ANTONIAZZO ROMANO
PICTOR URBIS
Palazzo Barberini
via delle Quattro Fontane 13 - Roma
dal 31/10/2013 al 2/2/2014
Antonio Aquili detto Antoniazzo Romano (Roma 1435/40 – 1508), figura
centrale del Rinascimento, fu attivo per quasi mezzo secolo fino al primo
decennio del Cinquecento a Roma e nel territorio laziale. La mostra illustra il
contesto in cui si sviluppa la vicenda artistica del maestro e le svolte
fondamentali nella sua produzione. Il pittore era contemporaneo di Benozzo
Gozzoli, di Piero della Francesca e di Domenico Ghirlandaio, sui quali si formò,
e di Melozzo da Forlì, Piermatteo d’Amelia e il Perugino con cui condivise
importanti commissioni. La ricca produzione di pale d’altare, cicli decorativi e
quadri di devozione, era destinata a un pubblico composto in prevalenza di alti
prelati della curia romana, comunità religiose ed esponenti dei ceti nobiliari.
Opere di grande suggestione e di qualità altissima, i suoi dipinti uniscono le
novità rinascimentali agli splendori dell’arte medievale, nella profusione degli
ori e nella bellezza sacrale dei suoi personaggi, specie le sue straordinarie
Madonne dalle sembianze modernamente affini alle tipologie femminili di quel
periodo.
Cinquanta le opere esposte - polittici, grandi pale, piccoli
dipinti devozionali, tavole fondo oro, e un ciclo di affreschi staccati, insieme
a opere di confronto e testimonianze documentarie - che offrono al pubblico un
viaggio nel Rinascimento “quotidiano” di Antoniazzo e della sua nutrita bottega.
La completezza del percorso espositivo è stata resa possibile dalla generosità
di prestigiose istituzioni museali pubbliche e private (dai Musei Vaticani ai
Musei nazionali del Bargello, di Capodimonte, e dell'Aquila, al Museo Poldi
Pezzoli), di Musei civici (Rieti, Montefalco e Montefortino), di collezioni
private (Umberto Veronesi e Fondazione Santarelli). Importanti prestiti
provengono inoltre dalle maggiori chiese romane e laziali, di cui molte di
proprietà del Fondo edifici culto del Ministero dell'Interno, e da complessi
conventuali. La selezione di documenti concessi in prestito dall’Archivio di
Stato di Roma, lettere autografe e contratti originali, libri confraternali e
atti privati come il testamento e l’eredità di Antoniazzo Romano, offrono una
lettura che consente di mettere in luce oltre l’artista, anche l’uomo e il suo
impegno nella società del tempo.
La pittura a Roma all'epoca dell'esordio di
Antoniazzo è testimoniata oltre che da opere di maestritardogotici, anche dai
nomi degli artisti riportati nello splendido codice miniato del 1478, contenente
i primi statuti dei pittori romani redatti dallo stesso Antoniazzo in qualità di
console della corporazione, ed esposto al pubblico per la prima volta grazie
all’eccezionale prestito dell’Accademia di San Luca. Il percorso si sofferma
sulla ricca produzione di immagini sacre, riprese dalle celebri icone medievali,
aggiornate al gusto rinascimentale, che costruì il successo del pittore presso
il pubblico romano. Tra le grandi pale d’altare presenti in mostra, emergono la
splendida ancona di Montefalco, in origine nella chiesa romana di Santa Maria
del Popolo e l’Annunciazione di Santa Maria sopra Minerva dipinta per l’anno
giubilare del 1500, con la quale il pittore si congeda dalla città in prossimità
della fine dei suoi giorni, che un fortunato, recente, ritrovamento documentario
consente di collocare al 17 aprile 1508. La produzione della bottega romana di
via della Cerasa (l’odierna piazza Rondanini) - dove operava la “turba di
lavoranti” - è documentata attraverso dipinti che attestano la circolazione dei
modelli del maestro tra gli allievi. Per la prima volta viene riunito
l’importante complesso pittorico della Camera di Santa Caterina da Siena, che
dal Seicento è diviso tra la chiesa della Minerva e il convento di Santa
Caterina a Magnanapoli. La mostra si conclude illustrando la diffusione della
cultura del maestro nell’Italia centrale attraverso la figura del figlio
Marcantonio Aquili, erede e continuatore della maniera paterna, e di alcuni
contemporanei: l’umbro Pancrazio Jacovetti, il veronese Cristoforo Scacco,
attivo nel basso Lazio e in Campania, l’abruzzese Saturnino Gatti, e Cola
dell’Amatrice con un dipinto realizzato quando ormai a Roma dominava l’arte di
Raffaello.
Per l'occasione, nell'ambito della sua attività istituzionale
di tutela, la Soprintendenza ha curato la campagna di restauri delle principali
opere di Antoniazzo esposte. La quasi totalità degli interventi conservativi è
stata realizzata dai tecnici dei laboratori di restauro della Soprintendenza per
il Patrimonio Storico Artistico e il Polo museale di Roma e della Soprintendenza
per il Patrimonio Storico e Artistico del Lazio, diretta da Anna Imponente,
coordinati dai funzionari storici dell'arte dei due istituti.
A
completare l'iniziativa, un itinerario cittadino, promosso in collaborazione con
il Comune di Roma, accompagna il pubblico alla scoperta delle testimonianze
della pittura di Antoniazzo e della sua scuola presenti in numerosi edifici
storici di Roma. Imprenditore di una bottega operosissima e affollata, nell'arco
di decenni Antoniazzo fu chiamato a decorare i luoghi sacri più importanti della
città. Dalle basiliche dei Santi XII Apostoli, di Santa Croce in Gerusalemme, di
San Giovanni in Laterano, al Pantheon, alle chiese gianicolensi di San Pietro in
Montorio e San Onofrio, l'opera di Antoniazzo rappresenta il rinascimento
romano.
Il catalogo della mostra è edito da Silvana Editoriale.