LA PAGA DEL
SINDACATO
presentazione del volume edito da Liberodiscrivere
Cambicaffé
mercoledì 27 giugno 2012, ore 17,30
Intervengono Renzo Miroglio, Silvio Ferrari, Antonio Sanguineti
Modera Franco Monteverde
Mezzo secolo della FIOM, della CGL, del P.C. e della classe operaia in Valpolcevera attraverso il racconto di Silvano Morasso figlio di Giuseppe presidente Consiglio Gestione della San Giorgio.
“Essere il figlio di un proletario che, per coscienza e capacità, diventa un capo riconosciuto, un dirigente sindacale di livello provinciale (e poi nazionale), proveniente dall'esemplare realtà sociale della Val Polcevera, nella dura e al tempo stesso trasparente condizione di classe della Genova degli anni '50. Crescere in una famiglia tanto sobria quanto sensibile a tutti i valori della solidarietà, dell'aspirazione civile e morale verso una società diversa che erano i principi alla luce dei quali venivano educati tanti 'figli' della classe operaia (in consonanza e anche con differenze profonde rispetto ai precetti pur sempre dominanti della cultura impartita dalle parrocchie cattoliche). E al tempo stesso aderire sempre più intensamente, in modo biologico ed esistenziale, all'età della propria infanzia, poi dell'adolescenza e infine alla stagione della maturità personale, secondo il naturale percorso fatto di relazioni, aspirazioni, pulsioni e passionalità celate ma, via via, sempre più manifeste e infine realizzate o almeno vissute nella quotidianità. C'è in questo scritto di Silvano Morasso quasi un profilo paradigmatico della testimonianza che molti altri, oggi quasi settantenni, avrebbero potuto ricostruire e offrire al lettore, anche per non disperdere la memoria delle molte cose che appartengono a quella generazione. Con qualche implicito rischio di scegliere il tono nostalgico, o per contro il richiamo al rigorismo operaio o infine il moralismo del rimpianto di fronte ad un presente spesso letto solo in chiave di delusione e disgusto. Ma qui l'autore –servendosi di una sana coscienza di autodidatta dalle buone letture– non solo evita tutti gli 'scogli' appena richiamati, ma adottando la freschezza di uno stile narrativo originale e anche spregiudicato, ci offre un lungo racconto di intensa partecipazione umana che accenderà molte emozioni in chi potrà riconoscersi in tanti passaggi di questa storia (per esserci stato), ma forse svelerà anche a qualche giovane sensibile alla conoscenza del passato, molto materiale utile per comprendere come sono andate tante cose e come si è giunti anche ai giorni che viviamo.”
- Silvio Ferrari
presentazione del volume edito da Liberodiscrivere
Cambicaffé
mercoledì 27 giugno 2012, ore 17,30
Intervengono Renzo Miroglio, Silvio Ferrari, Antonio Sanguineti
Modera Franco Monteverde
Mezzo secolo della FIOM, della CGL, del P.C. e della classe operaia in Valpolcevera attraverso il racconto di Silvano Morasso figlio di Giuseppe presidente Consiglio Gestione della San Giorgio.
“Essere il figlio di un proletario che, per coscienza e capacità, diventa un capo riconosciuto, un dirigente sindacale di livello provinciale (e poi nazionale), proveniente dall'esemplare realtà sociale della Val Polcevera, nella dura e al tempo stesso trasparente condizione di classe della Genova degli anni '50. Crescere in una famiglia tanto sobria quanto sensibile a tutti i valori della solidarietà, dell'aspirazione civile e morale verso una società diversa che erano i principi alla luce dei quali venivano educati tanti 'figli' della classe operaia (in consonanza e anche con differenze profonde rispetto ai precetti pur sempre dominanti della cultura impartita dalle parrocchie cattoliche). E al tempo stesso aderire sempre più intensamente, in modo biologico ed esistenziale, all'età della propria infanzia, poi dell'adolescenza e infine alla stagione della maturità personale, secondo il naturale percorso fatto di relazioni, aspirazioni, pulsioni e passionalità celate ma, via via, sempre più manifeste e infine realizzate o almeno vissute nella quotidianità. C'è in questo scritto di Silvano Morasso quasi un profilo paradigmatico della testimonianza che molti altri, oggi quasi settantenni, avrebbero potuto ricostruire e offrire al lettore, anche per non disperdere la memoria delle molte cose che appartengono a quella generazione. Con qualche implicito rischio di scegliere il tono nostalgico, o per contro il richiamo al rigorismo operaio o infine il moralismo del rimpianto di fronte ad un presente spesso letto solo in chiave di delusione e disgusto. Ma qui l'autore –servendosi di una sana coscienza di autodidatta dalle buone letture– non solo evita tutti gli 'scogli' appena richiamati, ma adottando la freschezza di uno stile narrativo originale e anche spregiudicato, ci offre un lungo racconto di intensa partecipazione umana che accenderà molte emozioni in chi potrà riconoscersi in tanti passaggi di questa storia (per esserci stato), ma forse svelerà anche a qualche giovane sensibile alla conoscenza del passato, molto materiale utile per comprendere come sono andate tante cose e come si è giunti anche ai giorni che viviamo.”
- Silvio Ferrari