lunedì 9 febbraio 2015

ALDO MONDINO - GAM TORINO




Surprise. Edizione 2015
a cura di Maria Teresa Roberto e Gregorio Mazzonis
ALDO MONDINO
GAM - Galleria d'Arte Moderna
via Magenta 31 - Torino
10 febbraio - 7 aprile

Martedì 10 febbraio inaugura alla GAM il primo appuntamento dell’edizione 2015 di Surprise, progetto espositivo che concentra l’attenzione su aspetti specifici del contesto artistico torinese tra gli anni Sessanta e Settanta.
A curare questo terzo ciclo di appuntamenti, che prosegue per tutto il 2015, sono Maria Teresa Roberto, docente di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Accademia Albertina di Torino e Gregorio Mazzonis, curatore GAM. Al progetto è dedicata la sala espositiva della GAM al secondo piano del museo. Al centro dell’attenzione sono poste di volta in volta opere, tracce di percorsi espositivi, progetti inediti, riferimenti a contesti extra-artistici; si tratta di frammenti eterogenei ma accomunati dal senso di stupore e meraviglia e di intensificazione delle energie vitali tipico di quegli anni.
Il protagonista del primo appuntamento è Aldo Mondino (Torino, 1938-2005) il quale, dopo il periodo trascorso a Parigi dal 1959 al 1960 dove frequenta l’Ecole du Louvre e i corsi di incisione di William Heyter, nel 1963 esordisce a Torino con una personale alla galleria Il Punto, allora diretta da Gian Enzo Sperone. Presenta in questa occasione i suoi nuovi lavori, le Tavole Anatomiche, metafore della società contemporanea descritta attraverso gli organi del corpo umano.
Sole e Immersore, entrambe realizzate nel 1967 e presentate nella mostra alla GAM, rappresentano un’esperienza anomala nell’ambito della sua produzione artistica, rivolta in questi anni al gioco e allo humour.
L’arrivo della Pop Art in Italia, che trovò in Gian Enzo Sperone uno dei più importanti promotori, e la sua consacrazione nella mostra alla Biennale veneziana del ’64, costituisce un precedente fondamentale per tutta la ricerca artistica degli anni a venire. Mondino si appropria anch’egli di alcune istanze quali il principio di sconfinamento dalla pittura ottenuto con l’utilizzo di materiali che circondano il nostro ambiente, in questo caso legno e lampadine a incandescenza.
Se Immersore si ricollega , come ha notato Riccardo Passoni, più alle istanze New Dada che sono discusse proprio in quegli anni, Sole traduce con i materiali delle insegne luminose un tema caro alla pittura di paesaggio come l’alba, sul quale tra l’altro si concentra la ricerca di uno dei maestri della Pop Art come Roy Lichtenstein negli anni tra 1963 e 1964: a lui Sperone dedica la mostra di apertura della sua galleria.
Le due opere hanno in comune, oltre ai materiali utilizzati, una misura fissa che guida la loro installazione alla parete, 160 centimetri da terra, segnalata dall’artista da una etichetta della galleria Stein sul verso di Immersore. Questa linea immaginaria, che attraversa in orizzontale l’opera, definisce il punto al di sotto del quale le lampadine devono rimanere spente e corrisponde sia alla misura teorizzata da Masaccio come altezza fissa dell’occhio umano sia al segno lasciato dalle acque dell’Arno su alcuni capolavori dell’arte fiorentina che impressionò a tal punto Mondino da spingerlo a realizzare tra la fine del ‘66 e il 1967 una serie di opere. Tra questi lavori vale la pena ricordare l’intervento alla mostra Con temp l’azione (gallerie Stein, Sperone e Il Punto, Torino 1967) durante la quale l’artista unisce le sedi della mostra tirando un filo rosso attraverso la città posto a 160 centimetri di altezza da terra.
Immersore proviene dalla collezione di Giulio Einaudi ed è stato acquisito per la GAM dalla Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris nel 1991.
Sole fu esposto nel giugno del 1968 alla Galleria Christian Stein a Torino e da allora fa parte della collezione Christian Stein.