DANIELA FRISONE
SICILIA, L'AVANGUARDIA
Cesati, 16/10/2013
collana "Operaprima"
In un ideale filo rosso che unisce la costa orientale della Sicilia, il saggio approfondisce una tematica affrontata dagli studiosi spesso in maniera generica: il futurismo a Catania, Messina e Siracusa. Attraverso un’analisi delle riviste, dei cenacoli e dei personaggi del tempo, Daniela Frisone pone in evidenza le presenze poetiche moderniste, oscillanti tra dannunzianesimo, pascolismo, crepuscolarismo, simbolismo e liberty, che caratterizzarono i primi anni del Novecento e, successivamente, l’eco avanguardista di matrice nazionale ed europea, a partire dal primo conflitto mondiale fino all’alba degli anni Venti.
In quest’ottica, ampio spazio è stato dedicato al fenomeno futurista a Siracusa fino agli anni Trenta, trattazione quasi del tutto inedita.
Il libro prosegue con l’analisi di autori e opere più o meno famosi nella provincia: dalla produzione letteraria dell’aretuseo Aldo Raciti ai Balocchi di Antonio Bruno, collocabili stilisticamente tra i Journeaux intimes di Baudelaire e il Giornale di bordo di Soffici; dalla figura, non del tutto esplorata, di Enrico Cardile al periodo messinese di Salvatore Quasimodo, rivisitato alla luce di un avanguardismo di matrice fiumana, anche grazie all’analisi delle sillogi Atomi, Alucce e Chiaroscuri, pubblicate tra il 1918 e il 1919 sulla rivista «Humanitas» di Bari, e di recente rieditate.
Quanto al futurismo nelle province di Catania e Messina l’autrice ha messo in luce fenomeni avanguardisti ‘di mezzo’, ovvero più moderati, e la realtà singolare di una rivista come «Haschisch» (1921-1922), altalenante tra baudelairismo e futurismo; infine, i retroscena psico-sociali che, attraverso la formazione letteraria di Guglielmo Jannelli, Luciano Nicastro e Giovanni Antonio Di Giacomo (alias Vann’Antò), hanno contribuito nel 1915 alla fortuna del periodico messinese «La Balza futurista».
SICILIA, L'AVANGUARDIA
Cesati, 16/10/2013
collana "Operaprima"
In un ideale filo rosso che unisce la costa orientale della Sicilia, il saggio approfondisce una tematica affrontata dagli studiosi spesso in maniera generica: il futurismo a Catania, Messina e Siracusa. Attraverso un’analisi delle riviste, dei cenacoli e dei personaggi del tempo, Daniela Frisone pone in evidenza le presenze poetiche moderniste, oscillanti tra dannunzianesimo, pascolismo, crepuscolarismo, simbolismo e liberty, che caratterizzarono i primi anni del Novecento e, successivamente, l’eco avanguardista di matrice nazionale ed europea, a partire dal primo conflitto mondiale fino all’alba degli anni Venti.
In quest’ottica, ampio spazio è stato dedicato al fenomeno futurista a Siracusa fino agli anni Trenta, trattazione quasi del tutto inedita.
Il libro prosegue con l’analisi di autori e opere più o meno famosi nella provincia: dalla produzione letteraria dell’aretuseo Aldo Raciti ai Balocchi di Antonio Bruno, collocabili stilisticamente tra i Journeaux intimes di Baudelaire e il Giornale di bordo di Soffici; dalla figura, non del tutto esplorata, di Enrico Cardile al periodo messinese di Salvatore Quasimodo, rivisitato alla luce di un avanguardismo di matrice fiumana, anche grazie all’analisi delle sillogi Atomi, Alucce e Chiaroscuri, pubblicate tra il 1918 e il 1919 sulla rivista «Humanitas» di Bari, e di recente rieditate.
Quanto al futurismo nelle province di Catania e Messina l’autrice ha messo in luce fenomeni avanguardisti ‘di mezzo’, ovvero più moderati, e la realtà singolare di una rivista come «Haschisch» (1921-1922), altalenante tra baudelairismo e futurismo; infine, i retroscena psico-sociali che, attraverso la formazione letteraria di Guglielmo Jannelli, Luciano Nicastro e Giovanni Antonio Di Giacomo (alias Vann’Antò), hanno contribuito nel 1915 alla fortuna del periodico messinese «La Balza futurista».