CATERINA FANTONI
DUNQUE TORRICELLI
Gian Pio Torricelli dal Gruppo 63 al manicomio criminale
Edizioni Artestampa (11 novembre 2015)
La cosa che sorprende, parlando di Gian Pio Torricelli (Modena, 1942), non è che in molti lo abbiano dimenticato, ma che qualcuno ancora lo ricordi. Sorprende perché la meteora di questo artista incompiuto e tormentato ha attraversato per una piccola manciata di anni, dal 1963 al 1968, i fervidi cieli dell'Italia delle nuove avanguardie, per poi lentamente svanire e inabissarsi, dall'inizio degli anni Settanta, nel labirinto oscuro della malattia mentale e della reclusione. Figura tragica di provocatore, personalità eccentrica e dotata di un eccezionale carisma mimetico e istrionico, Torricelli si arruola ufficialmente a 23 anni - con la pubblicazione della prima silloge poetica, "Dunque cavallo" - in quella schiera di artisti e intellettuali che gravitavano attorno al Gruppo 63 e, con opere e con ragioni, tentavano di delineare i percorsi dell'arte e della società di domani. Torricelli entra in contatto con Edoardo Sanguineti, Umberto Eco, Adriano Spatola, Antonio Porta, Renato Barilli, per citare solo alcuni nomi, mentre nella sua Modena era già "un personaggio", conosciuto, ammirato e talvolta temuto per i suoi comportamenti imprevedibili e violenti, da artisti che sarebbero diventati anch'essi nomi di grosso calibro - Claudio Parmiggiani, Carlo Cremaschi, Franco Guerzoni, Franco Vaccari, Giuliano Della Casa. Questo libro si inoltra, con passo discreto ma sicuro, nelle due e più vite di Gian Pio Torricelli.
DUNQUE TORRICELLI
Gian Pio Torricelli dal Gruppo 63 al manicomio criminale
Edizioni Artestampa (11 novembre 2015)
La cosa che sorprende, parlando di Gian Pio Torricelli (Modena, 1942), non è che in molti lo abbiano dimenticato, ma che qualcuno ancora lo ricordi. Sorprende perché la meteora di questo artista incompiuto e tormentato ha attraversato per una piccola manciata di anni, dal 1963 al 1968, i fervidi cieli dell'Italia delle nuove avanguardie, per poi lentamente svanire e inabissarsi, dall'inizio degli anni Settanta, nel labirinto oscuro della malattia mentale e della reclusione. Figura tragica di provocatore, personalità eccentrica e dotata di un eccezionale carisma mimetico e istrionico, Torricelli si arruola ufficialmente a 23 anni - con la pubblicazione della prima silloge poetica, "Dunque cavallo" - in quella schiera di artisti e intellettuali che gravitavano attorno al Gruppo 63 e, con opere e con ragioni, tentavano di delineare i percorsi dell'arte e della società di domani. Torricelli entra in contatto con Edoardo Sanguineti, Umberto Eco, Adriano Spatola, Antonio Porta, Renato Barilli, per citare solo alcuni nomi, mentre nella sua Modena era già "un personaggio", conosciuto, ammirato e talvolta temuto per i suoi comportamenti imprevedibili e violenti, da artisti che sarebbero diventati anch'essi nomi di grosso calibro - Claudio Parmiggiani, Carlo Cremaschi, Franco Guerzoni, Franco Vaccari, Giuliano Della Casa. Questo libro si inoltra, con passo discreto ma sicuro, nelle due e più vite di Gian Pio Torricelli.