ADALBERTO LIBERA
LA CITTÀ IDEALE
a cura di Nicola Di Battista
MART
Corso Bettini, 43 - Rovereto
dal 21/6/2013 al 8/9/2013
A 50 anni dalla morte (e 110 anni dalla nascita) il Mart di Rovereto dedica un omaggio all’architetto trentino Adalberto Libera, grande maestro dell’architettura moderna italiana
Il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto rende un nuovo omaggio all’architetto Adalberto Libera (1903 -1963), uno dei grandi protagonisti del rinnovamento dell’architettura italiana.
Un nuovo punto di vista è offerto sull’opera di questo grande maestro dell’architettura moderna: il curatore della mostra, l’architetto Nicola Di Battista, ha scelto infatti di approfondire il lavoro di Libera attraverso la selezione di alcuni progetti tra i più significativi, la cui lettura, sorprendentemente inedita, intende attualizzare le modalità di formazione di uno stile.
In questo modo è ripercorsa la storia professionale di Adalberto Libera, con particolare attenzione al periodo di formazione e agli esordi, dove più forte risulta la sua volontà di proporre un linguaggio moderno e internazionale, attraverso l'interpretazione degli indirizzi del Razionalismo europeo.
Nell’Italia fascista il settore degli allestimenti espositivi era l’unica palestra possibile per gli architetti razionalisti, le cui tensioni creative d’avanguardia erano tenute a prudente distanza dal regime. In questo settore Libera esprime con grande chiarezza un’idea di architettura capace di mettere in relazione il contesto storico con le forme della città moderna, come accade ad esempio per l’allestimento della mostra delle colonie estive e dell’infanzia al Circo Massimo a Roma nel 1937.
Dotato di una eccezionale abilità nel disegno, Libera usa rappresentare i propri progetti con magistrali vedute prospettiche, quasi sempre di spazi interni, alcune conservate e altre andate perdute e di cui si hanno oggi solo le riproduzioni fotografiche in bianco e nero. Queste prospettive sono capaci da sole di raccontarci il progetto senza l’ausilio di altri elaborati ed è per questo che Di Battista ha deciso di renderle ‘protagoniste’ di tutta l’esposizione. Così nasce l’idea dell’allestimento di questa mostra, a cura dell’architetto Gianni Filindeu, organizzato attorno a 14 grandi riproduzioni delle vedute prospettiche dei progetti selezionati.
Il visitatore ha la possibilità di entrare come protagonista nell’architettura di Adalberto Libera, coglierne gli aspetti più legati alla composizione e assumerli come valori assoluti da interpretare nell’attualità.
Accanto alle grandi foto sono esposti anche materiali d’archivio originali relativi a ogni progetto, quali schizzi, fotografie, pubblicazioni d’epoca e soprattutto preziose relazioni tecniche redatte da Libera stesso.
Da questo primo spazio si raggiungono alcuni ambienti, ciascuno dei quali ospita una sezione della mostra: la prima è dedicata ai disegni realizzati da Libera nell’arco della sua vita su temi e con tecniche differenti; la seconda comprende una raccolta di tempere originali che illustrano alcune sue architetture; la terza è dedicata ai progetti a pianta centrale; una sala è dedicata ai video. L’ultima stanza è interamente dedicata alla “città ideale”: Adalberto Libera, come in una boule à neige, disegna un paesaggio riassuntivo dell’Italia che fa da sfondo a un grande ambiente in cui si celebra una scena conviviale.
Adalberto Libera nasce a Villa Lagarina (Trento) il 16 luglio 1903. Durante la guerra è costretto a lasciare il Trentino e si trasferisce a Parma nel 1915. A Trento frequenta tutte le scuole inferiori presso la Stadtliche Schüle e il primo anno delle tecniche della Scuola Industriale, dal 1913 al 1914. A Parma Libera vivrà circa dieci anni, termina l’ultimo anno delle medie e frequenta il Regio Liceo conseguendo la relativa maturità. Si iscrive al primo anno della facoltà di matematica della Regia Università Parmense e nel contempo frequenta le lezioni di architettura presso l’Istituto di Belle Arti. Nel 1923 dà gli esami di ammissione al corso speciale di architettura presso l’Istituto statale d’arte di Parma. Vi frequenta il corso speciale, diplomandosi con lode e diploma d’onore. Nel 1925 si trasferisce a Roma e si iscrive al terzo anno della Regia Scuola Superiore di Architettura di Roma e si laurea nel luglio 1928. Consegue l’esame di Stato il 12 novembre 1928.
