ANRI SALA
Alfonso Artiaco
piazzetta Nilo 7 - Napoli
18/12/2015 - 13/2/2016
La galleria Alfonso Artiaco è lieta di annunciare l’inaugurazione della mostra personale di Anri Sala, venerdi 18 dicembre 2015 alle 19.00, in presenza dell’artista.
Il suono e la musica hanno sempre giocato un ruolo importante nel lavoro di Anri Sala. Questi due elementi diventano la chiave di lettura della mostra alla galleria Alfonso Artiaco.
Lo show si apre con l’opera No Window No Cry (Luigi Cosenza, Fabbrica Olivetti; Pozzuoli), 2015. Un’installazione originale che si presenta composta da un piccolo carillon musicale inserito all’interno di una finestra della fabbrica Olivetti, progettata nel 1951 dall’architetto Luigi Cosenza, a Pozzuoli. La leva che attiva il carillon invita lo spettatore a far risuonare la famosa melodia del 1981 dei Clash “Should I Stay or Should I Go”. Questa scultura allude al soundtrack di un film di Anri Sala, Le Clash del 2010, e allo stesso tempo vuole mettere in discussione il confine tra la finzione e la realtà al di fuori dello schermo.
Nella stanza successiva, il visitatore incontra una nuova scultura: un "oggetto sonoro" che si presenta come un tamburo rullante gioco di una natura morta, appesa su di esso. La premessa visiva e la struttura della disposizione dei quattro crani sospesi in Still life in the Doldrums (Don’t explain), 2015 richiama chiaramente l’opera di Paul Cezanne Piramide di Teschi. Lo storico dell’arte Francoise Cachin descrive i disegni di Cezanne del 1901 come “una disposizione molto assertiva e decisamente in contrasto con il più usuale tableau di vita domestica di allora.”
Gli scheletri nell’opera di Sala si ripropongono con la stessa disposizione di quelli del dipinto di Cezanne e sono stati successivamente ridipinti a mano replicando lo stesso colore dei primi. I teschi vengono suonati da bacchette scolpite come fibule umane ad un estremo e dall’altro come consuete teste di bacchette e sono bilanciate in modo che nei punti più vigorosi del pezzo riescano a suonare sia il tamburo che la parte inferiore dei teschi. Così come in tutti i Doldrum di Sala, le bacchette sono attivate e rispondono solo ad un’azione acustica che fa conseguentemente vibrare la pelle del tamburo.
Questo lavoro ha una colonna sonora nonché una linea di bassa frequenza che Sala ha costruito affinché le bacchette rispondessero in seguito. La colonna sonora unisce brevi sezioni di un arrangiamento musicale prodotto per i primi cartoni animati di Tom & Jerry, composti da Scott Bradely (1940-1958), con altrettanto brevi brani strumentali della canzone “Don’t explain” della famosa cantante jazz Billy Holiday (1946) così come della versione cover cantata da Nina Simone (1964). Sebbene l’audience del cartone animato potrebbe essere completamente diverso dall’audience della musica jazz, entrambe le colonne sonore sono contemporanee tra di loro. Aggiungendo un altro possibile livello di lettura, il jazz emerge intorno al volgere del secolo, coincidendo quindi temporalmente con l’esecuzione stessa della Piramide di teschi di Cezanne.
Continuando il percorso attraverso le stanze della galleria, il visitatore incontra Moth in the Doldrums, 2015, un lavoro che si presenta come un paio di tamburi rullanti: uno posizionato a terra sul pavimento, mentre il secondo è sospeso al soffitto della stanza successiva. Il suono riprodotto da questi strumenti è quello di Overtone Oscillations, 2015, una performance presentata all’inizio di questo anno da Anri Sala al Barbican di Londra. In questo lavoro, Sala fonde due celebri melodie “l’Internazionale”, altrimenti conosciuta come l’inno dei lavoratori e la “Marsigliese”, inno nazionale francese. Prima che Pierre Degeyter componesse “l’Internazionale” nel 1888 con la musica attualmente in uso, per diciassette anni il testo è stato interpretato con la melodia della “Marsigliese”, cosa che spiega le affinità tra i due pezzi. La fusione vocale di entrambe le canzoni è stata qui resa possibile dalle straordinarie capacità di una cantante ipertono che riesce a cantare e fondere due toni nello stesso momento. In questo lavoro, la voce della cantante si divide in due – ipertono e fondamentale – ognuno riproduce il corrispettivo sul tamburo. Il rullante sospeso suona gli ipertoni, mentre le sue stesse bacchette rispondono con le basse frequenze dei fondamentali. Lo speaker nascosto all’interno del secondo rullante a terra suona invece i fondamentali, mentre le bacchette rat-tat-tat vengono innescate dagli ipertoni. In questo modo la struttura che la cantante crea con la sua stessa voce è ora divisa all'interno della coppia del tamburo stesso, lasciando il visitatore oscillante tra i due.
