mercoledì 2 ottobre 2013

DENNIS OPPENHEIM: SCULTURE 1979 - 2006 - MUSEO PECCI MILANO


DENNIS OPPENHEIM
SCULTURE 1979 - 2006
a cura di Alberto Fiz ed Amy Oppenheim
Museo Pecci Milano c/o Spazioborgogno
Ripa di Porta Ticinese 113, Milano
dal 3/10/2013 al 23/11/2013

In collaborazione con la Galleria Fumagalli ed il Museo Pecci Milano

Con questa mostra dedicata al produzione plastica dell’artista americano Dennis Oppenheim, scomparso nel 2011, che si inaugurerà negli spazi del Museo Pecci Milano il prossimo 3 ottobre (h.18) e che proseguirà fino al 23 novembre 2013, continua la collaborazione tra lo Spazioborgogno e la Galleria Fumagalli.
La rassegna, a cura di Alberto Fiz e Amy Oppenheim, moglie dell’artista, presenta un’ampia selezione di sculture che coprono un arco temporale di quasi un trentennio e spaziano da Tear Drop Room del 1979, una metaforica stanza che contiene una gigantesca lacrima, sino a Volcano del 2006 dove un vulcano, con i fumi che sembrano salire dal pavimento, modifica l’ambiente dello spazio espositivo.
Tra i più importanti artisti del dopoguerra, Oppenheim si è distinto per essere stato artefice di alcune esperienze basilari come la Land Art, la Body Art, L’Arte Ambientale e la Public Art. L’ipotesi rigenerativa e la continua metamorfosi all’interno di un universo precario e instabile sono alla base di tutta l’indagine dell’artista americano. Le sue sono opere destabilizzanti che sfidano costantemente i limiti e sviluppano una nuova percezione dello spazio fisico e psicologico dando vita ad un’imprevedibile ibridazione in grado di anticipare persino le nuove frontiere della scienza e della medicina dove la sostituzione degli organi con le protesi appare sempre più frequente.
Oppenheim sviluppa un universo molecolare dove si crea un dialogo rinnovato tra le forme artificiali e quelle naturali. Tutto, insomma, appare geneticamente modificato: “La sua vicenda artistica”, non è caratterizzata dalla semplice presenza dell’oggetto, bensì dalla sua trasformazione. Un processo entropico che amplia la sfera della conoscenza sviluppando una rinnovata percezione del contesto spazio-temporale. E’ l’esistenza della cosa in sé a subire un radicale cambiamento innestando un meccanismo di alterazione e di devianza. Ciò che appariva stabile, entra definitivamente in crisi sviluppando una precarietà consustanziale al suo stato in base ad un principio che tende ad una progressiva implicazione dell’essere e del paesaggio.”