FRANCESCO BENIGNO
LA MALA SETTA
Alle origini di mafia e camorra 1859-1878
Einaudi (1 settembre 2015)
Collana: Einaudi Storia
Questo libro si propone di affrontare in modo nuovo la questione
del crimine organizzato italiano nella seconda metà del XIX secolo, utilizzando
la categoria di «classi pericolose». Questa impostazione è diversa dalla
prospettiva, comunemente adottata, che punta viceversa a studiare il crimine
organizzato ottocentesco ex post, per cosí dire, «dall'oggi», e cioè a partire
dalle forme e dalle strutture che la criminalità organizzata si è data durante
il secondo dopoguerra. Vi è al fondo di questa prospettiva un residuo di un
pregiudizio di stampo romantico, l'idea per cui vi siano dei soggetti separati,
«i criminali», intesi come un popolo a parte, portatore di inequivocabili
stigmate comportamentali e attitudinali che li rendono sempre uguali a sé stessi
malgrado il tempo trascorso. L'adozione del modello delle «classi pericolose»
consente invece di muoversi in direzione opposta, basandosi sulla concezione del
crimine condivisa nell'Ottocento. Tutto ciò ha conseguenze importanti. Piuttosto
che considerare, ad esempio, l'analisi della mafia delle origini come una sorta
di premessa utile a sceverare le radici lunghe di pratiche criminali che daranno
poi luogo nel XX secolo a «Cosa nostra», esso invita invece a immergersi nella
confusione dei discorsi e delle pratiche di quell'epoca. Inoltre, una
prospettiva del genere obbliga a riunire ciò che è stato artificialmente
separato, vale a dire l'indagine sulla camorra a quella sulla mafia. Vi è infine
il bisogno di uscire da una certa concezione ristretta della storia del crimine
come storia sociale intesa alla vecchia maniera, reintroducendovi le urgenze
della politica e le forme dell'immaginario collettivo.
Lo sviluppo del
crimine organizzato nei primi due decenni dell'Italia unita, e in particolare la
crescente popolarità di mafia e camorra considerate alla stregua di sette
segrete, è strettamente legato alla lotta dello Stato contro gli eversori,
repubblicani prima e socialisti internazionalisti poi. In questo dirompente e
innovativo libro, Francesco Benigno illustra il rapporto tra il neonato Stato
italiano e la criminalità organizzata, avvalendosi di fonti d'epoca poliziesche
e giudiziarie oltre che delle fonti giornalistiche coeve. Il risultato
dell'indagine mostra come attorno al nodo dell'ordine pubblico la società
italiana si divida e si ricomponga lungo linee di frattura che oppongono - a
Nord come a Sud - svariate opzioni ideali e politiche e differenti concezioni
della pubblica sicurezza. Il libro mostra anche la genesi di pratiche
poliziesche di manipolazione, infiltrazione e diversione comuni in epoca
liberale e che, attraverso il fascismo, sono poi transitate nell'Italia
repubblicana.