È tra i primi fautori del movimento per l’architettura moderna in Italia. Nel 1927, ancora studente, entra a far parte del Gruppo 7, sorto nel 1926 nel Politecnico di Milano a opera di Gino Pollini, Luigi Figini, Giuseppe Terragni, Guido Frette, Ubaldo Castagnoli, Sebastiano Larco e Carlo Enrico Rava. Quale membro del Gruppo 7, partecipa all’enunciazione del programma del razionalismo architettonico italiano pubblicando alcuni scritti programmatici su “Rassegna italiana” (dicembre 1926- maggio 1927). Nel 1927 partecipa con il progetto ‘Alberghetto a mezza montagna’ all’esposizione ‘Die Wohnung’ per l’inaugurazione delle case del Weissenhof di Stoccarda.
Nel 1928 fonda e dirige il M.I.A.R. (Movimento Italiano per l’Architettura Razionale), ente di cultura e di propaganda per il rinnovamento dell’architettura italiana. Nello stesso anno organizza con Minnucci la prima Esposizione di Architettura Razionale a Roma. La seconda, organizzata nel ’31, inaugurata da Mussolini alla Galleria di Roma, diretta da P.M.Bardi, segna l’inizio della polemica con l’ambiente accademico e scatena un vivissimo contraddittorio. Sciolto il M.I.A.R. , Libera lavora come professionista indipendente associandosi di volta in volta con i migliori architetti dell’ambiente romano quali: De Renzi, Montuori, Ridolfi, Vaccaro, ecc. Si segnala per la partecipazione alla Mostra della Rivoluzione Fascista allestita al Palazzo delle Esposizioni di Roma nel ’32. L’importanza dell’occasione e il successo del progetto gli aprono la via per una serie di incarichi per allestimenti e padiglioni effimeri quali quelli per l’Esposizione Mondiale di Chicago nel ’33, per l’Esposizione di Bruxelles nel ’35 e per le mostre al Circo Massimo di Roma, sempre in collaborazione con De Renzi.
Negli anni ’30 realizza a Roma importanti opere pubbliche come il Palazzo postale all’Ostiense nel ’33 e il Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi all’E42 nel ’37. Per l’Esposizione universale romana, oltre al Palazzo dei Congressi, progetta il grande Arco simbolico e partecipa al concorso per il Palazzo dell’Acqua e della Luce nel ’39. Durante la guerra, si ritira a Villa Lagarina nella casa di famiglia, tralascia l’attività professionale e si immerge nella riflessione sui temi fondamentali dell’architettura. Centinaia di fogli densi di annotazioni e schizzi, testi, pubblicazioni sugli elementi dell’alloggio, documentano il profondo studio fatto da Libera sulla ‘casa dell’uomo’; tali elaborati sono classificati da Libera stesso con la dicitura ‘progettazione senza committente’. Ritorna a Roma nel ’47 e inizia una lunga collaborazione con l’Ina-casa in qualità di direttore della sezione architettura che lo porta alla costruzione dell’Unità di abitazione orizzontale al Tuscolano a Roma nel 1954. Il suo interesse si sposta sempre più dallo studio dello spazio abitativo alla scala del quartiere e della città. L’attività progettuale alla metà degli anni ’50 si intensifica con la realizzazione del Palazzo della Regione a Trento, del Palazzo per uffici a via Torino a Roma, il Villaggio Olimpico sempre a Roma e la cattedrale de La Spezia.
Nel 1951 è nominato accademico di San Luca. Nel 1953 vince per concorso la cattedra di ‘composizione architettonica’ e comincia a insegnare alla Facoltà di architettura di Firenze. Nel novembre del 1962, è chiamato a insegnare a Roma ‘La Sapienza’.
Nel mese di marzo 1963 muore improvvisamente nel pieno della sua attività professionale di architetto, di insegnante e di ricercatore.