I lavori su carta intervallano le sculture sonore. Lines recto verso (Jung, Huxler, Stravinsky), 2015 e Lines recto verso (Afif, Sala, Flavien), 2015 sono la riproduzione di tre differenti linee di palmi della mano. Ogni gruppo di persone è tra loro contemporaneo e tutti i personaggi citati lavoravano solo con la mano sinistra (chiaro riferimento quest’ultimo al video Ravel Ravel, 2013 dove due interpretazioni del concerto per piano per mani sinistra di Ravel venivano suonate ed ascoltate contemporaneamente una sull’altra). Tecnicamente, questo lavoro è stato eseguito prima sul retro del foglio, sfruttando la mezza trasparenza della carta, dopodiché il fronte del lavoro viene aggiunto, dando al disegno l’aspetto di un affresco, dove i colori sembrano quasi emergere dalla superficie stessa.
Lines recto verso (Jung, Huxley, Stravinsky) è stato composto dall’intersecazione delle linee dei palmi delle mani di Carl Gustav Jung, Igor Stravinsky e Adolf Huxley: mentre Stravinsky era un caro amico di Huxley, al quale ha anche dedicato la sua ultima opera orchestrale, Huxley e Jung hanno analizzato entrambi, seppur in maniera differente la nozione di inconscio. Lines recto verso (Afif, Sala, Flavien) è stato creato con il palmo stesso della mano di Sala con quella di altri due artisti, Saadane Afif e Jean-Pascal Flavien, amici stretti di Sala, tutti residenti a Berlino. Citando l’artista: "parto dallo stesso punto sulla superficie della carta e seguo inizialmente la rispettiva “linea della vita” di ognuna delle tre mani iniziando così a produrre una linea continua. Quando il cerchio si sta per chiudere, a causa della curvature della linea stessa, passo ad una seconda linea, per esempio la “linea della testa” seguita a sua volta dalla “linea del cuore”, in modo tale che ci possa essere una continuità. Pertanto le forme che i disegni assumono e ne derivano, seguono la linea curva dei corrispettivi delle linee dei palmi delle mani, e il risultato finale è composto proprio dall’intersecazione dei rispettivi palmi. Il mio intento è quello di sviluppare la figura che si crea fino a che lo spazio lo rende possibile"
Untitled (Boa Antartica/Italia), 2015 è invece un nuovo lavoro che si inserisce in una serie di disegni iniziati da Sala nel 2014, intitolati “Untitled” (mappe/specie). In questa serie Sala rielabora le mappe di diversi paesi e i rispettivi territori geopolitici attraverso una manipolazione manuale, inclinando e deformando la massa di terra così che possa inserirsi nei confini stessi del disegno.
Untitled (d’apres Cezanne), 2015 è invece una fotografia raffigurante l’ombra di quello che si può identificare come un gruppo di teschi fluttuanti su uno sfondo chiaro. Questo lavoro fotografico anticipa in un certo senso, nello spazio della galleria il lavoro esposto nella stanza a seguire.
Percorrendo la mostra, si avverte una forte risonanza e riverbero all'interno e tra le opere stesse. Volendo seguire questa stessa linea di rimandi, un’altra finestra No Window No Cry è installata nella ex fabbrica Olivetti, riportando l’opera al suo contesto originario.
Le opere, quando messe in dialogo, sotto forma di coppie uguali o distinte, creano una risonanza ancora più profonda e invitano lo spettatore a raccogliere nuove idee, facendo eco ad ulteriori differenti tematiche.
Anri Sala nato nel 1974 a Tirana, in Albania. Attualmente vive e lavora a Berlino. Le sue mostre recenti includono “The Present Moment (in D)” Haus der Kunst, Monaco Germania, “Anri Sala: two movies”, Museo di Arte Contemporanea, Detroit Mi (2012), “1395 Days Without Red”, Irish Museum of Modern Art, Dublino (Irlanda, 2012), Museo Nazionale d’Arte, Osaka (Giappone, 2011), Serpentine Gallery, Londra (Inghilterra, 2011) e l Museo d’Arte Contemporanea, Montreal (Quebec, 2011). Nel 2011 Anri Sala ha vinto l’Absolut Art Award, a Stoccolma (Svezia). Ha ottenuto anche lo Young Artist Prize alla Biennale di Venezia nel 2001 e il premio Gilles Dusein nel 2000. Nel 2013, Sala è stato inoltre selezionato per rappresentare la Franca alla 55esima Biennale di Venezia con il lavoro Ravel Ravel Unravel.
Il 03 Febbraio 2016 Anri Sala inaugurerà una sua personale al New Museum di New York curata da Massimiliano Gioni.
