VITTORIO ZECCHIN E GALILEO CHINI
a cura di Gabriella Belli, Silvio Fuso, Mariastella Margozzi, Matteo Piccolo
coordinamento scientifico Silvio Fuso
Ca’ Pesaro - Galleria Internazionale d’Arte Moderna
Santa Croce 2076 - Venezia
dal 31/3/2012 all'8/7/2012
Mostra coprodotta da Fondazione Musei Civici di Venezia, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma
In occasione del grande evento espositivo Gustav Klimt, nel segno di Hoffmann e della Secessione, che celebrerà in Italia il 150° anniversario dalla nascita di Gustav Klimt e che si terrà al Museo Correr, la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro presenterà una mostra dedicata all’influenza del grande pittore austriaco sull’arte italiana del primissimo Novecento, a culminare con quel 1910 in cui Klimt fu presente in una straordinaria sala alla Biennale di Venezia. L’esposizione di Ca’ Pesaro, dove proprio dal 1910 è possibile ammirare uno dei capolavori massimi di Klimt, la ben nota tela intitolata Giuditta II, acquistata a quella Biennale, sarà focalizzata sulla presentazione di due importanti cicli decorativi che molto furono influenzati dal passaggio veneziano del maestro austriaco alla Biennale del 1910: Mille e una notte di Vittorio Zecchin e La Primavera di Galileo Chini.
Le tele dell’artista muranese vennero realizzate nel 1914 per decorare la sala da pranzo del veneziano Hotel Terminus. Il ciclo, in seguito smembrato, è oggi considerato uno dei massimi capolavori del liberty a Venezia; sei tele delle dodici scene conosciute sono conservate proprio a Ca’ Pesaro e verranno esposte per l’occasione. Nello stesso anno Antonio Fradeletto commissionò a Galileo Chini la decorazione del Salone centrale del Palazzo dell’Esposizione della Biennale, destinato ad accogliere la mostra individuale di Ivan Meštrovic, oltre che dipinti di altri autori. Dopo aver aggiornato anche le linee architettoniche della sala, il maestro fiorentino dipinse i diciotto pannelli del ciclo, di cui egli stesso parla nel catalogo dell’esposizione: ”Ho cercato di suscitare e diffondere [...] un senso di pacata letizia, mediante una pittura decorativa che si fondesse in armonica semplicità e si equilibrasse con una architettura altrettanto parca”.
I pannelli che saranno presentati a Ca’ Pesaro provengono dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, che ne conserva il nucleo di maggiore rilievo. Grazie alla preziosa collaborazione del Museo di Valle Giulia e del Museo Boncompagni, sede deputata alla conservazione del ciclo, dove nel mese di settembre transiterà la mostra, si è resa possibile questa rilettura “capesarina” di un episodio di grande rilevanza per la storia dell’arte italiana del primo Novecento, all’ombra generatrice di idee e suggestioni del grande Gustav Klimt. Chini e Zecchin, pur notevolmente diversi per cultura, stile e fortuna critica, in questi due cicli coevi reagiscono simultaneamente allo stimolo prodotto dalle ventidue opere esposte da Klimt alla IX Biennale. E lo traducono entrambi in opere di grande impatto decorativo, destinate alla pubblica fruizione, pur se distinte dalla diversa natura della committenza: privata per Zecchin, eminentemente pubblica per Chini.
a cura di Gabriella Belli, Silvio Fuso, Mariastella Margozzi, Matteo Piccolo
coordinamento scientifico Silvio Fuso
Ca’ Pesaro - Galleria Internazionale d’Arte Moderna
Santa Croce 2076 - Venezia
dal 31/3/2012 all'8/7/2012
Mostra coprodotta da Fondazione Musei Civici di Venezia, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma
In occasione del grande evento espositivo Gustav Klimt, nel segno di Hoffmann e della Secessione, che celebrerà in Italia il 150° anniversario dalla nascita di Gustav Klimt e che si terrà al Museo Correr, la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro presenterà una mostra dedicata all’influenza del grande pittore austriaco sull’arte italiana del primissimo Novecento, a culminare con quel 1910 in cui Klimt fu presente in una straordinaria sala alla Biennale di Venezia. L’esposizione di Ca’ Pesaro, dove proprio dal 1910 è possibile ammirare uno dei capolavori massimi di Klimt, la ben nota tela intitolata Giuditta II, acquistata a quella Biennale, sarà focalizzata sulla presentazione di due importanti cicli decorativi che molto furono influenzati dal passaggio veneziano del maestro austriaco alla Biennale del 1910: Mille e una notte di Vittorio Zecchin e La Primavera di Galileo Chini.
Le tele dell’artista muranese vennero realizzate nel 1914 per decorare la sala da pranzo del veneziano Hotel Terminus. Il ciclo, in seguito smembrato, è oggi considerato uno dei massimi capolavori del liberty a Venezia; sei tele delle dodici scene conosciute sono conservate proprio a Ca’ Pesaro e verranno esposte per l’occasione. Nello stesso anno Antonio Fradeletto commissionò a Galileo Chini la decorazione del Salone centrale del Palazzo dell’Esposizione della Biennale, destinato ad accogliere la mostra individuale di Ivan Meštrovic, oltre che dipinti di altri autori. Dopo aver aggiornato anche le linee architettoniche della sala, il maestro fiorentino dipinse i diciotto pannelli del ciclo, di cui egli stesso parla nel catalogo dell’esposizione: ”Ho cercato di suscitare e diffondere [...] un senso di pacata letizia, mediante una pittura decorativa che si fondesse in armonica semplicità e si equilibrasse con una architettura altrettanto parca”.
I pannelli che saranno presentati a Ca’ Pesaro provengono dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, che ne conserva il nucleo di maggiore rilievo. Grazie alla preziosa collaborazione del Museo di Valle Giulia e del Museo Boncompagni, sede deputata alla conservazione del ciclo, dove nel mese di settembre transiterà la mostra, si è resa possibile questa rilettura “capesarina” di un episodio di grande rilevanza per la storia dell’arte italiana del primo Novecento, all’ombra generatrice di idee e suggestioni del grande Gustav Klimt. Chini e Zecchin, pur notevolmente diversi per cultura, stile e fortuna critica, in questi due cicli coevi reagiscono simultaneamente allo stimolo prodotto dalle ventidue opere esposte da Klimt alla IX Biennale. E lo traducono entrambi in opere di grande impatto decorativo, destinate alla pubblica fruizione, pur se distinte dalla diversa natura della committenza: privata per Zecchin, eminentemente pubblica per Chini.