ROBERTO DULIO
UN RITRATTO MONDANO
Fotografie di Ghitta Carell
Johan & Levi, 27/6/2013
collana "Il punto"
Il volume ricostruisce le vicende biografiche e artistiche della fotografa Ghitta Carell (1899-1972), ebrea d’origine ungherese, che nel 1924 si trasferisce in Italia, dove in breve tempo sarà annoverata tra i più celebri ritrattisti. Con determinazione la Carell entra in contatto con l’aristocrazia, l’élite intellettuale e la classe politica italiane. Fotografa Maria José di Savoia e la famiglia reale; ritrae Margherita Sarfatti, critica d’arte e teorizzatrice del Novecento; realizza alcuni noti scatti di Benito Mussolini, con i quali consacra la propria notorietà e veicola una delle più ricorrenti – ancora oggi – immagini del Duce. Nel 1938 si scontra col dramma dell’antisemitismo e poi del conflitto bellico, mentre il dopoguerra la vede in lento declino.
La sua biografia, umana e artistica, si pone in maniera del tutto trasversale rispetto alle canoniche narrazioni della modernità. La sua attività di fotografa appare molto più raffinata e complessa di quanto le riduttive e banali etichette di “fotografa del potere”, piuttosto che “dell’anima” – cui spesso viene ricondotta – possano rivelare. Il lavoro di Ghitta Carell leviga una sintesi espressiva che salda, in accattivante dialettica, le tensioni e i contrasti tra avanguardie e tradizione che segnano il dibattito artistico dell’epoca fascista. Nell’acrobatica miscela figurativa della fotografa lievitano suggestioni desunte da contesti remoti, a volte antitetici, come la ritrattistica rinascimentale e barocca e il gusto glamour delle fotografie che consacrano il divismo degli attori d’oltreoceano. Il suo lavoro attende il risarcimento critico che l’alto livello della sua arte merita senza dubbio.
Roberto Dulio (1971) insegna Storia dell’architettura al Politecnico di Milano, si occupa della cultura architettonica moderna e contemporanea e dei suoi rapporti con l’arte e la fotografia. Tra i suoi libri: Giovanni Michelucci 1891-1990 (2006) e Introduzione a Bruno Zevi (2008).
UN RITRATTO MONDANO
Fotografie di Ghitta Carell
Johan & Levi, 27/6/2013
collana "Il punto"
Il volume ricostruisce le vicende biografiche e artistiche della fotografa Ghitta Carell (1899-1972), ebrea d’origine ungherese, che nel 1924 si trasferisce in Italia, dove in breve tempo sarà annoverata tra i più celebri ritrattisti. Con determinazione la Carell entra in contatto con l’aristocrazia, l’élite intellettuale e la classe politica italiane. Fotografa Maria José di Savoia e la famiglia reale; ritrae Margherita Sarfatti, critica d’arte e teorizzatrice del Novecento; realizza alcuni noti scatti di Benito Mussolini, con i quali consacra la propria notorietà e veicola una delle più ricorrenti – ancora oggi – immagini del Duce. Nel 1938 si scontra col dramma dell’antisemitismo e poi del conflitto bellico, mentre il dopoguerra la vede in lento declino.
La sua biografia, umana e artistica, si pone in maniera del tutto trasversale rispetto alle canoniche narrazioni della modernità. La sua attività di fotografa appare molto più raffinata e complessa di quanto le riduttive e banali etichette di “fotografa del potere”, piuttosto che “dell’anima” – cui spesso viene ricondotta – possano rivelare. Il lavoro di Ghitta Carell leviga una sintesi espressiva che salda, in accattivante dialettica, le tensioni e i contrasti tra avanguardie e tradizione che segnano il dibattito artistico dell’epoca fascista. Nell’acrobatica miscela figurativa della fotografa lievitano suggestioni desunte da contesti remoti, a volte antitetici, come la ritrattistica rinascimentale e barocca e il gusto glamour delle fotografie che consacrano il divismo degli attori d’oltreoceano. Il suo lavoro attende il risarcimento critico che l’alto livello della sua arte merita senza dubbio.
Roberto Dulio (1971) insegna Storia dell’architettura al Politecnico di Milano, si occupa della cultura architettonica moderna e contemporanea e dei suoi rapporti con l’arte e la fotografia. Tra i suoi libri: Giovanni Michelucci 1891-1990 (2006) e Introduzione a Bruno Zevi (2008).