AUGUSTE RODIN
a cura di Aline Magnien con Flavio Arensi
Palazzo Reale
piazza Duomo 12 - Milano
dal 16/10/2013 al 26/1/2014
Dal 17 ottobre 2013 al 26 gennaio 2014, nella monumentale Sala delle Cariatidi, al piano nobile di Palazzo Reale di Milano, sarà allestita una grande mostra dedicata ad Auguste Rodin (Parigi 1840 - Meudon 1917), che con Michelangelo è uno dei più grandi rivoluzionari del la tradizione plastica moderna. Promossa e prodotta dal Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, Musée Rodin di Parigi, Civita e Electa, in collaborazione con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, l’esposizione è curata da Aline Magnien, Conservatore capo del patrimonio del Mus ée Rodin di Parigi, in collaborazione con Flavio Arensi. La mostra presenta un corpus di oltre 60 opere con un numero tanto vasto di sculture in marmo da costituire la più completa rassegna che sia stata allestita sui marmi di Auguste Rodin.
L’illusione della carne e della sensualità è il tema intorno a cui si sviluppa la prima sezione, nella quale sono raccolte alcune opere giovanili, di stampo classico, fra cui il celeberrimo Homme au nez cassé, rifiutato dal Salon parigino del 1864, un ritratto omaggio al grande genio Michelangelo. Al vertice di questa sezione sarà Il Bacio, la scandalosa scultura che rappresenta due amanti e fece scalpore nella Francia di fine Ottocento, opera che ancora conquista i visitatori del Musée Rodin. La seconda sezione propone alcune fra le sculture più conosciute di Rodin e dimostra la piena maturità del maestro anche dal punto di vista della capacità di elaborazione delle figure che emergono dai candidi blocchi di pietra. Accanto a ritratti di grande intensità, lontani dalla fredda precisione d’inizio carriera, come il busto dedicato alla compagna di una vita Rose Beuret, si alternano richiami all’eros e alla disinibita ricerca formale ed estetica del maestro, manifestando la sua necessità di tentare nuovi percorsi scultorei. Qui le bellissime Mains d’amant sono un richiamo lirico all’amore e alla sensualità, ma lasciano già pienamente comprendere il lavoro di recupero della tradizione che Rodin conduce insieme all’affermazione di una nuova idea di scultura.
La poetica dell’incompiuto caratterizza la terza sezione dove si rappresenta il trionfo del “non finito”, l’artificio linguistico che rimanda immediatamente a Michelangelo e che Rodin svolge in una chiave di assoluta modernità, poi ampiamente assunta dai suoi colleghi. Qui sono ordinati alcuni fra i più bei ritratti eseguiti dall’artista, fra i qua li quello a Victor Hugo e un altro, poco noto, di Puvis de Chavannes, il grande “decoratore di muri”, uno fra gli artisti più in voga della sua epoca. Rodin aveva un rapporto speciale con il marmo e i suoi contemporanei vedevano in lui un dominatore di fronte al quale la materia tremava. Le sue sculture, lontane dall’essere convenzionali, danno vita e forma alla modernità, animando proprio la materia classica per eccellenza, destinata per sua natura all’immobilità.
La mostra si avvale di un’attività di ricerca svolta dal Musée Rodin, che ha condotto un’ampia analisi storica e critica sulla bottega artistica del genio francese e le sue metodologie di elaborazione della pietra. Da alcuni anni il Musée Rodin si è infatti impegnato a ristudiare la produzione marmorea di Rodin arrivando a definire anche i singoli collaboratori che hanno lavorato ai blocchi di marmo. Rodin esercita personalmente e direttamente il taglio dei marmi per buona parte della sua carriera, fino a quando la mole di richieste dovute al raggiungimento (pur tardivo) di un’ampia fama lo costringe a organizzare una vera e propria bottega, senza tuttavia rinunciare a seguire la buona riuscita di tutte le opere. Tu tti i marmi maturi di Rodin hanno ben impresso il suo stile, quel non finito che diverrà noto in tutto il mondo, ma ogni pezzo ha una sua storia, e attraverso di loro si ricostruisce anche il senso di un atelier che diviene “bottega”. A tal proposito Aline Magnien scrive in catalogo: “Se la mano dello scultore è fondamentale per i suoi interlocutori, è evidente come Rodin tenga separate le cose: da una parte l’ideazione e il modello, di cui si assume la piena responsabilità, dall’altra l’esecuzione, apertamente delegata e alla quale non esita a far partecipare il committente, a cui lascia talvolta scegliere il titolo che preferisce.
