JACOPO MAZZONELLI
OBTAINING THE HISTORY
a cura di Denis Isaia
Paolo Maria Deanesi Gallery
via San Giovanni Bosco 9 - Rovereto
dal 6/6/2013 al 14/9/2013
Il nucleo interpretativo del lavoro di Jacopo Mazzonelli per Obtaining the History evita accuratamente un approccio didascalico alla Storia, evitando epiche e relative epifanie consolatorie e confrontandosi con un profilo più propriamente speculativo, filosofico. Per ottenere questi risultati “geografici” tende a trasfigurare i piani di senso, li spinge in un vuoto psicologico dove prova a prendere per mano i punti fondanti della questione.
Il lavoro procede per argomentazioni, tensioni e correzioni di pulsioni. La prima tensione nell’ordine dell’argomentazione è storica: quando incontra la Storia il mondo finisce. Obtaining the History è anche il titolo di un’opera: una architettura labirintica composta con le pagine di un vecchio album di fotografie. I volti contenuti, svaniti, forse mai inclusi sono chiunque. Come in una macchina magica pre-cinematografica l’opera avvolge dentro di se un gruppo infinitamente replicabile di memorie. È essa stessa una tautologia autarchica della memoria. Ciò che costruisce è una sorta di caleidoscopio psicologico, un cordone ombelicale che struttura per empatia la materia del ricordo. La riproduzione trova scopo e genesi nella misurazione del tempo e dello spazio.
La seconda pulsione nell’ordine dell’argomentazione è razionale e tratta l’invincibilità della misura. La forza di questa è la sua banalità oggettiva: un metro è un metro, un minuto è un minuto. 8601, Studio per autoritratto ed Autoritratto trasformano la misurazione in un luogo rimosso: sono un muro di gomma penetrabile solo con il fioretto del trauma. La storia prima di essere un fattore fisico è un fattore psichico, è insistenza, cancellazione. Fino a quando il progetto riproduttivo, esaltante come niente altro al mondo, assume le forme della sua fine.
Demographics è la terza argomentazione: l’inquietudine è statistica. Ed è la conferma del Grande Progetto (riproduttivo). Esso funziona perché l’ombra protegge il volto di chi guarda ma non di chi viene guardato e lo spettacolo a cui siamo invitati prevede sempre un’ustione. Stanca di tanto ardire, la materia ha sempre la meglio: la quarta argomentazione è il riposo. Essa nasce da un capovolgimento. Come in una tavola imbandita per una nuova festa Taxa recupera da un vecchio dizionario di medicina i volti che illustrano le razze. La composizione di nuove famiglie salvate dalla storia sono una parentesi di umanità, un respiro di intimità raffigurata. Un movimento pacificatorio, quasi – qui si – consolatorio, che restituisce senso al Progetto la cui terribile grandezza (misura) ora non appare.
La quinta argomentazione è una nota sulla perfezione. Da buona scolare è moderna, metafisica, leggera, quadrata: ha sostanza, luce ma non ha corpo. Toronto al suo interno contiene una storia mozzata. Le gambe dal Canada si sono fermate nelle quattordici teche che conservano il loro Movimento (necessariamente l’unico in forza della sua estrazione-astrazione), una griglia che inchioda la storia su se stessa. È un sapore, è bene ripeterlo, geografico. C’è un peso reale, un Atlante chiamato Europa. E dunque lo svelamento contraddice e nega il piacere dell’apparizione. Come in un’analisi ferrea esso va necessariamente riportato alla sostanza della Storia. Lì dove continua a battere.
Jacopo Mazzonelli nasce a Trento nel 1983. Si diploma in pianoforte e in musica contemporanea presso l’Accademia Internazionale TEMA di Milano. Parallelamente agli studi musicali comincia a realizzare sculture e installazioni attraverso cui indaga spesso l’elemento sonoro (musica e rumore, ritmo e silenzio) pur non includendolo necessariamente come evento uditivo nell’opera. Ha tenuto mostre personali in Italia e all’estero (Federico Bianchi Contemporary Art, Milano – Paolo Maria Deanesi Gallery, Rovereto – Fondazione Galleria Civica di Trento – Palazzo Incontri, Roma – CIAC / Centro Internazionale per l’Arte Contemporanea Castello Colonna di Genazzano – Festival TINA B., Praga – DOCVA, Milano – MART / Museo di arte moderna e contemporanea, Rovereto – L‘Ozio, Amsterdam – Galleria Studio 44, Genova – Teatro dal Verme, Milano – Neon>Campobase, Bologna). Le sue opere sono già incluse in importanti collezioni, tra cui AGI Collection – Verona, Caldic Collection – Rotterdam, Unicredit Art Collection – MART, VAF – Stiftung Collection – MART, Rovereto, Collezione Fondazione Francesco Fabbri – Treviso).
