DARIO CECCHI
LA COSTITUZIONE TECNICA DELL'UMANO
Quodlibet, 10/10/2013
collana "Quodlibet Studio. Estetica e critica"
La modernità è vista spesso come l’epoca della tecnica e in età contemporanea come l’epoca dei dispositivi. Un dispositivo in particolare sembra oggi emergere ed esercitare la sua egemonia sugli altri: la rete. Dispositivo di dispositivi, spazio senza scarti dell’agire globale collettivo, la rete si propone con sempre maggiore forza come un autentico spazio politico. Resta aperta la questione se questa sfera pubblica renda possibile la formazione di nuove soggettività plurali, di congiunzioni tra dispositivi e soggetti capaci di rendere conto di un orizzonte politico mutato profondamente. L’ipotesi che si vuole perseguire qui è che questi mutamenti vadano rintracciati e indagati a partire dai fenomeni di riestetizzazione tecnica della sensibilità umana e dalle nuove pratiche di manipolazione dell’immagine che la tecnologia ci offre oggi. I numerosi movimenti di protesta che stanno attraversando il mondo contemporaneo (Onda verde, Primavera araba e così via) restano ancora aperti sul piano politicoistituzionale, ma mostrano chiaramente l’affacciarsi di una nuova estetica politica della comunicazione globale.
Dario Cecchi svolge attività di ricerca presso il Dipartimento di Filosofia della Sapienza Università di Roma. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Filosofia (Estetica ed Etica) presso l’Università di Bologna e ha svolto attività di ricerca postdottorali presso l’EHESS (Parigi). Ha tradotto testi di Hannah Arendt e John Dewey. Tra le sue pubblicazioni in volume ricordiamo Alla fine delle cose. Contributi a una storia critica delle immagini (Usher 2011, curato insieme a Daniele Guastini e Alessandra Campo) e Abbas Kiarostami. Immaginare la vita (Fondazione Ente dello Spettacolo 2013).
LA COSTITUZIONE TECNICA DELL'UMANO
Quodlibet, 10/10/2013
collana "Quodlibet Studio. Estetica e critica"
La modernità è vista spesso come l’epoca della tecnica e in età contemporanea come l’epoca dei dispositivi. Un dispositivo in particolare sembra oggi emergere ed esercitare la sua egemonia sugli altri: la rete. Dispositivo di dispositivi, spazio senza scarti dell’agire globale collettivo, la rete si propone con sempre maggiore forza come un autentico spazio politico. Resta aperta la questione se questa sfera pubblica renda possibile la formazione di nuove soggettività plurali, di congiunzioni tra dispositivi e soggetti capaci di rendere conto di un orizzonte politico mutato profondamente. L’ipotesi che si vuole perseguire qui è che questi mutamenti vadano rintracciati e indagati a partire dai fenomeni di riestetizzazione tecnica della sensibilità umana e dalle nuove pratiche di manipolazione dell’immagine che la tecnologia ci offre oggi. I numerosi movimenti di protesta che stanno attraversando il mondo contemporaneo (Onda verde, Primavera araba e così via) restano ancora aperti sul piano politicoistituzionale, ma mostrano chiaramente l’affacciarsi di una nuova estetica politica della comunicazione globale.
Dario Cecchi svolge attività di ricerca presso il Dipartimento di Filosofia della Sapienza Università di Roma. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Filosofia (Estetica ed Etica) presso l’Università di Bologna e ha svolto attività di ricerca postdottorali presso l’EHESS (Parigi). Ha tradotto testi di Hannah Arendt e John Dewey. Tra le sue pubblicazioni in volume ricordiamo Alla fine delle cose. Contributi a una storia critica delle immagini (Usher 2011, curato insieme a Daniele Guastini e Alessandra Campo) e Abbas Kiarostami. Immaginare la vita (Fondazione Ente dello Spettacolo 2013).