DAMIÁN ORTEGA
CASINO
a cura di Vicente Todolí
HangarBicocca, Spazio “Shed”
via Chiese 2 - Milano
4/6/2015 - 8/11/2015
HangarBicocca, lo spazio per l’arte contemporanea sostenuto da Pirelli, presenta dal 5 giugno all’8 novembre 2015 “Casino”, la prima mostra personale in Italia di Damián Ortega, a cura di Vicente Todolí. La retrospettiva, dedicata a uno degli artisti più interessanti ed ironici del panorama contemporaneo, offre un ampio sguardo sulle differenti espressioni artistiche utilizzate - sculture, installazioni, film, oltre a una performance che verrà realizzata il 4 giugno durante l’inaugurazione - ed è resa unica dal dialogo tra le diciannove opere, di piccole e grandi dimensioni, e lo spazio dello Shed di HangarBicocca.
Damián Ortega (Città del Messico, 1967) si è imposto negli ultimi vent’anni come uno dei più significativi artisti dello scenario internazionale, capace di rielaborare con il suo lavoro l’idea stessa di scultura, dove la rappresentazione diviene aggregazione e disgregazione. Materia, energia e trasformazione sono i concetti al centro della sua ricerca artistica, da cui il titolo della mostra “Casino”: l’universo visto da Ortega appare come un sistema fisico complesso, non totalmente controllabile dall’uomo.
“La logica della frammentazione comprende la possibilità, il caso, l’eventualità, la contingenza, l’effimero e l’incompiutezza.”
(Damián Ortega in Do It Yourself, Skira, 2009, p.128)
Proveniente dal mondo della satira (giovanissimo inizia a disegnare vignette politiche per diversi quotidiani messicani), Damián Ortega trasferisce nelle sue opere un personale e sottile senso dello humor. Attraverso l’ironia, carica di significato oggetti provenienti dalla sfera quotidiana, veicolando con leggerezza anche i temi più impegnativi legati ai sistemi di produzione, ai processi di trasformazione della materia e all’entropia, al rapporto tra scultura, spazio e architettura. Anche il linguaggio è argomento di esplorazione per l’artista che utilizza giochi di parole e doppi sensi con l’intento di evidenziare il processo di creazione della lingua e le sue infinite possibilità di trasformazione. Interessato alla materia e alla valenza plastica degli oggetti, egli si appropria di materiali di uso comune o di recupero come picozze e utensili da lavoro che altera e decostruisce per rivelarne componenti nascoste, aspetti simbolici e talvolta irriverenti.
È il caso del maggiolino Volkswagen su cui si basa l’opera Cosmic Thing, 2002 già presentata all’ ICA di Philadelphia nel 2002, tra le più iconiche alla Biennale di Venezia del 2003 e riallestita in HangarBicocca in occasione di questa mostra. L’automobile-simbolo dell’identità nazionale messicana è tra le più utilizzate del Paese, adottata anche per i taxi di Città del Messico. Nell’installazione viene scomposta in ogni suo pezzo ed esplosa nello spazio a ricrearne la forma. L’opera fa parte della trilogia Beetle Trilogy mostrata nella sua completezza in HangarBicocca. Questa comprende anche il film Escarabajo, 2005 in cui l’artista seppellisce un maggiolino Volkswagen nella città in cui è stato prodotto, e la performance Moby Dick, 2004 durante la quale l’artista ingaggia una “lotta fisica” con un vecchio maggiolino bianco che slitta su un pavimento ricoperto di grasso, mentre l’omonimo brano dei Led Zeppelin viene suonato nello spazio espositivo. Con questa trilogia, Ortega si appropria di un oggetto ormai iconico, non più prodotto dal 2002, costruendo una storia “epica” che affronta il rapporto tra uomo e oggetto nell’era contemporanea.