La mano qui è un punto cruciale perché il ruolo – reale o fantasticato – che Rodin svolge o meno nel realizzare i suoi marmi è al centro della valorizzazione o, al contrario, della critica alle sue opere nel corso del XX secolo”. Questa occasione espositiva ha permesso di approfondire le indagini sui materiali usati dal maestro, ma soprattutto di chiarire i rapporti fra lo scultore e i collaboratori chiamati a partecipare alle fasi di realizzazione dell’opera. Anche in questo caso, dunque, Rodin è un anticipatore della pratica contemporanea – pur riprendendo le consuetudini delle botteghe antiche – di delegare agli aiutanti l’esecuzione dell’opera mantenendo però inalterato il progetto concettuale originario. La mostra, che espone in serie cronologica i marmi dell’artista, è quindi un percorso nell’estetica e nella pratica scultorea del genio francese. Quello che emerge è una sensibilità del tutto nuova rispetto alla sua epoca, dove la materia cerca la sensualità e il nudo si espone con una cari ca erotica fortemente innovativa.
Uno straordinario allestimento è stato progettato dall’architetto e designer francese Didier Faustino, per mettere in rilievo le differenti sezioni de l percorso espositivo e stabilire un dialogo con lo spazio architettonico della Sala delle Cariatidi. Anche grazie alle luci di Giambattista Buongiorno, i marmi bianchi di Rodin prenderanno vita in un contesto suggestivo e sorprendente, che consentirà ai visitatori di approfondire tutti i temi che hanno cara tterizzano la sua produzione plastica.
Il catalogo è edito da Electa.
Immagine: AUGUSTE RODIN «Busto di M.me Roll» («Buste de M.me Roll»), 1882-1883.
a cura di Aline Magnien con Flavio Arensi
Palazzo Reale
piazza Duomo 12 - Milano
dal 16/10/2013 al 26/1/2014
Dal 17 ottobre 2013 al 26 gennaio 2014, nella monumentale Sala delle Cariatidi, al piano nobile di Palazzo Reale di Milano, sarà allestita una grande mostra dedicata ad Auguste Rodin (Parigi 1840 - Meudon 1917), che con Michelangelo è uno dei più grandi rivoluzionari del la tradizione plastica moderna. Promossa e prodotta dal Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, Musée Rodin di Parigi, Civita e Electa, in collaborazione con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, l’esposizione è curata da Aline Magnien, Conservatore capo del patrimonio del Mus ée Rodin di Parigi, in collaborazione con Flavio Arensi. La mostra presenta un corpus di oltre 60 opere con un numero tanto vasto di sculture in marmo da costituire la più completa rassegna che sia stata allestita sui marmi di Auguste Rodin.
L’illusione della carne e della sensualità è il tema intorno a cui si sviluppa la prima sezione, nella quale sono raccolte alcune opere giovanili, di stampo classico, fra cui il celeberrimo Homme au nez cassé, rifiutato dal Salon parigino del 1864, un ritratto omaggio al grande genio Michelangelo. Al vertice di questa sezione sarà Il Bacio, la scandalosa scultura che rappresenta due amanti e fece scalpore nella Francia di fine Ottocento, opera che ancora conquista i visitatori del Musée Rodin. La seconda sezione propone alcune fra le sculture più conosciute di Rodin e dimostra la piena maturità del maestro anche dal punto di vista della capacità di elaborazione delle figure che emergono dai candidi blocchi di pietra. Accanto a ritratti di grande intensità, lontani dalla fredda precisione d’inizio carriera, come il busto dedicato alla compagna di una vita Rose Beuret, si alternano richiami all’eros e alla disinibita ricerca formale ed estetica del maestro, manifestando la sua necessità di tentare nuovi percorsi scultorei. Qui le bellissime Mains d’amant sono un richiamo lirico all’amore e alla sensualità, ma lasciano già pienamente comprendere il lavoro di recupero della tradizione che Rodin conduce insieme all’affermazione di una nuova idea di scultura.
