VEGETATION AS A POLITICAL AGENT
a cura di Marco Scotini
PAV Parco Arte Vivente
via Giordano Bruno 31 -Torino
dal 30/5/2014 al 2/11/2014
Ayreen Anastas & Rene Gabri, Imre Bukta, Amilcar Cabral, Filipa César, Critical Art Ensemble, Emory Douglas, Fernando García-Dory, Piero Gilardi, Daniel Halter, Adelita Husni-Bey, Bonnie Ora Sherk, Claire Pentecost, Marjetica Potrč, RozO (Philippe Zourgane & Séverine Roussel), Nomeda e Gediminas Urbonas.
Venerdì 30 maggio, alle ore 18.30, nellʼambito del programma artistico 2014 Commons Art, il PAV inaugura Vegetation as a political agent, mostra collettiva curata da Marco Scotini.
Lʼesposizione intende indagare le implicazioni storiche e sociali del mondo vegetale alla luce della sempre più frequente rivendicazione del “verde” quale agente di cambiamento dei processi economici in atto e la crisi attuale.
Attribuire a una pianta un tempo storico significa analizzare lʼelemento vegetale non solo nella sua componente biologica, ma anche in relazione agli aspetti sociali e politici che lo vedono già al centro delle prime forme di globalizzazione economica. Nel XVII e XVIII secolo, attraverso le piantagioni coloniali e i mercati via mare, si definivano infatti i primi sistemi di controllo delle specie e prendevano forma condizioni di espropriazione e sfruttamento territoriale nella lotta per il monopolio delle spezie. Allʼinterno di questa storia la mostra i ntende evidenziare quelle tappe in cui lʼelemento vegetale ha rappresentato un segno di emancipazione sociale.
Articolata sul doppio registro di storia e attualità, Vegetation as a political agent mette insieme, e sullo stesso piano, interventi artistici e architettonici di tredici artisti internazionali, documenti di figure pionieristiche delle prime rivoluzioni ecologiche e apparati scientifici provenienti dal mondo botanico. Insieme alle opere e alle installazioni, la mostra comprende una vasta serie di illustrazioni e campioni vegetali, materiali dʼarchivio e manifesti prodotti in unʼampia varietà di contesti culturali differenti. La geopolitica che ne fa da sfondo va dallʼOceano Indiano (Isole Mauritius e Réunion) alla Guinea - Bissau, dal Sudafrica al territorio messicano.
La sezione storica e documentale della mostra nasce dalla collaborazione con lʼOrto Botanico di Torino che, grazie alla supervisione scientifica dellʼEx Direttrice Rosanna Caramiello, ha permesso lʼindividuazione di alcune specie pedemontane protette e in via di estinzione (la Peonia e la Marsilea, tra le altre) esposte nella serra del PAV. Accanto alle tavole degli erbari tratti dai volumi di Carlo Ludovico Allioni (che fu direttore dellʼOrto Botanico presso il Castello del Valentino nella seconda metà del Settecento e in stretto contatto con Linneo per la definizione dei sistemi di classificazione) sono esposte immagini, manifesti ed estratti di testi che sottolineano le possibili narrazioni del mondo vegetale sul piano nor mativo, conservativo e sullʼimpiego officinale di piante come la China e la Coca.
Allʼ interno e allʼ esterno del PAV sono inoltre indagati i rapporti tra agricoltura e movimenti popolari nei documenti relativi alla figura di Amilcar Cabral, agronomo e politico guineense che portò la Guinea - Bissau e le isole di Capo Verde allʼ indipendenza dal Portogallo; vengono esplorati il ruolo dellʼ attivismo ecologico attraverso la figura di Mel King nel progetto di Nomeda e Gediminas Urbonas, i murales di Emory Doug las, uno tra gli esponenti del Black Power movement americano a difesa del proletariato rurale, e i campi di protesta treesitting nel Regno Unito indagati da Adelita Husni - Bey. Il rivoluzionario modello di riciclaggio dei rifiuti proposto dal pioniere Geor ge Chan è invece al centro della ricerca di Fernando García - Dory. Non ultimo, sono presentate forme di espressione e immaginari collettivi sui temi della rivoluzione verde palesate nelle maschere e ne i costumi disegnati da Piero Gilardi e indossati nelle animazioni teatrali contro lʼimpiego di OGM nelle coltivazioni di mais (O.G.M. Free, 2014).
