HUGO BALL
CRISTIANESIMO BIZANTINO
Adelphi (2015)
Collana: Biblioteca Adelphi
Dopo essere stato, con Dada, un araldo della disintegrazione e del sovvertimento universale, Hugo Ball trovò un fondamento inscalfibile nei grandi testi mistici bizantini, che seppe raccontare magistralmente – come nessuno prima e dopo di lui – in questo libro, forse il suo migliore, senz'altro il più segreto e sorprendente. Un libro rigoroso e visionario al tempo stesso, che illustra le «vite di tre santi» esemplari – Giovanni Climaco, Dionigi l'Areopagita, Simeone Stilita – sulla scorta di uno studio scrupoloso, offrendo pagine illuminanti sui rapporti tra gnosi e cristianesimo, e con una scrittura capace di accendersi in immagini di rara potenza. Tanto che poco dopo l'uscita di Cristianesimo bizantino, nel 1924, Hermann Hesse poteva scrivere: «... è nato un libro che non saprei paragonare a nessun altro tra i moderni, con l'eccezione forse delle vite dei santi ebrei scritte da Martin Buber. Promana da queste pagine uno spirito così delicato, una tale grazia e profondità intellettuale che non se ne può parlare senza un sentimento di grande amore e riconoscenza». Per poi concludere: «Un'aria chiara e tersa spira intorno alle figure che egli descrive ... e aleggia un'atmosfera di purezza, come nelle opere dell'Alto Medioevo. Sono grato di aver potuto leggere questo libro prezioso, e grato ne parlo a coloro che vorranno accostarvisi».
CRISTIANESIMO BIZANTINO
Adelphi (2015)
Collana: Biblioteca Adelphi
Dopo essere stato, con Dada, un araldo della disintegrazione e del sovvertimento universale, Hugo Ball trovò un fondamento inscalfibile nei grandi testi mistici bizantini, che seppe raccontare magistralmente – come nessuno prima e dopo di lui – in questo libro, forse il suo migliore, senz'altro il più segreto e sorprendente. Un libro rigoroso e visionario al tempo stesso, che illustra le «vite di tre santi» esemplari – Giovanni Climaco, Dionigi l'Areopagita, Simeone Stilita – sulla scorta di uno studio scrupoloso, offrendo pagine illuminanti sui rapporti tra gnosi e cristianesimo, e con una scrittura capace di accendersi in immagini di rara potenza. Tanto che poco dopo l'uscita di Cristianesimo bizantino, nel 1924, Hermann Hesse poteva scrivere: «... è nato un libro che non saprei paragonare a nessun altro tra i moderni, con l'eccezione forse delle vite dei santi ebrei scritte da Martin Buber. Promana da queste pagine uno spirito così delicato, una tale grazia e profondità intellettuale che non se ne può parlare senza un sentimento di grande amore e riconoscenza». Per poi concludere: «Un'aria chiara e tersa spira intorno alle figure che egli descrive ... e aleggia un'atmosfera di purezza, come nelle opere dell'Alto Medioevo. Sono grato di aver potuto leggere questo libro prezioso, e grato ne parlo a coloro che vorranno accostarvisi».