PASQUALE GUARAGNELLA
L'ARTE DI BEN PENSARE
Stili del Seicento italiano
Donzelli (29 ottobre 2015)
Collana: Saggi. Arti e lettere
Paolo Sarpi, in una lettera del 1609 a un corrispondente francese, riferendosi alla situazione italiana del tempo, formulava una dichiarazione fra le sue più sconsolate: «Sono costretto a portar maschera; a nessuno in Italia è lecito vivere senza portar maschera». Nella società secentesca manifestare il proprio pensiero poteva comportare infatti più di un rischio. Sospetti, censure e confutazioni inducevano a scrivere con la maschera ora della prudenza e della dissimulazione, ora del paradosso e della creatività metaforica. Galileo, nel 1610, nel Sidereus Nuncius, comunicando al mondo le sue scoperte astronomiche, non faceva menzione alla collaborazione che l’amico Paolo Sarpi aveva offerto alle osservazioni della faccia della Luna. Sarpi era infatti personaggio inviso alla Curia romana per le posizioni fortemente polemiche espresse nei confronti della Chiesa. Le esperienze di Galileo e Sarpi sono per certi versi esemplari perché rivelano, più di altre, la complessità della situazione italiana agli inizi del Seicento e il groviglio di contraddizioni irrisolte che caratterizza l’evoluzione della «civiltà italiana» verso la modernità. Attraverso l’indagine su testi di autori noti – come Galileo e Paolo Sarpi, appunto, ma anche Traiano Boccalini o Giambattista Basile – e di altri meno frequentati – come il veneto Guido Casoni o il galileiano Benedetto Castelli – questo libro si misura con l’«arte della scrittura». Si tratta di un esercizio che non elude il linguaggio ordinario, ma sottintende una profondità di pensiero – volta a volta scientifico, religioso, politico, amoroso, etico – che obbliga il lettore a una ricezione attenta e sapiente. Il percorso di Pasquale Guaragnella ci porta a riconoscere i caratteri di una inquieta modernità dentro un secolo che, opportunamente indagato, non finisce di sorprendere.
L'ARTE DI BEN PENSARE
Stili del Seicento italiano
Donzelli (29 ottobre 2015)
Collana: Saggi. Arti e lettere
Paolo Sarpi, in una lettera del 1609 a un corrispondente francese, riferendosi alla situazione italiana del tempo, formulava una dichiarazione fra le sue più sconsolate: «Sono costretto a portar maschera; a nessuno in Italia è lecito vivere senza portar maschera». Nella società secentesca manifestare il proprio pensiero poteva comportare infatti più di un rischio. Sospetti, censure e confutazioni inducevano a scrivere con la maschera ora della prudenza e della dissimulazione, ora del paradosso e della creatività metaforica. Galileo, nel 1610, nel Sidereus Nuncius, comunicando al mondo le sue scoperte astronomiche, non faceva menzione alla collaborazione che l’amico Paolo Sarpi aveva offerto alle osservazioni della faccia della Luna. Sarpi era infatti personaggio inviso alla Curia romana per le posizioni fortemente polemiche espresse nei confronti della Chiesa. Le esperienze di Galileo e Sarpi sono per certi versi esemplari perché rivelano, più di altre, la complessità della situazione italiana agli inizi del Seicento e il groviglio di contraddizioni irrisolte che caratterizza l’evoluzione della «civiltà italiana» verso la modernità. Attraverso l’indagine su testi di autori noti – come Galileo e Paolo Sarpi, appunto, ma anche Traiano Boccalini o Giambattista Basile – e di altri meno frequentati – come il veneto Guido Casoni o il galileiano Benedetto Castelli – questo libro si misura con l’«arte della scrittura». Si tratta di un esercizio che non elude il linguaggio ordinario, ma sottintende una profondità di pensiero – volta a volta scientifico, religioso, politico, amoroso, etico – che obbliga il lettore a una ricezione attenta e sapiente. Il percorso di Pasquale Guaragnella ci porta a riconoscere i caratteri di una inquieta modernità dentro un secolo che, opportunamente indagato, non finisce di sorprendere.