OBTAINING THE HISTORY
a cura di Denis Isaia
Paolo Maria Deanesi Gallery
via San Giovanni Bosco 9 - Rovereto
dal 6/6/2013 al 14/9/2013
Il nucleo interpretativo del lavoro di Jacopo Mazzonelli per Obtaining the History evita accuratamente un approccio didascalico alla Storia, evitando epiche e relative epifanie consolatorie e confrontandosi con un profilo più propriamente speculativo, filosofico. Per ottenere questi risultati “geografici” tende a trasfigurare i piani di senso, li spinge in un vuoto psicologico dove prova a prendere per mano i punti fondanti della questione.
Il lavoro procede per argomentazioni, tensioni e correzioni di pulsioni. La prima tensione nell’ordine dell’argomentazione è storica: quando incontra la Storia il mondo finisce. Obtaining the History è anche il titolo di un’opera: una architettura labirintica composta con le pagine di un vecchio album di fotografie. I volti contenuti, svaniti, forse mai inclusi sono chiunque. Come in una macchina magica pre-cinematografica l’opera avvolge dentro di se un gruppo infinitamente replicabile di memorie. È essa stessa una tautologia autarchica della memoria. Ciò che costruisce è una sorta di caleidoscopio psicologico, un cordone ombelicale che struttura per empatia la materia del ricordo. La riproduzione trova scopo e genesi nella misurazione del tempo e dello spazio.
La seconda pulsione nell’ordine dell’argomentazione è razionale e tratta l’invincibilità della misura. La forza di questa è la sua banalità oggettiva: un metro è un metro, un minuto è un minuto. 8601, Studio per autoritratto ed Autoritratto trasformano la misurazione in un luogo rimosso: sono un muro di gomma penetrabile solo con il fioretto del trauma. La storia prima di essere un fattore fisico è un fattore psichico, è insistenza, cancellazione. Fino a quando il progetto riproduttivo, esaltante come niente altro al mondo, assume le forme della sua fine.
Demographics è la terza argomentazione: l’inquietudine è statistica. Ed è la conferma del Grande Progetto (riproduttivo). Esso funziona perché l’ombra protegge il volto di chi guarda ma non di chi viene guardato e lo spettacolo a cui siamo invitati prevede sempre un’ustione. Stanca di tanto ardire, la materia ha sempre la meglio: la quarta argomentazione è il riposo. Essa nasce da un capovolgimento. Come in una tavola imbandita per una nuova festa Taxa recupera da un vecchio dizionario di medicina i volti che illustrano le razze. La composizione di nuove famiglie salvate dalla storia sono una parentesi di umanità, un respiro di intimità raffigurata. Un movimento pacificatorio, quasi – qui si – consolatorio, che restituisce senso al Progetto la cui terribile grandezza (misura) ora non appare.
La quinta argomentazione è una nota sulla perfezione. Da buona scolare è moderna, metafisica, leggera, quadrata: ha sostanza, luce ma non ha corpo. Toronto al suo interno contiene una storia mozzata. Le gambe dal Canada si sono fermate nelle quattordici teche che conservano il loro Movimento (necessariamente l’unico in forza della sua estrazione-astrazione), una griglia che inchioda la storia su se stessa. È un sapore, è bene ripeterlo, geografico. C’è un peso reale, un Atlante chiamato Europa. E dunque lo svelamento contraddice e nega il piacere dell’apparizione. Come in un’analisi ferrea esso va necessariamente riportato alla sostanza della Storia. Lì dove continua a battere.
Jacopo Mazzonelli nasce a Trento nel 1983. Si diploma in pianoforte e in musica contemporanea presso l’Accademia Internazionale TEMA di Milano. Parallelamente agli studi musicali comincia a realizzare sculture e installazioni attraverso cui indaga spesso l’elemento sonoro (musica e rumore, ritmo e silenzio) pur non includendolo necessariamente come evento uditivo nell’opera. Ha tenuto mostre personali in Italia e all’estero (Federico Bianchi Contemporary Art, Milano – Paolo Maria Deanesi Gallery, Rovereto – Fondazione Galleria Civica di Trento – Palazzo Incontri, Roma – CIAC / Centro Internazionale per l’Arte Contemporanea Castello Colonna di Genazzano – Festival TINA B., Praga – DOCVA, Milano – MART / Museo di arte moderna e contemporanea, Rovereto – L‘Ozio, Amsterdam – Galleria Studio 44, Genova – Teatro dal Verme, Milano – Neon>Campobase, Bologna). Le sue opere sono già incluse in importanti collezioni, tra cui AGI Collection – Verona, Caldic Collection – Rotterdam, Unicredit Art Collection – MART, VAF – Stiftung Collection – MART, Rovereto, Collezione Fondazione Francesco Fabbri – Treviso).