JEAN SEZNEC
LA SOPRAVVIVENZA DEGLI ANTICHI DEI
Saggio sul ruolo della tradizione mitologica nella cultura e nell'arte rzinascimentali
Presentazione di Salvatore Settis
Bollati Boringhieri (4 giugno 2015)
Collana: Saggi. Arte e letteratura
Oggi sappiamo che le divinità pagane non sono mai morte. Che l'idea di una rinascita quattro-cinquecentesca dell'antico pantheon dopo secoli di eclisse è tanto trionfale quanto priva di fondamento. Se la storiografia artistica ha riannodato i legami tra Medioevo e Rinascimento è merito soprattutto di un giovane studioso che nel 1940, in piena guerra, ha dato alle stampe questo saggio ai tempi assolutamente pionieristico, in cui lo schema oppositivo morte-resurrezione lascia il passo al principio continuista della sopravvivenza. Nel suo "libro di giovinezza", dal ricchissimo corredo illustrativo, Jean Seznec ha profuso infinite ricognizioni di miniature, scritti astrologici, enciclopedie, trattati e monumentali cicli figurativi, documentando come durante il lungo transito medievale gli dei dell'antichità avessero conservato attributi riconoscibili, nonostante l'iconografia barbarizzata e cristianizzata. Fossero sopravvissuti, insomma, alla stregua di "incarnazioni di idee". Con l'arte rinascimentale quelle divinità ripresero il loro lontano aspetto. Sulle pareti e nelle volte dei palazzi, o nelle cupole delle cappelle, i contenuti ancora vivi si ricongiunsero alle forme precedenti: irriducibile alla pura funzione decorativa, un intero "universo di dei planetari, di eroi e di allegorie" reclamò la propria ascendenza. E fino a Seznec serbò il segreto del proprio debito nei confronti del Medioevo.
LA SOPRAVVIVENZA DEGLI ANTICHI DEI
Saggio sul ruolo della tradizione mitologica nella cultura e nell'arte rzinascimentali
Presentazione di Salvatore Settis
Bollati Boringhieri (4 giugno 2015)
Collana: Saggi. Arte e letteratura
Oggi sappiamo che le divinità pagane non sono mai morte. Che l'idea di una rinascita quattro-cinquecentesca dell'antico pantheon dopo secoli di eclisse è tanto trionfale quanto priva di fondamento. Se la storiografia artistica ha riannodato i legami tra Medioevo e Rinascimento è merito soprattutto di un giovane studioso che nel 1940, in piena guerra, ha dato alle stampe questo saggio ai tempi assolutamente pionieristico, in cui lo schema oppositivo morte-resurrezione lascia il passo al principio continuista della sopravvivenza. Nel suo "libro di giovinezza", dal ricchissimo corredo illustrativo, Jean Seznec ha profuso infinite ricognizioni di miniature, scritti astrologici, enciclopedie, trattati e monumentali cicli figurativi, documentando come durante il lungo transito medievale gli dei dell'antichità avessero conservato attributi riconoscibili, nonostante l'iconografia barbarizzata e cristianizzata. Fossero sopravvissuti, insomma, alla stregua di "incarnazioni di idee". Con l'arte rinascimentale quelle divinità ripresero il loro lontano aspetto. Sulle pareti e nelle volte dei palazzi, o nelle cupole delle cappelle, i contenuti ancora vivi si ricongiunsero alle forme precedenti: irriducibile alla pura funzione decorativa, un intero "universo di dei planetari, di eroi e di allegorie" reclamò la propria ascendenza. E fino a Seznec serbò il segreto del proprio debito nei confronti del Medioevo.