JÜRGEN HABERMAS
NELLA SPIRALE TECNOCRATICA
Un'arringa per la solidarietà europea
Laterza, 30/4/2014
collana "Anticorpi"
Ecco il dilemma di oggi. Quando si ha paura di perdere posizioni sociali, di cadere nella povertà, di vedere minacciata la propria identità culturale, allora si cerca rifugio nell’appoggio familiare dell’appartenenza nazionale. Accade così anche in Europa, dove riprendono terreno vecchie spinte nazionalistiche e rinnovati euroscetticismi. Eppure sono proprio le stesse forze che mettono a dura prova la volontà di restare nell’unione – la volubilità dei mercati finanziari, i rischi bancari, la competitività su scala globale – ad accrescere la consapevolezza di quanto sia necessario, per sopravvivere, reagire con una capacità d’azione politica nuova, rafforzata, che guardi al di là dei particolarismi nazionali. A questo punto la ragione economica ci impone un’alternativa secca: intraprendere il percorso verso una reale unione politica oppure lasciar fallire l’euro e prendere congedo dall’agenda politica mondiale. Una prospettiva solidale è quindi imprescindibile, per prima da parte della Germania: politiche fiscali, di bilancio, economiche comuni, che puntino alla riduzione delle diseguaglianze strutturali, ad effetti redistributivi tra paesi membri, a una crescita di competitività di tutta l’eurozona. È un passo fondamentale che richiede legittimazione democratica da parte dei cittadini europei. Come rendere l’unione, da progetto soltanto tollerato, progetto attivamente condiviso dalle popolazioni nazionali? Come trasformarlo da esercizio d’élites a forma di cittadinanza? Che peso può avere in questo senso la solidarietà tra i cittadini europei come scelta politica?
NELLA SPIRALE TECNOCRATICA
Un'arringa per la solidarietà europea
Laterza, 30/4/2014
collana "Anticorpi"
Ecco il dilemma di oggi. Quando si ha paura di perdere posizioni sociali, di cadere nella povertà, di vedere minacciata la propria identità culturale, allora si cerca rifugio nell’appoggio familiare dell’appartenenza nazionale. Accade così anche in Europa, dove riprendono terreno vecchie spinte nazionalistiche e rinnovati euroscetticismi. Eppure sono proprio le stesse forze che mettono a dura prova la volontà di restare nell’unione – la volubilità dei mercati finanziari, i rischi bancari, la competitività su scala globale – ad accrescere la consapevolezza di quanto sia necessario, per sopravvivere, reagire con una capacità d’azione politica nuova, rafforzata, che guardi al di là dei particolarismi nazionali. A questo punto la ragione economica ci impone un’alternativa secca: intraprendere il percorso verso una reale unione politica oppure lasciar fallire l’euro e prendere congedo dall’agenda politica mondiale. Una prospettiva solidale è quindi imprescindibile, per prima da parte della Germania: politiche fiscali, di bilancio, economiche comuni, che puntino alla riduzione delle diseguaglianze strutturali, ad effetti redistributivi tra paesi membri, a una crescita di competitività di tutta l’eurozona. È un passo fondamentale che richiede legittimazione democratica da parte dei cittadini europei. Come rendere l’unione, da progetto soltanto tollerato, progetto attivamente condiviso dalle popolazioni nazionali? Come trasformarlo da esercizio d’élites a forma di cittadinanza? Che peso può avere in questo senso la solidarietà tra i cittadini europei come scelta politica?