LA CITTÀ IDEALE
a cura di Nicola Di Battista
MART
Corso Bettini, 43 - Rovereto
dal 21/6/2013 al 8/9/2013
A 50 anni dalla morte (e 110 anni dalla nascita) il Mart di Rovereto dedica un omaggio all’architetto trentino Adalberto Libera, grande maestro dell’architettura moderna italiana
Il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto rende un nuovo omaggio all’architetto Adalberto Libera (1903 -1963), uno dei grandi protagonisti del rinnovamento dell’architettura italiana.
Un nuovo punto di vista è offerto sull’opera di questo grande maestro dell’architettura moderna: il curatore della mostra, l’architetto Nicola Di Battista, ha scelto infatti di approfondire il lavoro di Libera attraverso la selezione di alcuni progetti tra i più significativi, la cui lettura, sorprendentemente inedita, intende attualizzare le modalità di formazione di uno stile.
In questo modo è ripercorsa la storia professionale di Adalberto Libera, con particolare attenzione al periodo di formazione e agli esordi, dove più forte risulta la sua volontà di proporre un linguaggio moderno e internazionale, attraverso l'interpretazione degli indirizzi del Razionalismo europeo.
Nell’Italia fascista il settore degli allestimenti espositivi era l’unica palestra possibile per gli architetti razionalisti, le cui tensioni creative d’avanguardia erano tenute a prudente distanza dal regime. In questo settore Libera esprime con grande chiarezza un’idea di architettura capace di mettere in relazione il contesto storico con le forme della città moderna, come accade ad esempio per l’allestimento della mostra delle colonie estive e dell’infanzia al Circo Massimo a Roma nel 1937.
Dotato di una eccezionale abilità nel disegno, Libera usa rappresentare i propri progetti con magistrali vedute prospettiche, quasi sempre di spazi interni, alcune conservate e altre andate perdute e di cui si hanno oggi solo le riproduzioni fotografiche in bianco e nero. Queste prospettive sono capaci da sole di raccontarci il progetto senza l’ausilio di altri elaborati ed è per questo che Di Battista ha deciso di renderle ‘protagoniste’ di tutta l’esposizione. Così nasce l’idea dell’allestimento di questa mostra, a cura dell’architetto Gianni Filindeu, organizzato attorno a 14 grandi riproduzioni delle vedute prospettiche dei progetti selezionati.
Il visitatore ha la possibilità di entrare come protagonista nell’architettura di Adalberto Libera, coglierne gli aspetti più legati alla composizione e assumerli come valori assoluti da interpretare nell’attualità.
Accanto alle grandi foto sono esposti anche materiali d’archivio originali relativi a ogni progetto, quali schizzi, fotografie, pubblicazioni d’epoca e soprattutto preziose relazioni tecniche redatte da Libera stesso.
Da questo primo spazio si raggiungono alcuni ambienti, ciascuno dei quali ospita una sezione della mostra: la prima è dedicata ai disegni realizzati da Libera nell’arco della sua vita su temi e con tecniche differenti; la seconda comprende una raccolta di tempere originali che illustrano alcune sue architetture; la terza è dedicata ai progetti a pianta centrale; una sala è dedicata ai video. L’ultima stanza è interamente dedicata alla “città ideale”: Adalberto Libera, come in una boule à neige, disegna un paesaggio riassuntivo dell’Italia che fa da sfondo a un grande ambiente in cui si celebra una scena conviviale.
Adalberto Libera nasce a Villa Lagarina (Trento) il 16 luglio 1903. Durante la guerra è costretto a lasciare il Trentino e si trasferisce a Parma nel 1915. A Trento frequenta tutte le scuole inferiori presso la Stadtliche Schüle e il primo anno delle tecniche della Scuola Industriale, dal 1913 al 1914. A Parma Libera vivrà circa dieci anni, termina l’ultimo anno delle medie e frequenta il Regio Liceo conseguendo la relativa maturità. Si iscrive al primo anno della facoltà di matematica della Regia Università Parmense e nel contempo frequenta le lezioni di architettura presso l’Istituto di Belle Arti. Nel 1923 dà gli esami di ammissione al corso speciale di architettura presso l’Istituto statale d’arte di Parma. Vi frequenta il corso speciale, diplomandosi con lode e diploma d’onore. Nel 1925 si trasferisce a Roma e si iscrive al terzo anno della Regia Scuola Superiore di Architettura di Roma e si laurea nel luglio 1928. Consegue l’esame di Stato il 12 novembre 1928.