Alfonso Artiaco
piazzetta Nilo 7 - Napoli
18/12/2015 - 13/2/2016
La galleria Alfonso Artiaco è lieta di annunciare l’inaugurazione della mostra personale di Anri Sala, venerdi 18 dicembre 2015 alle 19.00, in presenza dell’artista.
Il suono e la musica hanno sempre giocato un ruolo importante nel lavoro di Anri Sala. Questi due elementi diventano la chiave di lettura della mostra alla galleria Alfonso Artiaco.
Lo show si apre con l’opera No Window No Cry (Luigi Cosenza, Fabbrica Olivetti; Pozzuoli), 2015. Un’installazione originale che si presenta composta da un piccolo carillon musicale inserito all’interno di una finestra della fabbrica Olivetti, progettata nel 1951 dall’architetto Luigi Cosenza, a Pozzuoli. La leva che attiva il carillon invita lo spettatore a far risuonare la famosa melodia del 1981 dei Clash “Should I Stay or Should I Go”. Questa scultura allude al soundtrack di un film di Anri Sala, Le Clash del 2010, e allo stesso tempo vuole mettere in discussione il confine tra la finzione e la realtà al di fuori dello schermo.
Nella stanza successiva, il visitatore incontra una nuova scultura: un "oggetto sonoro" che si presenta come un tamburo rullante gioco di una natura morta, appesa su di esso. La premessa visiva e la struttura della disposizione dei quattro crani sospesi in Still life in the Doldrums (Don’t explain), 2015 richiama chiaramente l’opera di Paul Cezanne Piramide di Teschi. Lo storico dell’arte Francoise Cachin descrive i disegni di Cezanne del 1901 come “una disposizione molto assertiva e decisamente in contrasto con il più usuale tableau di vita domestica di allora.”
Gli scheletri nell’opera di Sala si ripropongono con la stessa disposizione di quelli del dipinto di Cezanne e sono stati successivamente ridipinti a mano replicando lo stesso colore dei primi. I teschi vengono suonati da bacchette scolpite come fibule umane ad un estremo e dall’altro come consuete teste di bacchette e sono bilanciate in modo che nei punti più vigorosi del pezzo riescano a suonare sia il tamburo che la parte inferiore dei teschi. Così come in tutti i Doldrum di Sala, le bacchette sono attivate e rispondono solo ad un’azione acustica che fa conseguentemente vibrare la pelle del tamburo.
Questo lavoro ha una colonna sonora nonché una linea di bassa frequenza che Sala ha costruito affinché le bacchette rispondessero in seguito. La colonna sonora unisce brevi sezioni di un arrangiamento musicale prodotto per i primi cartoni animati di Tom & Jerry, composti da Scott Bradely (1940-1958), con altrettanto brevi brani strumentali della canzone “Don’t explain” della famosa cantante jazz Billy Holiday (1946) così come della versione cover cantata da Nina Simone (1964). Sebbene l’audience del cartone animato potrebbe essere completamente diverso dall’audience della musica jazz, entrambe le colonne sonore sono contemporanee tra di loro. Aggiungendo un altro possibile livello di lettura, il jazz emerge intorno al volgere del secolo, coincidendo quindi temporalmente con l’esecuzione stessa della Piramide di teschi di Cezanne.
Continuando il percorso attraverso le stanze della galleria, il visitatore incontra Moth in the Doldrums, 2015, un lavoro che si presenta come un paio di tamburi rullanti: uno posizionato a terra sul pavimento, mentre il secondo è sospeso al soffitto della stanza successiva. Il suono riprodotto da questi strumenti è quello di Overtone Oscillations, 2015, una performance presentata all’inizio di questo anno da Anri Sala al Barbican di Londra. In questo lavoro, Sala fonde due celebri melodie “l’Internazionale”, altrimenti conosciuta come l’inno dei lavoratori e la “Marsigliese”, inno nazionale francese. Prima che Pierre Degeyter componesse “l’Internazionale” nel 1888 con la musica attualmente in uso, per diciassette anni il testo è stato interpretato con la melodia della “Marsigliese”, cosa che spiega le affinità tra i due pezzi. La fusione vocale di entrambe le canzoni è stata qui resa possibile dalle straordinarie capacità di una cantante ipertono che riesce a cantare e fondere due toni nello stesso momento. In questo lavoro, la voce della cantante si divide in due – ipertono e fondamentale – ognuno riproduce il corrispettivo sul tamburo. Il rullante sospeso suona gli ipertoni, mentre le sue stesse bacchette rispondono con le basse frequenze dei fondamentali. Lo speaker nascosto all’interno del secondo rullante a terra suona invece i fondamentali, mentre le bacchette rat-tat-tat vengono innescate dagli ipertoni. In questo modo la struttura che la cantante crea con la sua stessa voce è ora divisa all'interno della coppia del tamburo stesso, lasciando il visitatore oscillante tra i due.
