PLAMEN DEJANOFF
FOUNDATION REQUIREMENTS
Pinksummer
Palazzo Ducale - Cortile Maggiore
Piazza Matteotti 28r - Genova
20/2/2015 - 20/4/2015
A proposito di Veliko Tărnovo e della Fondazione istituita da Plamen Dejanoff nella sua città natale, sulle pagine finanziarie, risalenti al 2005, 2006, di diversi quotidiani britannici, tra cui “The Telegraph”, “The Indipendent”, si legge che c’era molto fervore intorno al boom del mercato immobiliare bulgaro. Si scriveva di un incremento annuale costante del 6-7%, con picchi del 25%, o addirittura del 100% nella zona costiera. Una proprietà che in Inghilterra aveva una quotazione di 150.000 sterline, in Bulgaria si poteva acquistare per 11.000 sterline. A quel tempo il governo bulgaro aveva incentivato poi gli over 50 residenti all’estero, a ritornare in patria a spendere la pensione. La zona collinare di Veliko Tărnovo fu presa d’assalto dagli inglesi. Non ricordiamo se fu lo stesso sindaco dell’antica capitale o l’amministratore di una città limitrofa che affermò: “When the Brits arrive, services improve, infracstructure gets better, and jobs are created”. Intanto Veliko Tărnovo , già lodata da Le Coubusier, per l’organicità della sua architettura, era stata inserita dalla “Lonely Planet” tra le mete top ten dell’Europa dell’est, alla stregua di Praga, di Cracovia e della Transilvania. Sulla celebre guida si legge: “The evocative capital of medieval tsars, sublime Veliko Tărnovo ”.
Accade proprio nel 2006, quella che definimmo “la virata manifatturiera” del percorso di Plamen Dejanoff, in cui l’artista sembrò indicare il prodotto della manifattura, a mezza strada tra quello artigianale e l’oggetto massificato dell’industria trastificata, come l’ultima frontiera del lusso. Sia per il costo più basso del lavoro, che per l’abilità competitiva delle maestranze bulgare, con il progetto “Planet of Comparison”, Dejanoff spostò la sua produzione artistica nell’ Est. Fu allora o poco dopo, che decise di acquistare una serie di proprietà a Veliko Tărnovo e, a posteriori, in considerazione al “Kapitalischer iper/super Realismus” di matrice altamente performativa e riflessiva rispetto al trend economico, che connota l’opera di Dejanoff, ci siamo più volte domandate se non si trattasse di una speculazione immobiliare bella e buona, trapiantata, secondo le modalità dell’artista, nel terreno dell’arte per sentirsi veramente “a casa”.
Fu intorno al 2009 che Dejanoff decise di trasformare le proprietà in Veliko Tărnovo , istituendo una fondazione e iniziando a delinearne il contorno.
Intanto, come si legge su una pagina del 2012 del “Finantial Mirror”, nel 2009 la crisi che ha colpito i paesi dell’Eurozona, aveva bruscamente arrestato il rialzo del mercato immobiliare in Bulgaria.
La fondazione presentata da Dejanoff come uno spazio culturale pubblico, prevede la costruzione di una biblioteca, di un cinema, di uno spazio espositivo e di un laboratorio per la produzione artistica, oltre a una serie di appartamenti per residenze. Il progetto “The Bronze House” oltre a rappresentare un diagramma immaginifico e modulare della fondazione, costituisce un prezioso veicolo di marketing strategico, funzionale a raccogliere i fondi per la realizzazione della stessa. L’ambiente scultoreo della Bronze House è stato ideato per adattarsi a spazi, culture e paesaggi e per ampliarsi e trasformarsi, se non nell’essenza nell’apparenza, a ogni tappa espositiva in cui è stato presentato: Mumok, Vienna; Mac, Vienna; Hamburger Kunstverein, Amburgo; Mambo, Bologna; Frac Champagne – Ardenne.
Accanto alle repliche dei “fundamentals” dell’architettura locale bulgara, Plamen Dejanoff presenterà da Pinksummer una serie di covers di locandine di film, questa volta, internazionali, al cui titolo originale ha sostituito il suo nome.