Lo scetticismo dell’artista nei confronti della fiducia indiscriminata nell’innovazione tecnologica, che il tempo trasforma in modalità obsolescenti e antiquate, è ben rappresentato in Controller of the Universe, 2007, una deflagrazione di utensili come seghe, picconi, rastrelli, un campionario di paleotecnologia, con un riferimento sarcastico al celebre murales di Diego Rivera del 1934 che aveva come titolo El Hombre controlador del universo.
Ortega è interessato alla struttura della materia e ai suoi processi di trasformazione, così come a quelli di conservazione. L’opera Estratigrafia 4, 2012 la cui forma apparentemente ricorda una pietra fossile, è una sfera formata da poster e colla e poi tagliata a metà. Sfidando i limiti dell’assurdo con esperimenti pseudo-scientifici, Ortega presenta Elote Clasificado, 2005 in cui numera ogni singolo chicco di una pannocchia essicata. In Hollow/Stuffed: market law, 2012 crea una replica, in scala ridotta, di un modello di un sottomarino tedesco utilizzato durante la Seconda guerra mondiale con numerosi sacchi alimentari ripieni di sale e appesi al soffitto attraverso dei cavi d’acciaio, per esaminare le proprietà di trasformazione della sostanza e i modi in cui questa reagisce alle forze della fisica.
Damián Ortega nasce a Città del Messico nel 1967, luogo in cui attualmente vive. A sedici anni inizia a lavorare come vignettista satirico. Nella seconda metà degli anni Ottanta conosce l’artista Gabriel Orozco con cui crea un legame duraturo e che lo introduce ai “Friday Workshop”, una serie di incontri informali che riuniva un gruppo di giovani artisti per discutere e superare il conservatorismo in cui all’epoca si trovava il panorama artistico del loro Paese. Negli anni successivi contribuisce al rinnovamento dell’arte messicana iniziando un percorso che lo vede produrre opere sia di grandi dimensioni sia di piccola scala. Nel 2003 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia presentando la sua opera Cosmic Thing. Nel 2006 è uno dei finalisti dello Hugo Boss Prize organizzato dalla Solomon R. Guggenheim Foundation e il medesimo anno si trasferisce a Berlino, città in cui rimane fino al 2014 partecipando al DAAD Residency. Nel 2010 sviluppa inoltre il progetto editoriale “Alias”, pubblicando testi d’artista e di critica d’arte mai tradotti in spagnolo.
Diverse istituzioni hanno dedicato a Damián Ortega mostre personali: Museo Serralves, Porto, Museo Witte de With, Rotterdam (2001); ICA, Philadelphia (2002); Kunsthalle Basel (2004); Tate Modern, Londra, MOCA, Los Angeles (2005); Centre Georges Pompidou, Parigi (2008); ICA, Boston (2009); Barbican Centre, Londra (2010); MAM, Rio de Janeiro (2015). Ha partecipato a diverse rassegne internazionali: due edizioni della Biennale di Venezia (2003 e 2013); 4a Biennale di Berlino, 27a Biennale di San Paolo (2006); 11a Biennale di L’Avana (2012); 12a Biennale di Sharjah (2015).
La mostra “Casino” di Damián Ortega si colloca all’interno del programma di mostre firmato da Vicente Todolí insieme ad Andrea Lissoni. Il progetto espositivo è presentato in concomitanza con la mostra personale di Juan Muñoz allestita fino al 23 agosto 2015 e successivamente con la mostra di Philippe Parreno (ottobre 2015 – febbraio 2016).
HangarBicocca, lo spazio per l’arte contemporanea sostenuto da Pirelli, è il naturale proseguimento di una lunga tradizione di attenzione verso la cultura, la ricerca e l’innovazione che accompagna l’azienda fin dalla sua fondazione avvenuta oltre 140 anni fa. Grazie all’impegno di Pirelli, HangarBicocca rende accessibile al pubblico una programmazione di mostre di alto livello, una rassegna di eventi culturali e una serie di attività per ragazzi e famiglie che rendono HangarBicocca uno spazio flessibile e un punto di riferimento per visitatori italiani e stranieri.
