TAMARA TAGLIACOZZO
ESPERIENZA E COMPITO INFINITO NELLA FILOSOFIA DEL PRIMO BENJAMIN
Quodlibet, 3/7/2013
collana "Quodlibet studio. Discipline filosofiche"
A partire dalle suggestioni del giovane Walter Benjamin, e cercando di ricostruire le sue letture, i corsi da lui seguiti e le discussioni avute con i suoi amici – ad esempio Gershom Scholem – questo studio si propone di indagare, fornendo molti materiali inediti, le influenze del pensiero di Kant e del fondatore della corrente neokantiana, Hermann Cohen, sulla riflessione di Benjamin negli anni 1912- 1918. Partendo dal recupero e dallo sviluppo del sistema kantiano, Benjamin tenta di fondare un nuovo concetto di esperienza, non più riferito all’intuizione empirica, ma “a priori” e “metafisico”, anche se non coincidente – come in Cohen – con il “fatto” delle scienze fisico-matematiche, e capace di dare conto della dimensione religiosa, storica, etica ed estetica della sfera umana. L’esperienza comprende l’intera filosofia, il suo sistema, che si articola negli ambiti della conoscenza, dell’etica e dell’estetica. Questo si presenta, secondo un suggerimento della filosofia neokantiana, come un compito infinito: è il compito che la filosofia assume nella sua ricerca dei concetti e dei principi su cui si fonda, e di un’unità non condizionata che si esprime come idea religiosa. L’esperienza è l’insieme di questa unità e totalità ideale, la sua espressione concreta e simbolica in immagini e nel linguaggio. Questa nuova edizione si presenta arricchita da una Postfazione, dove vengono illustrati nuovi percorsi di ricerca che riguardano il confronto di Benjamin e di Scholem con Kant e la scuola di Marburgo, e l’attenzione attuale per il loro interesse verso Husserl e le questioni di logica e matematica.
ESPERIENZA E COMPITO INFINITO NELLA FILOSOFIA DEL PRIMO BENJAMIN
Quodlibet, 3/7/2013
collana "Quodlibet studio. Discipline filosofiche"
A partire dalle suggestioni del giovane Walter Benjamin, e cercando di ricostruire le sue letture, i corsi da lui seguiti e le discussioni avute con i suoi amici – ad esempio Gershom Scholem – questo studio si propone di indagare, fornendo molti materiali inediti, le influenze del pensiero di Kant e del fondatore della corrente neokantiana, Hermann Cohen, sulla riflessione di Benjamin negli anni 1912- 1918. Partendo dal recupero e dallo sviluppo del sistema kantiano, Benjamin tenta di fondare un nuovo concetto di esperienza, non più riferito all’intuizione empirica, ma “a priori” e “metafisico”, anche se non coincidente – come in Cohen – con il “fatto” delle scienze fisico-matematiche, e capace di dare conto della dimensione religiosa, storica, etica ed estetica della sfera umana. L’esperienza comprende l’intera filosofia, il suo sistema, che si articola negli ambiti della conoscenza, dell’etica e dell’estetica. Questo si presenta, secondo un suggerimento della filosofia neokantiana, come un compito infinito: è il compito che la filosofia assume nella sua ricerca dei concetti e dei principi su cui si fonda, e di un’unità non condizionata che si esprime come idea religiosa. L’esperienza è l’insieme di questa unità e totalità ideale, la sua espressione concreta e simbolica in immagini e nel linguaggio. Questa nuova edizione si presenta arricchita da una Postfazione, dove vengono illustrati nuovi percorsi di ricerca che riguardano il confronto di Benjamin e di Scholem con Kant e la scuola di Marburgo, e l’attenzione attuale per il loro interesse verso Husserl e le questioni di logica e matematica.