ai totem e muri in nero, che assieme ai collage definiscono l’opera della Nevelson, fanno da chiaro contrappunto le delicate sculture in ceramica, le linee trasparenti dei neon della Perret.
In un gioco di rimandi e risposte, l’assenza di colore, l’opacità e lo spazio ‘ombroso’ dell’una si congiunge perfettamente alla visione luminosa dell’altra. Le strategie di accumulazione e oscuramento dialogano in un medesimo canto con la luce e l’evanescenza, rivelando un interesse comune per immagini ancestrali, per scenari ieratici dalla fascinazione cimiteriale.
Entrambe le artiste sono intrise fortemente di una poetica
femminista, la Nevelson essa stessa una sorta di figura protofemminista, nella
volontà ferma di vivere una vita indipendente e libera, dedita in modo esclusivo
alla sua arte; Perret, costantemente impegnata nello studio delle immagini
mitiche dell’universo femminile, conduttrici di una nuova simbologia sociale. Ai
grandi assemblages in mostra come “City series” 1974 e “Tropical landscape I”
1975, architetture iconiche del lavoro di Louise Nevelson, Mai-Thu Perret
risponde con sottili segni grafici di luce e soprattutto nel lavoro “Flow my
tears”, presentato alla Biennale di Venezia del 2011 e ricco di influenze
surrealiste, l’artista svizzera sembra riferirsi alla nera silhouette della
grande scultrice americana, generando una sorta di doppio ideale del personaggio
drammatico che fu la Nevelson.
Il titolo stesso della mostra, una citazione
tratta da una poesia di Lady Lou, identifica la fisionomia artistica e personale
della scultrice americana e al tempo stesso sottolinea lo studio delle teorie
femministe portate avanti da Perret.