CASINO
a cura di Vicente Todolí
HangarBicocca, Spazio “Shed”
via Chiese 2 - Milano
4/6/2015 - 8/11/2015
HangarBicocca, lo spazio per l’arte contemporanea sostenuto da Pirelli, presenta dal 5 giugno all’8 novembre 2015 “Casino”, la prima mostra personale in Italia di Damián Ortega, a cura di Vicente Todolí. La retrospettiva, dedicata a uno degli artisti più interessanti ed ironici del panorama contemporaneo, offre un ampio sguardo sulle differenti espressioni artistiche utilizzate - sculture, installazioni, film, oltre a una performance che verrà realizzata il 4 giugno durante l’inaugurazione - ed è resa unica dal dialogo tra le diciannove opere, di piccole e grandi dimensioni, e lo spazio dello Shed di HangarBicocca.
Damián Ortega (Città del Messico, 1967) si è imposto negli ultimi vent’anni come uno dei più significativi artisti dello scenario internazionale, capace di rielaborare con il suo lavoro l’idea stessa di scultura, dove la rappresentazione diviene aggregazione e disgregazione. Materia, energia e trasformazione sono i concetti al centro della sua ricerca artistica, da cui il titolo della mostra “Casino”: l’universo visto da Ortega appare come un sistema fisico complesso, non totalmente controllabile dall’uomo.
“La logica della frammentazione comprende la possibilità, il caso, l’eventualità, la contingenza, l’effimero e l’incompiutezza.”
(Damián Ortega in Do It Yourself, Skira, 2009, p.128)
Proveniente dal mondo della satira (giovanissimo inizia a disegnare vignette politiche per diversi quotidiani messicani), Damián Ortega trasferisce nelle sue opere un personale e sottile senso dello humor. Attraverso l’ironia, carica di significato oggetti provenienti dalla sfera quotidiana, veicolando con leggerezza anche i temi più impegnativi legati ai sistemi di produzione, ai processi di trasformazione della materia e all’entropia, al rapporto tra scultura, spazio e architettura. Anche il linguaggio è argomento di esplorazione per l’artista che utilizza giochi di parole e doppi sensi con l’intento di evidenziare il processo di creazione della lingua e le sue infinite possibilità di trasformazione. Interessato alla materia e alla valenza plastica degli oggetti, egli si appropria di materiali di uso comune o di recupero come picozze e utensili da lavoro che altera e decostruisce per rivelarne componenti nascoste, aspetti simbolici e talvolta irriverenti.
È il caso del maggiolino Volkswagen su cui si basa l’opera Cosmic Thing, 2002 già presentata all’ ICA di Philadelphia nel 2002, tra le più iconiche alla Biennale di Venezia del 2003 e riallestita in HangarBicocca in occasione di questa mostra. L’automobile-simbolo dell’identità nazionale messicana è tra le più utilizzate del Paese, adottata anche per i taxi di Città del Messico. Nell’installazione viene scomposta in ogni suo pezzo ed esplosa nello spazio a ricrearne la forma. L’opera fa parte della trilogia Beetle Trilogy mostrata nella sua completezza in HangarBicocca. Questa comprende anche il film Escarabajo, 2005 in cui l’artista seppellisce un maggiolino Volkswagen nella città in cui è stato prodotto, e la performance Moby Dick, 2004 durante la quale l’artista ingaggia una “lotta fisica” con un vecchio maggiolino bianco che slitta su un pavimento ricoperto di grasso, mentre l’omonimo brano dei Led Zeppelin viene suonato nello spazio espositivo. Con questa trilogia, Ortega si appropria di un oggetto ormai iconico, non più prodotto dal 2002, costruendo una storia “epica” che affronta il rapporto tra uomo e oggetto nell’era contemporanea.