I lavori su carta intervallano le sculture sonore. Lines recto verso (Jung, Huxler, Stravinsky), 2015 e Lines recto verso (Afif, Sala, Flavien), 2015 sono la riproduzione di tre differenti linee di palmi della mano. Ogni gruppo di persone è tra loro contemporaneo e tutti i personaggi citati lavoravano solo con la mano sinistra (chiaro riferimento quest’ultimo al video Ravel Ravel, 2013 dove due interpretazioni del concerto per piano per mani sinistra di Ravel venivano suonate ed ascoltate contemporaneamente una sull’altra). Tecnicamente, questo lavoro è stato eseguito prima sul retro del foglio, sfruttando la mezza trasparenza della carta, dopodiché il fronte del lavoro viene aggiunto, dando al disegno l’aspetto di un affresco, dove i colori sembrano quasi emergere dalla superficie stessa.
Lines recto verso (Jung, Huxley, Stravinsky) è stato composto dall’intersecazione delle linee dei palmi delle mani di Carl Gustav Jung, Igor Stravinsky e Adolf Huxley: mentre Stravinsky era un caro amico di Huxley, al quale ha anche dedicato la sua ultima opera orchestrale, Huxley e Jung hanno analizzato entrambi, seppur in maniera differente la nozione di inconscio. Lines recto verso (Afif, Sala, Flavien) è stato creato con il palmo stesso della mano di Sala con quella di altri due artisti, Saadane Afif e Jean-Pascal Flavien, amici stretti di Sala, tutti residenti a Berlino. Citando l’artista: "parto dallo stesso punto sulla superficie della carta e seguo inizialmente la rispettiva “linea della vita” di ognuna delle tre mani iniziando così a produrre una linea continua. Quando il cerchio si sta per chiudere, a causa della curvature della linea stessa, passo ad una seconda linea, per esempio la “linea della testa” seguita a sua volta dalla “linea del cuore”, in modo tale che ci possa essere una continuità. Pertanto le forme che i disegni assumono e ne derivano, seguono la linea curva dei corrispettivi delle linee dei palmi delle mani, e il risultato finale è composto proprio dall’intersecazione dei rispettivi palmi. Il mio intento è quello di sviluppare la figura che si crea fino a che lo spazio lo rende possibile"
Untitled (Boa Antartica/Italia), 2015 è invece un nuovo lavoro che si inserisce in una serie di disegni iniziati da Sala nel 2014, intitolati “Untitled” (mappe/specie). In questa serie Sala rielabora le mappe di diversi paesi e i rispettivi territori geopolitici attraverso una manipolazione manuale, inclinando e deformando la massa di terra così che possa inserirsi nei confini stessi del disegno.
Untitled (d’apres Cezanne), 2015 è invece una fotografia raffigurante l’ombra di quello che si può identificare come un gruppo di teschi fluttuanti su uno sfondo chiaro. Questo lavoro fotografico anticipa in un certo senso, nello spazio della galleria il lavoro esposto nella stanza a seguire.
Percorrendo la mostra, si avverte una forte risonanza e riverbero all'interno e tra le opere stesse. Volendo seguire questa stessa linea di rimandi, un’altra finestra No Window No Cry è installata nella ex fabbrica Olivetti, riportando l’opera al suo contesto originario.
Le opere, quando messe in dialogo, sotto forma di coppie uguali o distinte, creano una risonanza ancora più profonda e invitano lo spettatore a raccogliere nuove idee, facendo eco ad ulteriori differenti tematiche.
Anri Sala nato nel 1974 a Tirana, in Albania. Attualmente vive e lavora a Berlino. Le sue mostre recenti includono “The Present Moment (in D)” Haus der Kunst, Monaco Germania, “Anri Sala: two movies”, Museo di Arte Contemporanea, Detroit Mi (2012), “1395 Days Without Red”, Irish Museum of Modern Art, Dublino (Irlanda, 2012), Museo Nazionale d’Arte, Osaka (Giappone, 2011), Serpentine Gallery, Londra (Inghilterra, 2011) e l Museo d’Arte Contemporanea, Montreal (Quebec, 2011). Nel 2011 Anri Sala ha vinto l’Absolut Art Award, a Stoccolma (Svezia). Ha ottenuto anche lo Young Artist Prize alla Biennale di Venezia nel 2001 e il premio Gilles Dusein nel 2000. Nel 2013, Sala è stato inoltre selezionato per rappresentare la Franca alla 55esima Biennale di Venezia con il lavoro Ravel Ravel Unravel.
Il 03 Febbraio 2016 Anri Sala inaugurerà una sua personale al New Museum di New York curata da Massimiliano Gioni.