domenica 20 dicembre 2015

ELIO ROSATI: PORTFOLIO - CANTINE MATTEOTTI, GENOVA




ELIO ROSATI
PORTFOLIO
Collages e altri ritagli
a cura di SAngelo Gualco e Sandro Ricaldone
Cantine Matteotti
Archivolto Baliano - Genova
17/12/2015 - 17/1/2016

PRODUZIONE DI IMMAGINI A MEZZO DI IMMAGINI

“La cultura pop non è un fermo immagine; è uno zapping di immagini in rapida successione. È per questo che il collage è un modo efficace di rappresentare la vita contemporanea. Il susseguirsi delle immagini crea una sorta di movimento nella mente”. In questa affermazione di James Rosenquist possiamo identificare lo sfondo sul quale si sono avvicendate le diverse declinazioni in cui la tecnica del collage - esplosa nel primo Novecento, ma risalente nel tempo (ne aveva fatto uso già nel XV secolo un autore come Gentile Bellini) – si è venuta via via manifestando.
Strumento per l’elaborazione dell’immagine, frammento del reale incorporato nella rappresentazione, assemblaggio dada di materiali eterocliti, sfida alla pittura (secondo Aragon), “integrazione di produzioni attuali o passate delle arti in una costruzione superiore dell’ambiente” per i situazionisti, dispositivo di tensione fra parola e immagine nella poesia visiva, objet trouvé per gli affichistes, re-mediated (ri-mediatizzato) nella grafica computerizzata, il collage ha attraversato l’intero arco temporale di quella che si è soliti chiamare arte contemporanea toccando in profondità ogni movimento: dal cubismo al surrealismo, dall’astrattismo all’action painting e oltre.
Le ragioni della sua perdurante vitalità possono essere rintracciate anzitutto nell’“effetto di dislocazione cognitiva” che procede dall’associazione di materiali tratti da contesti differenti, creando un’articolazione ove nonsenso e ricerca di senso coesistono senza mai dar luogo ad una visione interpretabile in maniera univoca; un’articolazione perennemente aperta, che si direbbe incommensurabile rispetto alle singole componenti d’origine.
Un secondo motivo risiede nella sua riconducibilità al bricolage – intellettuale, e nel contempo manuale – evocato da Claude Levi-Strauss nel Pensiero selvaggio come un riflesso sul piano pratico dell’attività mitopoietica, volta ad “elaborare insiemi strutturati non attraverso altri insiemi strutturati, ma utilizzando residui e frammenti di eventi: “odds and ends” si direbbe in inglese, o, in francese, “bribes et morceaux”, testimoni fossili della storia di un individuo o di una società”.
È appunto questo mix di manualità e ricerca concettuale a indurre Elio Rosati (ROS) a proseguire caparbiamente nella sua più che trentennale ma quasi segreta attività di collagiste. Da un incredibile accumulo di pagine pubblicitarie, emblemi di provvisorietà e consumo, da un non meno stupefacente assortimento di ritratti fotografici di un’attualità ormai deperita, da pagine di vecchi quotidiani e cartoncini variamente foggiati, Elio ricava figure e profili che colloca in equilibrio accuratamente ponderato, con intriganti e anomale simmetrie, su sfondi non di rado definiti attraverso una sorta di griglia decorativa astratta.
Vengono in luce in questi fogli (decostruiti e ricostruiti) tutti gli ambienti che ha frequentato: le librerie dove ha scoperto l’Antologia dello humour nero di Breton e i Calligrammes di Apollinaire; i cinema dove si proiettavano Buñuel e Andy Warhol, la selvaggia scena punk londinese e le aule universitarie, le mediateche in cui ha visionato filmati di performances e i prototipi della videoarte. Non si tratta quindi soltanto di un mero esercizio estetico: nei collages che vediamo oggi sui muri delle Cantine Matteotti si celano (o si schiudono) mondi personali e mondi collettivi, il reale e l’artificiale s’intrecciano, il riverbero nostalgico si ribalta in movenza ironica, l’esito avvia un nuovo processo. Così “tutto torna in circolo e c’è una nuova trasmissione”, come scrive l’autore. Così la sequenza delle immagini attiva uno sguardo capace di “perlustrare, rifigurare, testimoniare il mondo visibile”.

Sandro Ricaldone