È tra i primi fautori del movimento per l’architettura moderna in Italia. Nel 1927, ancora studente, entra a far parte del Gruppo 7, sorto nel 1926 nel Politecnico di Milano a opera di Gino Pollini, Luigi Figini, Giuseppe Terragni, Guido Frette, Ubaldo Castagnoli, Sebastiano Larco e Carlo Enrico Rava. Quale membro del Gruppo 7, partecipa all’enunciazione del programma del razionalismo architettonico italiano pubblicando alcuni scritti programmatici su “Rassegna italiana” (dicembre 1926- maggio 1927). Nel 1927 partecipa con il progetto ‘Alberghetto a mezza montagna’ all’esposizione ‘Die Wohnung’ per l’inaugurazione delle case del Weissenhof di Stoccarda.
Nel 1928 fonda e dirige il M.I.A.R. (Movimento Italiano per l’Architettura Razionale), ente di cultura e di propaganda per il rinnovamento dell’architettura italiana. Nello stesso anno organizza con Minnucci la prima Esposizione di Architettura Razionale a Roma. La seconda, organizzata nel ’31, inaugurata da Mussolini alla Galleria di Roma, diretta da P.M.Bardi, segna l’inizio della polemica con l’ambiente accademico e scatena un vivissimo contraddittorio. Sciolto il M.I.A.R. , Libera lavora come professionista indipendente associandosi di volta in volta con i migliori architetti dell’ambiente romano quali: De Renzi, Montuori, Ridolfi, Vaccaro, ecc. Si segnala per la partecipazione alla Mostra della Rivoluzione Fascista allestita al Palazzo delle Esposizioni di Roma nel ’32. L’importanza dell’occasione e il successo del progetto gli aprono la via per una serie di incarichi per allestimenti e padiglioni effimeri quali quelli per l’Esposizione Mondiale di Chicago nel ’33, per l’Esposizione di Bruxelles nel ’35 e per le mostre al Circo Massimo di Roma, sempre in collaborazione con De Renzi.
Negli anni ’30 realizza a Roma importanti opere pubbliche come il Palazzo postale all’Ostiense nel ’33 e il Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi all’E42 nel ’37. Per l’Esposizione universale romana, oltre al Palazzo dei Congressi, progetta il grande Arco simbolico e partecipa al concorso per il Palazzo dell’Acqua e della Luce nel ’39. Durante la guerra, si ritira a Villa Lagarina nella casa di famiglia, tralascia l’attività professionale e si immerge nella riflessione sui temi fondamentali dell’architettura. Centinaia di fogli densi di annotazioni e schizzi, testi, pubblicazioni sugli elementi dell’alloggio, documentano il profondo studio fatto da Libera sulla ‘casa dell’uomo’; tali elaborati sono classificati da Libera stesso con la dicitura ‘progettazione senza committente’. Ritorna a Roma nel ’47 e inizia una lunga collaborazione con l’Ina-casa in qualità di direttore della sezione architettura che lo porta alla costruzione dell’Unità di abitazione orizzontale al Tuscolano a Roma nel 1954. Il suo interesse si sposta sempre più dallo studio dello spazio abitativo alla scala del quartiere e della città. L’attività progettuale alla metà degli anni ’50 si intensifica con la realizzazione del Palazzo della Regione a Trento, del Palazzo per uffici a via Torino a Roma, il Villaggio Olimpico sempre a Roma e la cattedrale de La Spezia.
Nel 1951 è nominato accademico di San Luca. Nel 1953 vince per concorso la cattedra di ‘composizione architettonica’ e comincia a insegnare alla Facoltà di architettura di Firenze. Nel novembre del 1962, è chiamato a insegnare a Roma ‘La Sapienza’.
Nel mese di marzo 1963 muore improvvisamente nel pieno della sua attività professionale di architetto, di insegnante e di ricercatore.