sabato 5 settembre 2015

GÜNTHER ANDERS: DOPO HOLOCAUST, 1979 - BOLLATI BORINGHIERI 2014




GÜNTHER ANDERS
DOPO HOLOCAUST, 1979
Bollati Boringhieri (30 ottobre 2014)
Collana: Temi

Nel gennaio 1979 un fremito di orrore e vergogna sconvolse venti milioni di tedeschi. A innescare un tale sussulto morale collettivo, di una radicalità mai registrata dalla fine della guerra, fu una miniserie televisiva di produzione americana, Holocaust, con James Woods e Meryl Streep. Una narrazione cinematografica piuttosto convenzionale aveva trovato il varco emotivo per raggiungere una zona opaca della coscienza nazionale, rimasta inerte per decenni, inaccessibile nonostante la schiacciante massa documentale sulla Shoah. Tra le innumerevoli prese di posizione, gli interventi, le riflessioni che dilagarono nel discorso pubblico si segnalano come vere folgorazioni queste note diaristiche di Günther Anders. I suoi lampi di pensiero rischiarano ciò che allora nessuno realizzò con altrettanta acutezza: per entrare nel campo visivo di un intero popolo, la rappresentazione dello sterminio andò «rimpicciolita» a misura percettiva umana. Solo così, attraverso i protagonisti di un modesto film, riacquistarono fattezze di individui le vittime di un crimine oscurato dalla propria smisurata contabilità. E solo così per i tedeschi fu possibile spezzare quel paradigma della non-colpa che li aveva esonerati dal rimorso. «Grazie a Dio, ora si disperano, finalmente si disperano ... hanno trovato la fermezza di guardare in faccia, per ore e ore, l’indicibile».

Günther Anders (pseudonimo di Günther Stern, 1902-1992) fu uno dei maggiori filosofi non accademici del Novecento. Rientrato dagli Stati Uniti nel 1950, dopo un lungo esilio, divenne noto sia per la pubblicistica sull’allarme atomico sia per la riflessione sul «dislivello prometeico» tra l’uomo e la tecnica. Presso Bollati Boringhieri sono usciti Amare, ieri. Annotazioni sulla storia della sensibilità (2004), L’odio è antiquato (2006), i due volumi dell’opera maggiore, L’uomo è antiquato (2007), e Discesa all’Ade. Auschwitz e Breslavia, 1966 (2008).