FOUNDATION REQUIREMENTS
Pinksummer
Palazzo Ducale - Cortile Maggiore
Piazza Matteotti 28r - Genova
20/2/2015 - 20/4/2015
A proposito di Veliko Tărnovo e della Fondazione istituita da Plamen Dejanoff nella sua città natale, sulle pagine finanziarie, risalenti al 2005, 2006, di diversi quotidiani britannici, tra cui “The Telegraph”, “The Indipendent”, si legge che c’era molto fervore intorno al boom del mercato immobiliare bulgaro. Si scriveva di un incremento annuale costante del 6-7%, con picchi del 25%, o addirittura del 100% nella zona costiera. Una proprietà che in Inghilterra aveva una quotazione di 150.000 sterline, in Bulgaria si poteva acquistare per 11.000 sterline. A quel tempo il governo bulgaro aveva incentivato poi gli over 50 residenti all’estero, a ritornare in patria a spendere la pensione. La zona collinare di Veliko Tărnovo fu presa d’assalto dagli inglesi. Non ricordiamo se fu lo stesso sindaco dell’antica capitale o l’amministratore di una città limitrofa che affermò: “When the Brits arrive, services improve, infracstructure gets better, and jobs are created”. Intanto Veliko Tărnovo , già lodata da Le Coubusier, per l’organicità della sua architettura, era stata inserita dalla “Lonely Planet” tra le mete top ten dell’Europa dell’est, alla stregua di Praga, di Cracovia e della Transilvania. Sulla celebre guida si legge: “The evocative capital of medieval tsars, sublime Veliko Tărnovo ”.
Accade proprio nel 2006, quella che definimmo “la virata manifatturiera” del percorso di Plamen Dejanoff, in cui l’artista sembrò indicare il prodotto della manifattura, a mezza strada tra quello artigianale e l’oggetto massificato dell’industria trastificata, come l’ultima frontiera del lusso. Sia per il costo più basso del lavoro, che per l’abilità competitiva delle maestranze bulgare, con il progetto “Planet of Comparison”, Dejanoff spostò la sua produzione artistica nell’ Est. Fu allora o poco dopo, che decise di acquistare una serie di proprietà a Veliko Tărnovo e, a posteriori, in considerazione al “Kapitalischer iper/super Realismus” di matrice altamente performativa e riflessiva rispetto al trend economico, che connota l’opera di Dejanoff, ci siamo più volte domandate se non si trattasse di una speculazione immobiliare bella e buona, trapiantata, secondo le modalità dell’artista, nel terreno dell’arte per sentirsi veramente “a casa”.
Fu intorno al 2009 che Dejanoff decise di trasformare le proprietà in Veliko Tărnovo , istituendo una fondazione e iniziando a delinearne il contorno.
Intanto, come si legge su una pagina del 2012 del “Finantial Mirror”, nel 2009 la crisi che ha colpito i paesi dell’Eurozona, aveva bruscamente arrestato il rialzo del mercato immobiliare in Bulgaria.
La fondazione presentata da Dejanoff come uno spazio culturale pubblico, prevede la costruzione di una biblioteca, di un cinema, di uno spazio espositivo e di un laboratorio per la produzione artistica, oltre a una serie di appartamenti per residenze. Il progetto “The Bronze House” oltre a rappresentare un diagramma immaginifico e modulare della fondazione, costituisce un prezioso veicolo di marketing strategico, funzionale a raccogliere i fondi per la realizzazione della stessa. L’ambiente scultoreo della Bronze House è stato ideato per adattarsi a spazi, culture e paesaggi e per ampliarsi e trasformarsi, se non nell’essenza nell’apparenza, a ogni tappa espositiva in cui è stato presentato: Mumok, Vienna; Mac, Vienna; Hamburger Kunstverein, Amburgo; Mambo, Bologna; Frac Champagne – Ardenne.
Accanto alle repliche dei “fundamentals” dell’architettura locale bulgara, Plamen Dejanoff presenterà da Pinksummer una serie di covers di locandine di film, questa volta, internazionali, al cui titolo originale ha sostituito il suo nome.