PINO PASCALI
CINQUE BACHI DA SETOLA E UN BOZZOLO
Mostra a cura di Fabio Sargentini
messa in opera di Claudio Palmieri
L'Attico
via del Paradiso 41 - Roma
dal 1/2/2013 al 29/3/2013
Dopo la mostra alla Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a Mare nel settembre scorso, dove è stata riallestita a distanza di quarantaquattro anni, “Cinque bachi da setola e un bozzolo” di Pascali sarà esposta a L’Attico di via del Paradiso dal 1° febbraio al 29 marzo 2013. Mutando le caratteristiche dello spazio espositivo la mostra di Roma presenterà rispetto all’installazione originaria un carattere claustrofobico, kafkiano. I cinque bachi e il bozzolo saranno visibili dall’esterno della stanza attraverso i varchi delle porte. Nel teatrino della galleria verrà proiettata una copia restaurata del film SKMP2 di Luca Patella girato nell’estate del 1968.
Metamorfosi in fieri
È durato due anni appena il mio sodalizio terreno, umano e artistico, con Pino Pascali: da settembre 1966 a settembre 1968. Esso è poi proseguito per vie misteriose, sottilmente medianiche. Ho il fondato sospetto che mi abbia tenuto lui per mano nel varare esposizioni come Pascali performer, Pascali geometrico, Ponti sull’acqua, Cannonata. Dopo tali fuochi d’artificio era altamente improbabile che mi inventassi un’altra sua mostra a l’Attico. Le sue sculture, giocoforza in numero limitato per la morte precoce, sono sparse in musei e collezioni di tutto il mondo, e nella mia disponibilità non rimanevano che i cinque bachi da setola esposti a piazza di Spagna nella primavera del 1968. Come mi ero speso allora con Pino perché, pur stretto tra la mostra a Parigi alla galleria Jolas a gennaio e la sala alla Biennale di Venezia a giugno, confermasse la personale romana ad aprile! Meno male che a furia d’insistere, lui alla fine si convinse. E non si risparmiò, generoso com’era. La mostra traboccava di novità: in una prima fase furono esposti il ponte e la trappola in lana d’acciaio, seguiti in seconda battuta dai bachi di spazzole acriliche. Nel momento di allestire questi ultimi forse lo spazio espositivo, con le pareti alte e bianche e i bachi striscianti al suolo, parve a Pino sguarnito. Prese così una decisione improvvisa. Con un compressore azionato ad alta velocità spruzzò una sostanza collosa, liquida che si rapprese sulla parete in una strana forma simile ad una ragnatela. Per anni mi apparì un’impresa insormontabile, forse arbitraria, ricostituire il binomio dei cinque bachi da setola e quella concrezione sul muro. Nel frattempo i bachi si sono esibiti autonomamente un po’ dappertutto, facendo la loro bella figura, anche se io, a conoscenza del retroscena, li vedevo un po’ annaspare nello spazio vuoto, diretti verso il nulla, sgomenti per aver perso la strada di casa. Nonostante i loro colori smaglianti non erano del tutto felici. Dal canto mio coltivavo ancora la speranza di ridare loro una meta, tale mi pareva la parte mancante sul muro, e perciò restavo sordo alle sirene del mercato, che li aveva presi di mira uno per uno.
Non saprei dire perché ho aspettato tanto. Che Pino non ritenesse fosse arrivato il momento giusto? Finalmente, vinte le ultime perplessità, lo scorso settembre a Polignano, paese natale di Pascali, nella Fondazione a lui intitolata, ho rispolverato dopo quarantacinque anni i cinque bachi da setola assieme alla ragnatela. Ma è veramente una ragnatela? mi sono chiesto in corso d’opera. Inequivocabilmente lo è, visto il suo posizionamento sul muro, ma a mio avviso è soprattutto un bozzolo. La sua trama, via via che Claudio Palmieri l’andava ricreando sulla parete, una volta assimilata e perfezionata la tecnica pascaliana, mi è parsa più consona a un bozzolo, ispessita com’è da numerosi passaggi di tessitura, che a una ragnatela, la quale ha nella trasparenza il punto di forza della sua trappola. In questo caso la consistenza dell’involucro ha piuttosto le caratteristiche di cova, di nido, di rifugio. La ragnatela, sinonimo di morte, il bozzolo, di vita che rinasce. Entrambi gli aspetti, ne sono convinto, coesistono in questo lavoro di Pascali.
Oggi, dopo una lunghissima assenza dalla ribalta dell’arte, si riforma a l’Attico l’installazione completa di tutti i suoi elementi. Nell’allestimento attuale, circoscritta in unica stanza illuminata, è fruibile dalla soglia di tre porte, corrispondenti ad altrettanti punti di vista. Preservata dall’usura dello sguardo per quasi mezzo secolo essa si offre a noi con una freschezza sbalorditiva. Assistiamo ipnotizzati nella penombra, spettatori affacciati su questa stanza angusta illuminata, alla rappresentazione plastica di una metamorfosi in fieri.
- Fabio Sargentini
Catalogo con testi di Fabio Sargentini, Vittorio Rubiu, Marco Tonelli.
Proiezione del film SKMP2 di Luca Maria Patella in collaborazione con la Cineteca Nazionale