La poetica dell’incompiuto caratterizza la terza sezione dove si rappresenta il trionfo del “non finito”, l’artificio linguistico che rimanda immediatamente a Michelangelo e che Rodin svolge in una chiave di assoluta modernità, poi ampiamente assunta dai suoi colleghi. Qui sono ordinati alcuni fra i più bei ritratti eseguiti dall’artista, fra i qua li quello a Victor Hugo e un altro, poco noto, di Puvis de Chavannes, il grande “decoratore di muri”, uno fra gli artisti più in voga della sua epoca. Rodin aveva un rapporto speciale con il marmo e i suoi contemporanei vedevano in lui un dominatore di fronte al quale la materia tremava. Le sue sculture, lontane dall’essere convenzionali, danno vita e forma alla modernità, animando proprio la materia classica per eccellenza, destinata per sua natura all’immobilità.
La mostra si avvale di un’attività di ricerca svolta dal Musée Rodin, che ha condotto un’ampia analisi storica e critica sulla bottega artistica del genio francese e le sue metodologie di elaborazione della pietra. Da alcuni anni il Musée Rodin si è infatti impegnato a ristudiare la produzione marmorea di Rodin arrivando a definire anche i singoli collaboratori che hanno lavorato ai blocchi di marmo. Rodin esercita personalmente e direttamente il taglio dei marmi per buona parte della sua carriera, fino a quando la mole di richieste dovute al raggiungimento (pur tardivo) di un’ampia fama lo costringe a organizzare una vera e propria bottega, senza tuttavia rinunciare a seguire la buona riuscita di tutte le opere. Tu tti i marmi maturi di Rodin hanno ben impresso il suo stile, quel non finito che diverrà noto in tutto il mondo, ma ogni pezzo ha una sua storia, e attraverso di loro si ricostruisce anche il senso di un atelier che diviene “bottega”. A tal proposito Aline Magnien scrive in catalogo: “Se la mano dello scultore è fondamentale per i suoi interlocutori, è evidente come Rodin tenga separate le cose: da una parte l’ideazione e il modello, di cui si assume la piena responsabilità, dall’altra l’esecuzione, apertamente delegata e alla quale non esita a far partecipare il committente, a cui lascia talvolta scegliere il titolo che preferisce.
La mano qui è un punto cruciale perché il ruolo – reale o fantasticato – che Rodin svolge o meno nel realizzare i suoi marmi è al centro della valorizzazione o, al contrario, della critica alle sue opere nel corso del XX secolo”. Questa occasione espositiva ha permesso di approfondire le indagini sui materiali usati dal maestro, ma soprattutto di chiarire i rapporti fra lo scultore e i collaboratori chiamati a partecipare alle fasi di realizzazione dell’opera. Anche in questo caso, dunque, Rodin è un anticipatore della pratica contemporanea – pur riprendendo le consuetudini delle botteghe antiche – di delegare agli aiutanti l’esecuzione dell’opera mantenendo però inalterato il progetto concettuale originario. La mostra, che espone in serie cronologica i marmi dell’artista, è quindi un percorso nell’estetica e nella pratica scultorea del genio francese. Quello che emerge è una sensibilità del tutto nuova rispetto alla sua epoca, dove la materia cerca la sensualità e il nudo si espone con una cari ca erotica fortemente innovativa.
Uno straordinario allestimento è stato progettato dall’architetto e designer francese Didier Faustino, per mettere in rilievo le differenti sezioni de l percorso espositivo e stabilire un dialogo con lo spazio architettonico della Sala delle Cariatidi. Anche grazie alle luci di Giambattista Buongiorno, i marmi bianchi di Rodin prenderanno vita in un contesto suggestivo e sorprendente, che consentirà ai visitatori di approfondire tutti i temi che hanno cara tterizzano la sua produzione plastica.
Il catalogo è edito da Electa.
Immagine: AUGUSTE RODIN «Busto di M.me Roll» («Buste de M.me Roll»), 1882-1883.