Nella corte del PAV prendono forma le due installazioni ambientali create per l ʼ esposizione dai gruppi RozO (Philippe Zourgane & Séverine Roussel) e Critical Art E nsemble. RozO mette a punto Salle verte , un ʼ architettura di tipo vernacolare che diventa un rifugio vegetale percorribile realizzato in bambù e foglie di palma (intrecciate in loco da un contadino delle Isole della Réunion). L ʼ installazione ospita una serie di documentazioni video sulle ex - colo nie francesi del Vietnam, Algeria e delle Isole della Réunion. A chiusura della corte, il collettivo americano Critical Art Ensemble realizza invece Sterile field . Si tratta di una porzione di terreno, in parte ricavata da un lembo di strato erboso del par co del PAV e reso disponibile per l ʼ operazione, lavorata con il metodo roundup ready, procedimento chimico di diserbo invasivo che, su lunga durata, distrugge la biodiversità.
In relazione al mondo vegetale, Vegetation as a political agent solleva infine degli interrogativi circa la rivendicazione della soggettività creativa attraverso pratiche di ortocoltutra, come nelle ricerche e nelle sperimentazioni degli artisti Ayreen Anastas & Rene Gabri con lʼimmissione nel mercato di semi biologici per il ri - equ ilibrio del suolo; Claire Pentecost con lʼ indagine del mais transgenico in Messico; Marjetica Potrč che, impegnata in progetti comunitari partecipati, ha dato vita allʼ orto comunitario auto - organizzato allʼ Ubuntu Park in un quartiere - villaggio di Soweto in Sudafrica (2014). Figure come lʼ ungherese Imre Bukta e la californiana Bonnie Ora Sherk sono infine testimoni degli anni ʻ 70 di forme pionieristiche del rapporto tra arte e agricoltura sotto le opposte polarità della Guerra Fredda.
Immagine: Felipa César, Conakry, 2012, still da video
a cura di Marco Scotini
PAV Parco Arte Vivente
via Giordano Bruno 31 -Torino
dal 30/5/2014 al 2/11/2014
Ayreen Anastas & Rene Gabri, Imre Bukta, Amilcar Cabral, Filipa César, Critical Art Ensemble, Emory Douglas, Fernando García-Dory, Piero Gilardi, Daniel Halter, Adelita Husni-Bey, Bonnie Ora Sherk, Claire Pentecost, Marjetica Potrč, RozO (Philippe Zourgane & Séverine Roussel), Nomeda e Gediminas Urbonas.
Venerdì 30 maggio, alle ore 18.30, nellʼambito del programma artistico 2014 Commons Art, il PAV inaugura Vegetation as a political agent, mostra collettiva curata da Marco Scotini.
Lʼesposizione intende indagare le implicazioni storiche e sociali del mondo vegetale alla luce della sempre più frequente rivendicazione del “verde” quale agente di cambiamento dei processi economici in atto e la crisi attuale.
Attribuire a una pianta un tempo storico significa analizzare lʼelemento vegetale non solo nella sua componente biologica, ma anche in relazione agli aspetti sociali e politici che lo vedono già al centro delle prime forme di globalizzazione economica. Nel XVII e XVIII secolo, attraverso le piantagioni coloniali e i mercati via mare, si definivano infatti i primi sistemi di controllo delle specie e prendevano forma condizioni di espropriazione e sfruttamento territoriale nella lotta per il monopolio delle spezie. Allʼinterno di questa storia la mostra i ntende evidenziare quelle tappe in cui lʼelemento vegetale ha rappresentato un segno di emancipazione sociale.
Articolata sul doppio registro di storia e attualità, Vegetation as a political agent mette insieme, e sullo stesso piano, interventi artistici e architettonici di tredici artisti internazionali, documenti di figure pionieristiche delle prime rivoluzioni ecologiche e apparati scientifici provenienti dal mondo botanico. Insieme alle opere e alle installazioni, la mostra comprende una vasta serie di illustrazioni e campioni vegetali, materiali dʼarchivio e manifesti prodotti in unʼampia varietà di contesti culturali differenti. La geopolitica che ne fa da sfondo va dallʼOceano Indiano (Isole Mauritius e Réunion) alla Guinea - Bissau, dal Sudafrica al territorio messicano.