Lo scetticismo dell’artista nei confronti della fiducia indiscriminata nell’innovazione tecnologica, che il tempo trasforma in modalità obsolescenti e antiquate, è ben rappresentato in Controller of the Universe, 2007, una deflagrazione di utensili come seghe, picconi, rastrelli, un campionario di paleotecnologia, con un riferimento sarcastico al celebre murales di Diego Rivera del 1934 che aveva come titolo El Hombre controlador del universo.
Ortega è interessato alla struttura della materia e ai suoi processi di trasformazione, così come a quelli di conservazione. L’opera Estratigrafia 4, 2012 la cui forma apparentemente ricorda una pietra fossile, è una sfera formata da poster e colla e poi tagliata a metà. Sfidando i limiti dell’assurdo con esperimenti pseudo-scientifici, Ortega presenta Elote Clasificado, 2005 in cui numera ogni singolo chicco di una pannocchia essicata. In Hollow/Stuffed: market law, 2012 crea una replica, in scala ridotta, di un modello di un sottomarino tedesco utilizzato durante la Seconda guerra mondiale con numerosi sacchi alimentari ripieni di sale e appesi al soffitto attraverso dei cavi d’acciaio, per esaminare le proprietà di trasformazione della sostanza e i modi in cui questa reagisce alle forze della fisica.
Damián Ortega nasce a Città del Messico nel 1967, luogo in cui attualmente vive. A sedici anni inizia a lavorare come vignettista satirico. Nella seconda metà degli anni Ottanta conosce l’artista Gabriel Orozco con cui crea un legame duraturo e che lo introduce ai “Friday Workshop”, una serie di incontri informali che riuniva un gruppo di giovani artisti per discutere e superare il conservatorismo in cui all’epoca si trovava il panorama artistico del loro Paese. Negli anni successivi contribuisce al rinnovamento dell’arte messicana iniziando un percorso che lo vede produrre opere sia di grandi dimensioni sia di piccola scala. Nel 2003 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia presentando la sua opera Cosmic Thing. Nel 2006 è uno dei finalisti dello Hugo Boss Prize organizzato dalla Solomon R. Guggenheim Foundation e il medesimo anno si trasferisce a Berlino, città in cui rimane fino al 2014 partecipando al DAAD Residency. Nel 2010 sviluppa inoltre il progetto editoriale “Alias”, pubblicando testi d’artista e di critica d’arte mai tradotti in spagnolo.
Diverse istituzioni hanno dedicato a Damián Ortega mostre personali: Museo Serralves, Porto, Museo Witte de With, Rotterdam (2001); ICA, Philadelphia (2002); Kunsthalle Basel (2004); Tate Modern, Londra, MOCA, Los Angeles (2005); Centre Georges Pompidou, Parigi (2008); ICA, Boston (2009); Barbican Centre, Londra (2010); MAM, Rio de Janeiro (2015). Ha partecipato a diverse rassegne internazionali: due edizioni della Biennale di Venezia (2003 e 2013); 4a Biennale di Berlino, 27a Biennale di San Paolo (2006); 11a Biennale di L’Avana (2012); 12a Biennale di Sharjah (2015).
La mostra “Casino” di Damián Ortega si colloca all’interno del programma di mostre firmato da Vicente Todolí insieme ad Andrea Lissoni. Il progetto espositivo è presentato in concomitanza con la mostra personale di Juan Muñoz allestita fino al 23 agosto 2015 e successivamente con la mostra di Philippe Parreno (ottobre 2015 – febbraio 2016).
HangarBicocca, lo spazio per l’arte contemporanea sostenuto da Pirelli, è il naturale proseguimento di una lunga tradizione di attenzione verso la cultura, la ricerca e l’innovazione che accompagna l’azienda fin dalla sua fondazione avvenuta oltre 140 anni fa. Grazie all’impegno di Pirelli, HangarBicocca rende accessibile al pubblico una programmazione di mostre di alto livello, una rassegna di eventi culturali e una serie di attività per ragazzi e famiglie che rendono HangarBicocca uno spazio flessibile e un punto di riferimento per visitatori italiani e stranieri.