sabato 27 luglio 2013

AFRO - GALERIE JEAN-FRANcOIS CAZEAU, PARIS



AFRO
Galerie Jean-François Cazeau
8 rue Sainte-Anastase - Paris
25/4/2013 - 31/7/2013

La Galleria Jean-François Cazeau ha il piacere di annunciarVi la sua esposizione dedicata ad uno tra gli artisti italiani tra i più importanti del Ventesimo secolo, Afro Basaldella, detto Afro (1912 - 1976), che si terrà a partire da 26 aprile fino al 31 luglio 2013.
L’esposizione, che raccoglie 40 opere su carta e su tela eseguite tra il 1947 ed il 1975, riflette le tappe essenziali della carriera dell’artista e rivelerà la Glorificazione gioiosa della luce e della vita caratteristica del suo lavoro – secondo la definizione che ne aveva dato James J. Sweeney, ex direttore del Museo Guggenheim di New York durante gli anni Cinquanta e forte sostenitore dell’ artista. Nato il 4 marzo 1912 a Udine, vicino a Venezia, Afro Basaldella partecipa alle attività della sua famiglia rivolte verso l’arte – il padre e lo zio sono stimati decoratori e i suoi fratelli Mirko e Dino, diventeranno celebri scultori. Egli studia a Firenze, Venezia e Roma, e ottiene il diploma nel 1931. Egli espose a 20 anni le sue prime tele presso la Galleria Il Milione di Milano. Nel 1937, Afro si reca a Parigi e ha la rivelazione del cubismo. L’influenza di Pablo Picasso e di Georges Braque determinerà la sua evoluzione verso l’astrattismo. Si stabilisce a Roma nel 1938 e aderisce nel 1947 al Fronte Nuovo della Arti.
Una svolta decisiva per la sua carriera avviene quando partecipa nel 1949 all’esposizione XX Century Italian Art al prestigioso Moma di New York e, nel 1950, effettua il suo primo soggiorno americano. Afro è a tutti gli effetti fortemente segnato dalla scoperta di Arshile Gorky e dell’ Action Painting di Franz Kline, Cy Twombly e Williem de Kooning.
Ad una meditazione sul cubismo e sulla metafisica di De Chirico, succede un’ interpretazione più diluita dello spazio, che non è altro che lo spessore della memoria (Afro). La geometria rigorosa e i contorni segnati lasciano spazio a linee calligrafiche e a sfondi colorati più ampi. Privata di forma riconoscibile, l’immagine si dematerializza poco a poco. I colori diventano più intensi ed il caos generato da pennellate vivaci e da linee intervallate crea un nuovo spazio emotivo – una pittura che tende a evocare dei sentimenti e a creare degli oggetti fisici attraverso l’uso dello spirito (Ragghianti), dove il colore, “veneziano” per intima vocazione, tiene più il tono che il timbro, e si distende, fluido, sulla superficie della tela.
Nel 1952, Afro aderisce al Gruppo degli Otto assieme a Birolli, Corpora, Moreni, Morlotti, Santomaso, Turcato e Vedova. Sostenuti dal critico Lionello Venturi, gli Otto espongono alla Biennale di Venezia.
Afro ottiene fama internazionale lavorando con successo con gallerie, istituzioni e università. Nel 1955, partecipa all’esposizione The New Decade, organizzata dal Museum of Modern Art di New York e, nel 1956, si vede conferire il premio di miglior pittore italiano alla Biennale di Venezia. Nel 1958, è invitato a partecipare, assieme a Pablo Picasso, Hans Arp, Alexander Calder e Joan Miro, alla decorazione murale dell’Unesco a Parigi. Egli esegue il suo capolavoro Il giardino della speranza, immensa tela in cui le forme e i colori si estendono su un’ampia linea orizzontale.
Nel 1969, gli è dedicata un’importante esposizione retrospettiva di più di duecento opere presso la Kunsthalle di Darmstadt. Colpito da una grave malattia nel 1971, Afro indirizza la propria ricerca verso l’incisione e alla tecnica dell’arazzo. Nel 1973 si stabilisce a Zurigo, dove muore tre anni più tardi.

Immagine: Afro nel suo studio a Udine davanti all’opera Il Castello nero, 1964 -65. Fotografia di Italo Zannier