La sezione storica e documentale della mostra nasce dalla collaborazione con lʼOrto Botanico di Torino che, grazie alla supervisione scientifica dellʼEx Direttrice Rosanna Caramiello, ha permesso lʼindividuazione di alcune specie pedemontane protette e in via di estinzione (la Peonia e la Marsilea, tra le altre) esposte nella serra del PAV. Accanto alle tavole degli erbari tratti dai volumi di Carlo Ludovico Allioni (che fu direttore dellʼOrto Botanico presso il Castello del Valentino nella seconda metà del Settecento e in stretto contatto con Linneo per la definizione dei sistemi di classificazione) sono esposte immagini, manifesti ed estratti di testi che sottolineano le possibili narrazioni del mondo vegetale sul piano nor mativo, conservativo e sullʼimpiego officinale di piante come la China e la Coca.
Allʼ interno e allʼ esterno del PAV sono inoltre indagati i rapporti tra agricoltura e movimenti popolari nei documenti relativi alla figura di Amilcar Cabral, agronomo e politico guineense che portò la Guinea - Bissau e le isole di Capo Verde allʼ indipendenza dal Portogallo; vengono esplorati il ruolo dellʼ attivismo ecologico attraverso la figura di Mel King nel progetto di Nomeda e Gediminas Urbonas, i murales di Emory Doug las, uno tra gli esponenti del Black Power movement americano a difesa del proletariato rurale, e i campi di protesta treesitting nel Regno Unito indagati da Adelita Husni - Bey. Il rivoluzionario modello di riciclaggio dei rifiuti proposto dal pioniere Geor ge Chan è invece al centro della ricerca di Fernando García - Dory. Non ultimo, sono presentate forme di espressione e immaginari collettivi sui temi della rivoluzione verde palesate nelle maschere e ne i costumi disegnati da Piero Gilardi e indossati nelle animazioni teatrali contro lʼimpiego di OGM nelle coltivazioni di mais (O.G.M. Free, 2014).
Nella corte del PAV prendono forma le due installazioni ambientali create per l ʼ esposizione dai gruppi RozO (Philippe Zourgane & Séverine Roussel) e Critical Art E nsemble. RozO mette a punto Salle verte , un ʼ architettura di tipo vernacolare che diventa un rifugio vegetale percorribile realizzato in bambù e foglie di palma (intrecciate in loco da un contadino delle Isole della Réunion). L ʼ installazione ospita una serie di documentazioni video sulle ex - colo nie francesi del Vietnam, Algeria e delle Isole della Réunion. A chiusura della corte, il collettivo americano Critical Art Ensemble realizza invece Sterile field . Si tratta di una porzione di terreno, in parte ricavata da un lembo di strato erboso del par co del PAV e reso disponibile per l ʼ operazione, lavorata con il metodo roundup ready, procedimento chimico di diserbo invasivo che, su lunga durata, distrugge la biodiversità.
In relazione al mondo vegetale, Vegetation as a political agent solleva infine degli interrogativi circa la rivendicazione della soggettività creativa attraverso pratiche di ortocoltutra, come nelle ricerche e nelle sperimentazioni degli artisti Ayreen Anastas & Rene Gabri con lʼimmissione nel mercato di semi biologici per il ri - equ ilibrio del suolo; Claire Pentecost con lʼ indagine del mais transgenico in Messico; Marjetica Potrč che, impegnata in progetti comunitari partecipati, ha dato vita allʼ orto comunitario auto - organizzato allʼ Ubuntu Park in un quartiere - villaggio di Soweto in Sudafrica (2014). Figure come lʼ ungherese Imre Bukta e la californiana Bonnie Ora Sherk sono infine testimoni degli anni ʻ 70 di forme pionieristiche del rapporto tra arte e agricoltura sotto le opposte polarità della Guerra Fredda.
Immagine: Felipa César, Conakry, 2012, still da video