IN ASTRATTO
le collezioni dei musei liguri alla Estorick Foundation di Londra
27 giugno - 23 settembre 2012
Quando, poco più di due anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, durante la loro luna di miele in Svizzera, Salomé ed Eric Estorick s’imbatterono in “Pittura e scultura futuriste”, non immaginavano probabilmente che quel libro, pubblicato da Boccioni nel 1914, avrebbe cambiato profondamente la loro vita. Da quell’incontro do-veva nascere infatti una passione che li avrebbe portati a raccogliere i capolavori conferiti nella fondazione londinese che la loro prende il nome, specificamente dedicata all’arte italiana del No-vecento.
Nel 2002 le opere più significative della colle-zione Estorick sono state presentate nelle sale di Palazzo Ducale. Oggi sono le raccolte liguri d’arte contemporanea a seguire l’itinerario inver-so, ospitate dal 27 giugno al 23 settembre nella sede della fondazione in una mostra, significati-vamente intitolata “In astratto”, curata da Matteo Fochessati per il neonato CRAC, Centro Regionale per l’Arte Contemporanea.
La rassegna, presentata ieri a Palazzo Ducale, s’incentra sugli sviluppi della pittura italiana fra gli anni ’30 e ’80 del XX secolo, in un insie-me che ne abbraccia talune fra le principali de-clinazioni di linguaggio. Dal Museo di Villa Croce provengono le opere degli astrattisti raccolti at-torno alla Galleria del Milione, appartenute a Ma-ria Cernuschi Ghiringhelli: due splendidi Licini, “Ritmo” (1932) e “Scherzo” (1933), gioco di arri-schiate trame lineari sospese nel fondo rosso cupo della tela, accompagnati da lavori di Reggiani, Radice, Soldati, mentre a rappresentare la stagio-ne informale del secondo dopoguerra sono soprat-tutto le opere del Camec della Spezia con tele di Renato Birolli (“Mare ligure”, 1955, un mosaico di tonalità azzurre), di Giulio Turcato e di Emilio Vedova. Il fondamentale apporto dello Spazialismo è testimoniato dai lavori di Lucio Fontana (fra cui un “buco” su fondo oro del 1966), di Capogros-si e Scanavino appartenenti alla Fondazione Milena Milani in memoria di Carlo Cardazzo di Savona.
L’azzeramento operato da Piero Manzoni con il suo “Achrome” (1958) e il piccolo “Spazio elastico” (1976) di Gianni Colombo segnano i varchi verso l’arte concettuale e l’uso delle tecnologie, men-tre le rarefatte campiture di Calderara preludono alla Pittura Analitica che si afferma negli anni ’70. Un panorama ricco e complesso, nel quale s’inserisce con originalità il contributo degli artisti liguri, da Oberto a Mesciulam, da Fasce a Sirotti, da Zappettini a Menegon.
Sandro Ricaldone
(Il Secolo XIX, 19/6/2012)
le collezioni dei musei liguri alla Estorick Foundation di Londra
27 giugno - 23 settembre 2012
Quando, poco più di due anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, durante la loro luna di miele in Svizzera, Salomé ed Eric Estorick s’imbatterono in “Pittura e scultura futuriste”, non immaginavano probabilmente che quel libro, pubblicato da Boccioni nel 1914, avrebbe cambiato profondamente la loro vita. Da quell’incontro do-veva nascere infatti una passione che li avrebbe portati a raccogliere i capolavori conferiti nella fondazione londinese che la loro prende il nome, specificamente dedicata all’arte italiana del No-vecento.
Nel 2002 le opere più significative della colle-zione Estorick sono state presentate nelle sale di Palazzo Ducale. Oggi sono le raccolte liguri d’arte contemporanea a seguire l’itinerario inver-so, ospitate dal 27 giugno al 23 settembre nella sede della fondazione in una mostra, significati-vamente intitolata “In astratto”, curata da Matteo Fochessati per il neonato CRAC, Centro Regionale per l’Arte Contemporanea.
La rassegna, presentata ieri a Palazzo Ducale, s’incentra sugli sviluppi della pittura italiana fra gli anni ’30 e ’80 del XX secolo, in un insie-me che ne abbraccia talune fra le principali de-clinazioni di linguaggio. Dal Museo di Villa Croce provengono le opere degli astrattisti raccolti at-torno alla Galleria del Milione, appartenute a Ma-ria Cernuschi Ghiringhelli: due splendidi Licini, “Ritmo” (1932) e “Scherzo” (1933), gioco di arri-schiate trame lineari sospese nel fondo rosso cupo della tela, accompagnati da lavori di Reggiani, Radice, Soldati, mentre a rappresentare la stagio-ne informale del secondo dopoguerra sono soprat-tutto le opere del Camec della Spezia con tele di Renato Birolli (“Mare ligure”, 1955, un mosaico di tonalità azzurre), di Giulio Turcato e di Emilio Vedova. Il fondamentale apporto dello Spazialismo è testimoniato dai lavori di Lucio Fontana (fra cui un “buco” su fondo oro del 1966), di Capogros-si e Scanavino appartenenti alla Fondazione Milena Milani in memoria di Carlo Cardazzo di Savona.
L’azzeramento operato da Piero Manzoni con il suo “Achrome” (1958) e il piccolo “Spazio elastico” (1976) di Gianni Colombo segnano i varchi verso l’arte concettuale e l’uso delle tecnologie, men-tre le rarefatte campiture di Calderara preludono alla Pittura Analitica che si afferma negli anni ’70. Un panorama ricco e complesso, nel quale s’inserisce con originalità il contributo degli artisti liguri, da Oberto a Mesciulam, da Fasce a Sirotti, da Zappettini a Menegon.
Sandro Ricaldone
(Il Secolo XIX, 19/6/2012)